Lettere a una persona speciale - 71 - Aprile 2024 - "Un giullare"
Che poi lo sai. Mi basta chiudere gli occhi e dare spazio al senso che più mi parla o, forse, dar senso alla parola solo quando è figlia di un ascolto sovrano. Sono lento e lenta è la mia intuizione, se e quando si manifesta. E per farlo, lo sai bene, quel trillo che ogni tanto mi porta a pucciare piedini d'infante nel fresco fiume dell'Altrove, deve saper tagliare come forbice le dense coltri, le nebbie che mi offuscano il cervello. Che vuoi che sia il mio sforzo di lombrico per drizzare una schiena che non posseggo alla ricerca dell'idea della luce? Un canto? Un soffio? Un contatto fuggitivo con l'epitelio dell'amore? E che dire di questo mio — troppo mio — sentirmi indegno delle parole che mi abitano, incapace di null'altro che non sia un balbettio scomposto? O sì, mi prendo sempre in giro, e circumnavigo ogni giorno la circonferenza della mia seriosità crassa, per trovare un varco ove insinuare quell'ago che mi sgonfia l'ego. Il «gioco di pa