Un sogno che torna
un timido riflesso d'opale
d'un passato che batte
e chiede alle mie tempie
nuova vita nella parola.
Eppure taccio e lascio
che emettano lemmi
in lingua arcana
i midolli dell'alterità.
Mi faccio pietra,
ove coricare il capo
e lasciare che il sogno
mi insegni il riparo all'ombra
di una scala angelica.
I cori li lascio a un credo
che poco mi appartiene.
Vengo da una storia di silenzio
e so bene che il canto,
se esce sgraziato
dalla mia ugula,
altro non è che imitazione
d'una melodia che qui si tacita.
O forse è coperta
di finta eccellenza
sull'ansia bambina
per non aver mai avuto
completa coscienza
dei miei passi zoppi
nel deserto sacro
delle origini.
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Testo - inedito 2023 -
di Sergio Daniele Donati
Parole con molta fascinazione le tue. Grazie.
RispondiEliminaGrazie di cuore
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