(Redazione) - Figuracce retoriche - 16 - Sineddoche e Metonimia
di Annalisa Mercurio
Voleva
chiederla in sposa, ma chiese solo la sua mano…
SINEDDOCHE: ETIMOLOGIA E SIGNIFICATO
Il termine sineddoche
deriva dal greco συνεκδοχή e
dal latino synecdŏche:
‘prendo insieme’
o ‘comprendere più cose insieme, ed è una figura
retorica di contenuto.
Abbiamo
una sineddoche quando andiamo a sostituire una parola con un’altra,
ovviamente non con un’altra
parola a caso, ma con una parola che avrà con la prima una relazione
che riguarda l’aspetto
quantitativo: una parte per il tutto (la mano per la donna chiesta in
sposa), il singolare per un plurale (lo
straniero per gli stranieri), il genere per la specie (l’animale
per tutte le specie animali), il numero determinato per un numero
indeterminato (mille baci per molti baci).
Angelo
Marchese spiega che “la
sineddoche può inoltre essere particolarizzante o generalizzante.
Quando
diciamo mortale invece di uomini, formiamo una sineddoche
generalizzante in quanto la soppressione parziale di semi (mortali
sono anche gli animali) estende il termine[…] La sineddoche
particolarizzante è del tipo vela per battello […]”
Lascio
che sia Bice Mortara Garavelli a spiegarci che: Ci sono dunque due
tipi di sineddoche. Nel primo, detto sineddoche generalizzante,
si nomina «il più per il meno»,
il concetto più ampio per indicare quello più
ristretto: il tutto per la parte («ieri il mio
nipotino ha voluto che gli leggessi Pinocchio»,
per: «qualche pagina di...»); il genere
per la specie […] Il secondo tipo è l’inverso del
primo. È la sineddoche particolarizzante. Si nomina:
la parte per indicare il tutto («Così
cominciò anche il mio silenzio. Con quelle orribili
facce io non scambiavo parola mai; e non avevo bisogno
di nulla», Merini 1986, p. 17); la specie per il
genere («Dacci oggi il nostro pane
quotidiano»); […] Un appunto finale: Calepino
(il nome di Ambrogio dei conti di Calepio, autore del primo
dizionario latino per le scuole nel 1502) […] è una
sineddoche (della specie per il genere) quando sta a significare un
qualsiasi vocabolario. Con ulteriori estensioni sineddochiche si
denomina calepino un grosso volume, un registro o anche
un taccuino.
Nel
linguaggio comune
la sineddoche è molto utilizzata: quando per esempio diciamo
sono un comune mortale, usiamo il genere
(mortale) per la specie (uomo); oppure, dicendo
ho molte bocche da sfamare, usiamo una
parte per il tutto, cioè usiamo il termine bocca per intendere la
persona tutta intera. Possiamo dire quindi che anche l’iponimia
e l’iperonimia (che paroloni!) cioè quando usiamo un termine
di significato più ridotto per quello più ampio e viceversa, sono
delle sineddoche: insalata per radicchio, fiore per margherita,
macchina per automobile.
Il
tutto per la parte
Ho
una borsa di coccodrillo (tranquillizzo gli animalisti, a
casa mia gli animali pelosi e non, sono tutti vivi), ma in questo
caso abbiamo il tutto (coccodrillo) che si usa per indicare la parte
(pelle di coccodrillo), lo stesso vale per l’ermellino
se intendiamo una pelliccia di ermellino oppure, se
diciamo che hanno un tetto sulla testa non intendiamo
che hanno dei copricapo bizzarri e ingombranti, ma, semplicemente,
che hanno una casa.
La
parte per il tutto
Mi
mise un diamante al dito (magari!) Qui, il nome della pietra
preziosa (diamante) viene utilizzato per indicare il nome
dell’oggetto intero (anello con diamante).
Il
genere per la specie o la specie per il genere
Il
felino si acciambellò sulle sue gambe.
Quasi
certamente si intende un gatto. È difficile che in braccio si
acciambelli una tigre o un leone.
Il
plurale per il singolare e viceversa
L’italiano
è molto sportivo per
dire gli italiani sono molto
sportivi,
È
sbarcato lo straniero per sono
sbarcati gli stranieri
L’ultimo
cellulare della Samsung per
dire tutti
i cellulari Samsung appartenenti all’ultimo modello
Il
numero determinato per l’indeterminato
Mille
baci per dire tanti baci
Uno specifico per un generico
Un
iPad per un tablet
qualunque
In
letteratura, come nel gergo quotidiano ci sono moltissimi casi di
sineddoche, da Omero a Montale, da Dante a Pascoli, ve ne mostrerò
qualcuno suddividendoli per tipo:
La
parte per il tutto
Degli
Achivi era Crise alle veloci
prore venuto
a riscattar la figlia
Omero
Iliade
(prore
per flotta)
E
quando la fatal prora d’Enea
per
tanto mar la foce tua cercò
Giosuè
Carducci,
Agli
amici della Valle Tiberina
(prora per
nave. Avrà
copiato da Omero?)
E
se da lunge i
miei tetti saluto
Ugo Foscolo, In
morte del fratello Giovanni (tetti
per case)
le
sole vere pupille,
sebbene tanto offuscate,
erano
le tue
Eugenio Montale, Ho
sceso dandoti il braccio
(pupille per
occhi)
Ed
ecco il debil
fianco…"
Giuseppe
Parini La
caduta (fianco per
corpo)
Il tutto per la parte
Sotto
l’ali dormono i nidi,
come
gli occhi sotto le ciglia
Giovanni
Pascoli
Il
gelsomino notturno (nidi per
uccellini)
Il genere per la specie e la specie per il genere
O animal grazioso
e benigno
Dante, Inferno
(animal per
persona)
le
nubi estive e i zeffiri
sereni
Ugo
Foscolo, Alla
sera
zeffiri per
venti
Singolare
per plurale e plurale per singolare
l’inclito verso di
colui che l’acqu
Ugo
Foscolo, A
Zacinto (verso per
versi)
O
sacrosante Vergini, se fami,
freddi o
vigilie mai per voi soffersi,
cagion
mi sprona ch’io mercé vi chiami
Dante, Purgatorio
(fami per
fame e freddi per
freddo)
L’Arabo,
il Parto,
il Siro
in
suo sermon l’udì
Alessandro
Manzoni, Pentecoste
(L’Arabo,
il Parto,
il Siro sta
per gli Arabi, i Parti, i Siri)
Determinato per indeterminato
la
voglia, e la ragion combattut'hanno sette,
e
sett'anni,
e vincerà il migliore
Francesco
Petrarca, Le
Rime
(sette e sett’anni per
molti anni)
METONIMIA
La
parola metonimia deriva
dal greco ed è composta da μετά,
che significa tramite,
attraverso e ὄνομα: nome.
Anche in questo caso si utilizza un nome per indicarne un altro. È
una figura retorica simile alla sineddoche ma tra le due vi è una
sostanziale differenza: in caso di sineddoche abbiamo tra i termini
un rapporto di quantità, mentre, in caso di
metonimia abbiamo una relazione qualitativa.
Nella
metonimia infatti, possiamo indicare l’autore per l’opera da lui
prodotta, il contenente per il contenuto.
Questa
figura retorica
è molto utilizzata
sia in poesia che in prosa.
La metonimia si
basa quindi sul rapporto tra due termini, rapporto che può essere di
causa effetto, oppure del contenente per il contenuto, o del
materiale per l'oggetto, l'autore per l'opera (“amo
leggere Kafka” per dire che amo
leggerne i romanzi e i racconti).
L'effetto per la causa
("è diventato
rosso" è
imbarazzato), la
causa per l'effetto
(“sentire il mare”
sentire il rumore del mare), il
concreto per l’astratto (“ascoltare
il proprio cuore”
ascoltare i propri sentimenti), l’astratto per il concreto (“la
gioventù mi fa tenerezza”
i giovani mi fanno tenerezza).
Il
concreto per l'astratto:
"ascoltare il proprio cuore"
(ascoltare i propri sentimenti), e ancora altri: la sede invece
dell’istituzione (“la scuola”
al posto di coloro che insegnano)
Potremmo
ora, per ragionare con calma su queste figure retoriche, berci una
bottiglia. Scherzavo, per prima cosa dopo una bottiglia non sarei
abbastanza lucida per ragionare, e questo voleva essere un altro
esempio di metonimia. Ho infatti usato il nome
del contenitore per indicare il contenuto:
col bere una bottiglia
intendevo il vino contenuto nella bottiglia. Questo modo di dire è
talmente in uso che son certa nessuno di voi abbia pensato volessi
ingerire un contenitore di vetro.
Vediamo
altri esempi:
causa/effetto
guadagnarsi
da vivere col sudore della fronte
guadagnarsi
da vivere con il lavoro (causa)
che comporta fatica e quindi sudore (effetto);
materia/oggetto
i
sacri bronzi (materia)
le
campane (oggetto)
produttore/prodotto
indossare
un Valentino
indossare
un vestito disegnato dallo stilista Valentino
provenienza/prodotto
bere
un Chianti = bere un vino
prodotto nel Chianti
luogo/abitanti
Bari
è una città chiassosa
gli
abitanti della città di Bari sono chiassosi.
autore/opera
leggere
Dante
leggere
un’opera di Dante
ascolto
Mozart
ascolto
la musica di Mozart
Ho
un Klimt (magari!)
Ho un dipinto di Klimt
mezzo/persona
è
una buona penna
è
un bravo scrittore.
Non
possiamo privarci di qualche esempio letterario:
Tutta
vestita a festa
la gioventù del
loco
lascia
le case, e per le vie si spande
Giacomo
Leopardi, Il
passero solitario
astratto/concreto:
Leopardi usa il termine gioventù (astratto)
per giovani (concreto)
ne
l'orecchie mi percosse un duolo
Dante, Inferno
Poteva
Dante udire il dolore? Certo che no, ma poteva udire i lamenti
causati dal dolore provato dai dannati (dolore - causa, lamento -
effetto del dolore).
ma
per le vie del borgo
dal
ribollir de’ tini
va
l’aspro odor de i vinil’anime
a rallegrar
Giosuè
Carducci, San
Martino
Ecco
che torna il vino per la metonimia contenuto/contenitore,
ovviamente non erano i tini (contenitori) a ribollire, ma il mosto
(contenuto) in fermentazione.
I
seguenti due esempi presentano entrambi una doppia metonimia la prima
si basa sia su materia/oggetto
che su effetto/causa, la
seconda su
luogo/persone e
astratto/concreto:
Talor
lasciando le sudate carte
Giacomo
Leopardi, A
Silvia
Qui,
il vocabolo carte (materia)
sostituisce i libri (oggetto),
inoltre, sudate carte
indica la fatica provata dal poeta per comporre l’opera:
sudore(effetto)
fatica
(causa).
"…Oh,
il Sud è
stanco di trascinare morti
in
riva alle paludi di malaria,
è
stanco di solitudine, stanco di catene, …"
Salvatore
Quasimodo Lamento
per il sud
Anche
in questo caso due metonimie:
il Sud
si riferisce ai suoi abitanti
e il termine catene indica
il concetto astratto della prigionia.
Ed ora, ahimè è
giunta l’ora della figuraccia. Oggi vi propongo un gioco: quante
sineddoche e metonimie ho nascosto in questo breve racconto?
"Lo
studio è per Giulio la stanza della quiete. Le cose non si stanno
mettendo affatto bene. È benestante, ha un gran bel tetto sulla
testa e un’azienda che fino a ora non ha mai destato
preoccupazione. Da qualche tempo, però, non ne va bene una; sente il
fiato degli operai sul collo, che loro hanno bocche da sfamare. Le
ultime notizie sulla sua salute sono preoccupanti, eppure tutto si fa
piccolo davanti alla domanda che tutti da poche ore ci stiamo
ponendo: “per quanti anni, minuti, miseri istanti saremo ancora
sulla faccia della terra?”
Data
la situazione poco rosea ha ripreso a fumare due pacchi al giorno.
Continua a fissare il Rolex, l’ospedale non ha ancora chiamato e
continua a chiedersi di cosa morirà, se di malattia, o per la fine
del mondo.
Bach inonda la stanza, l’Aria sulla quarta corda ha
su di lui un potere calmante, alza il volume tanto da far tremare i
vetri.
Sta aspettando sua moglie da un paio d’ore. Si avvicina alla
finestra come d’abitudine per controllare se Elena ha parcheggiato
la BMW in cortile.
Da
ragazzo la scuola gli ha insegnato a non fermarsi al primo pensiero
e questo, al momento, non è un bene. La sua mente è un vortice
impazzito, potrebbe mettere tutto su carta; un tempo era una penna
promettente, ora è solo confuso, impaurito, stanco.
Tra
un pensiero e l’altro gli torna in mente il diamante che avrebbe
voluto regalare a Natale alla donna della sua vita.
Sarebbe stato il
caso di comprarlo prima, o potrebbe ordinarlo ora dato che, ora, per
sempre può essere incredibilmente breve.
Lo
schermo continua a mandare le immagini mute del TG24, la Casa Bianca
sta per decidere se farci continuare a vivere da comuni mortali con
condanne differenziate, o accomunarci nella tragedia finale: una
guerra rapida e una morte assurda.
Giulio
ha sempre visto Parigi come la città dello straniero in cui le
lingue continuano a mescolarsi ovunque: nelle strade, nei negozi, sul
metrò, fino a spogliare la parola straniero da ogni significato.
Mai
come ora siamo tutti solo comuni mortali.
Beve
un bicchiere, poi due. Non è il momento di essere lucido. Cerca le
lenti sulla scrivania mentre il felino fa le fusa sulla poltrona, ci
sono troppe carte, ci sono carte ovunque.
Il
cellulare squilla un solo istante, il segnale tv scompare, Elena apre
la porta.
Poi
il nulla."
(Annalisa Mercurio)
Commenti
Posta un commento