di Maria Consiglia Alvino Il tempo: misera misura della vita umana, sabbia fuggevole, indistinta, mai attingibile. Come possiamo abitarlo è domanda antica e irrisolta, quasi ossessiva nelle liriche di Kostantinos Kavafis Il poeta greco di Alessandria . La poesia di Kavafis è, infatti, percorsa continuamente da una tensione oppositiva, vecchiaia-giovinezza, da cui si dipanano altre produttive e felici ispirazioni: piacere, inteso come puro eros, e sofferenza, luce e ombra, ricordo e dimenticanza, vita e morte. Il tempo non è indagato quale sostanza metafisica, ma quale oggetto umanamente percepibile solo nel suo sentimento, come malinconia e nostalgia, o, specialmente in riferimento alla storia antica, come memoria. In tal senso, la ricerca dell’istante perduto, in cui si condensa il significato di ogni vita, giustifica, peraltro, l’interesse per i personaggi e le vicende più minute della storia greca, in particolar modo di quella alessandrina e bizantina, e per i vinti, i tra