Due poeti allo specchio (Mirjana Zarifović e Sergio Daniele Donati)
Qui, sui lauri, vedi il miracolo staccarsi dall’addio, nessun altro azzurro che conti la rosa,
a gloria d’oblio, indugiando, alle dita un vetro, una libellula mette – consola, sovverte, in altra tintura, dissi, ardesse
– così vive in noi l’enigma, rispose alto, che Michele è il Re del mondo, il primo grido di Dio all’imbrunire, le sette lucerne…
predisse di restare.
E batte, batte l’ala e non sgretola, scurissimo pianto di vetro la lacrima, tu la metti sulle labbra come un soffio che si ama se esiste, se non esiste ugualmente torna l’anima, lievissima contea che vela e frangia aurea vidi camminare poco fa, poco fa mi venne incontro tra le vigne, fosca di giade e mia,
cento angeli di morte, disse, cento angeli d’amore.
E veglia, sul mondo intero veglia un canto, di bocca in bocca pollini di zafferano e tutto un decoro lungo, per lungo il fianco impollinando, questo è il suo nome, agli stigmi lo sussurra
come tu reggevi un madrigale alto,
per quella seta che taglia il mondo, che tardo, tardo è il giorno,
che qui un cobalto preso dall’occhio ignoto ora guarda, e non sa e così va bene, sta dietro la croce, dietro la palma.
Mirjana Zarifović - Inedito 4/5/2024
Troppe volte ho cercato di seguire
del vento il ritmo,
e di tradure in parola
la sensazione liscia
di uno zefiro sul viso.
furono quelli gli istanti in cui quel mito
che non mi appartiene per sangue
mi parlava con idiomi da me conosciuti.
Mi dissi Odisseo, David e figlio
del baffo di Nietzsche
per non dire al mondo del mio nome,
sempre incagliato tra gli stenti
di una balbuzie divina
e il fuoco fatuo
di una fama mai cercata.
In alto, in cielo, il falco tagliava
la falsa unità del creato in Tangram
non ricomponibili eppure
io cantavo; il canto lento della resa,
la diluizione del Mito
in un mondo che declina
e ora vado, vado lontano,
immerso nelle striature pastello
di un tramonto che forse
racconta delle nozze sacre
tra silenzio e parola.
È l'ora in cui l'indaco fa l'amore
col mistero della trasformazione
e il segno monofonico dell'assiolo
sulla tela nero stellata
evoca memorie precedenti
al nostro conto della Storia.
È l'ora in cui io vado
portandomi nei lobi
il suono sacro delle tue parole.
Sergio Daniele Donati - Inedito 7/5/2024
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