(Redazione) - "Un familiare straniamento" - a proposito della raccolta poetica "Pianure d'obbedienza" di Marina Minet (Teresa Anna Biccai) (Macabor ed., 2023) - nota di lettura di Sergio Daniele Donati
Raramente - ed è sempre stato un dono - mi sono ultimamente imbattuto in raccolte poetiche la cui lettura è stata capace di donarmi una sensazione di un paradossale e ossimorico familiare straniamento.
E questa preziosa sensazione, legata a doppio filo con una sacralità diffusa della parola dell'autore, quasi sempre mi porta ad un silenzio meditativo che lascia solo nello sfondo, e per lungo tempo, la necessità di dirne.
Ma, poiché credo nella funzione di eterodirezione della parola e, in fondo, credo che faccia parte dell'etica della parola non trattenere solo nel proprio foro interiore ciò che un dire smuove, superata la fase di decantazione, sento, quasi sempre, di fronte a raccolte di tal fatta, la spinta a scriverne, quasi a volermi mettere in dialogo a distanza con l'autore.
Non me ne voglia quindi Marina Minet, autrice della splendida raccolta Pianura d'obbedienza (Macabor ed., 2023), se ho atteso lunghi mesi prima di trovare - e se ci sia riuscito dovrete dirlo voi - parole adatte a descrivere un modo di essere poesia, ancor prima di scriverla.
La raccolta contiene già dal titolo una programmatica visione delle cose ché Pianura richiama senza dubbio l'idea di una semplicità - che nulla ha a che vedere con la facilità - di fondo per chi percorre, attraverso la parola dei veri e propri cammini nello Spirito e Obbedienza pare a chi scrive che non possa che essere riferito a quell'atto di resa che, sempre chi quei percorsi ha svolto, tributa a ciò che immensamente più grande di ogni lemma possibile.
Nulla a che vedere in questo con un'idea posticcia di parola come strumento meramente descrittivo.
Nella raccolta, infatti, palpita molto forte una sorta di anelito alla comprensione che tuttavia non è mai prima del dire ma, al contrario, si manifesta nel dire stesso.
È come se la poeta scoprisse, e ci permettesse di scoprire, la tangibilità dello spirito attraverso la parola che, quindi, nel suo caso più che descrittiva di un percorso diviene creatrice di quel medesimo percorso.
I richiami, anche filosofici, ad un tale approccio alla scrittura sono infiniti e non è questa la sede per svilupparli compiutamente.
Resta però, dopo la lettura, un odore forte di olii sacri, di sandalo e incensi, e un suono soffuso di una voce sottile di silenzio (il richiamo biblico è qui più che voluto) che manifesta sacralità nell'opera a più livelli.
Nella raccolta convergono istanze di cura e delicatezza dei tratti, evidentemente figlie certo di una consapevolezza antica nei confronti della scrittura, capaci di spostare lo sguardo del lettore su un altrove che è difficile non situare come molto prossimo ad un sé profondo.
Ogni composizione sembra dire a chi la legge " è così...proprio così" e chi la legge rimane appunto colpito dalla familiare e straniante sensazione di resa all'evidenza, di obbedienza, per l'appunto.
È allora che sorge la domanda primaria che dovrebbe porsi ogni lettore consapevole, quel "cosa costruirò con questo sacro mattone, domani o tra un istante?".
Certo, perché quelle che Marina Minet ci porge in dono sono argille sacre, tanto vicine a quelle di Edmond Jabès e Osip Ėmil'evič Mandel'štam per capacità comunicativa e potenza creativa.
Come nel caso dei due sommi maestri, la poeta ci porge attraverso il suo percorso un quesito battente sul nostro ruolo di lettori, perché, se è vero che la parola è sempre eterodiretta, allora sorge spontanea la domanda - del dominio etico - della responsabilità e dell'onere di cura di chi la riceve.
L'etica della parola è un telo di lino sacro che avvolge sia chi scrive che chi legge, in un legame che ha la stessa santità di quello matrimoniale, per i credi antichi.
E questo elemento di responsabilizzazione del lettore da parte di Marina Minet - non saprei dire quanto volontario, ma poco conta in questo contesto - è una delle cifre che io cerco sempre nella poesia che definisco, senza timore alcuno, altra e alta.
C'è una spinta forte verso un dire che non si limiti soltanto a lasciare temporanei effetti in chi lo coglie. Quella di Marina Minet, in altre parole è poesia seme.
Saprete innaffiarlo con la dovuta cura perché ne sorga - nella vostra interiorità - una forte pianta o lo lascerete seccare in terre aride?
Ecco la domanda, mai esplicitata della poeta: cosa farai tu, lettore, delle parole/argille che ti dono?
Io, nel lasciarvi un solo componimento in estratto, perché vi sia chiaro anche una nota di lettura altro non è che un invito a procedere, penso di avere una risposta da dare alla poeta.
Lo custodirò e farò crescere con la sapienza antica del contadino che conosce sia la necessità dello sforzo per dissodare la terra che la resa a una natura - può essere sempre benevola e donarci frutti o malevola e mandarci tempeste - a cui si deve dire sempre e solo uno spirituale: io ho fatto la mia parte, farai tu la tua?
E questa è la domanda, dal sapore e dall'odore tanto ebraico, che si pone ad una trascendenza che tende a nascondersi e a giocare a rimpiattino con i nostri desideri di elevazione.
Ad Astra - Marina Minet - Ad Astra.
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UNA SOLA POESIA DALLA RACCOLTA
"Frammenti"
A frammenti, padre mio
pensami a frammenti, quando il tempo spezzerà la luce
con la bava delle iene sul costato
e distante da quel luogo che facesti
cuore quieto e nutrimento
A frammenti, padre mio, cercami a frammenti
seminandomi la strada di radici
con tre croci sulla schiena
intrecciate a coerenze di germogli
A frammenti, padre mio, trovami a frammenti
come polvere vitale e sguardo vano
come canapa imbastita dal maltempo
come pioggia tramortita sopra il fango
A frammenti, prendimi a frammenti
come l'agnello addormentato acconto al lupo
come il giglio sotto il gelo di novembre
coi pensieri festeggiati dai sorrisi dei bambini
senza gioia né dolore
a frammenti, tutta amore
Per la Redazione de Le Parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Marina Minet, il cui vero nome è Teresa Anna Biccai, nasce a Sorso in Sardegna.
La sua scrittura rivolge un’attenzione particolare ai tormenti dell’esistenza e alle naturali inquietudini che segnano e contemporaneamente arricchiscono l’anima. Ha pubblicato le seguenti monografie poetiche: “Le frontiere dell’anima” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006), “Il pasto di legno” (Poetilandia, 2009) disponibile su Lulu, l’ e-book “So di mio padre, me” (Clepsydra Edizioni, 2010) scaricabile on line, “Onorano il castigo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2012), il racconto breve “Lo stile di Van Van Gogh” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014), le sillogi poetiche “Delle madri” (Edizioni L’Arca Felice 2015) e “Scritti d’inverno” (a cura del premio Città di Taranto, 2017).
Fra le altre pubblicazioni ricordiamo i romanzi collettivi al femminile “ESTemporanea” (Liberodiscrivere® edizioni, 2005) e “Malta Femmina” (Ed. Zona, 2009), il poemetto in prosa-poetica “Perdono in supplica d’impronta esangue in monologo d’augurio al pasto” (da Amantidi – Vittime, Magnum Edizioni, 2006).
Una sua fiaba per bambini è stata pubblicata nella raccolta antologica “A mezz’aria” (Liberodiscrivere® edizioni, 2006).
Il racconto-poema “Metamorfosi nascoste” è apparso nell’antologia “Unanimemente” a cura di Gabriella Gianfelici e Loretta Sebastianelli (Ed. Zona 2011).
Recentemente compare nell’Antologia di Poesia Femminile “Voci dell’aria” (Exosphere PoesiArtEventi Associazione Culturale, 2014), in “Teorema del corpo – Donne scrivono l’eros” curata da Dona Amati con la prefazione di Beppe Costa (Ed. FusibiliaLibri, 2014) e nella plaquette collettiva “Le trincee del grembo” (Associazione Culturale LucaniArt, 2014).
La raccolta "Pianure d'obbedienza" (Macabor editore., 2023), oggi oggetto di nota di lettura, è la sua ultima fatica letteraria.
Da anni si occupa, inoltre, di divulgare la sua passione per la poesia, attraverso l’ideazione e la realizzazione di interessanti “video poetry” che è possibile visionare su questo canale.
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N.d.R: Marina Minet (nome d'arte di Teresa Anna Biccai) è stata già ospite de Le Parole di Fedro con tre inediti che potrete leggere a questo link
C'è un afflato alto nella poesia di Marina Minet, un percorso esistenziale che si decanta nel dolore, una tensione mistica che si scioglie nel verso. La parola incarna una ricerca spirituale profonda.
RispondiEliminaRosaria Di Donato
Grazie davvero di cuore, Rosaria.
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