(Redazione) - Muto canto - 11 - Lì dove le immagini trasmutarono Visione - Imago Dantis di Maurizio Coglia, in arte Kollias - Ascoltare l'immagine (testo di Anna Rita Merico)
di Anna Rita Merico
Sensazioni suscitate dal ciclo d’immagini titolato Imago Dantis, un progetto illustrativo sulla Divina Commedia a mezzo di collage digitali di Maurizio Coglia | KOLLIAS.
Parte Prima | INFERNO
Imago Dantis | Inferno | Copertina |
Viaggi nel dentro radicale dell’anima. Ascoltare l’Immagine.
Ci sono viaggi che attraversano la storia dell’Umanità.
Sono viaggi che narrano, in visione poetica, gli inciampi e le risalite dell’andare attraversando i labirinti della Vita. Viaggi universali che riattivano la narrazione della fondazione dei processi e dei percorsi di umanizzazione.
Sono Viaggi in cui si incontra il filo che separa dall’animalità, dalla materia e dai bui ad essi consustanziali.
Sono Viaggi in cui il dolore, l’ascensione, l’uscita, il ritrovar-Si segnano l’iniziazione dell’attraversamento della Morte e la vittoria su di Lei. Dante agisce ciò attraverso parola poetica.
Sono Viaggi alchemici impastati di simbolismi e alfabeti individuali.
Sono Viaggi in cui il mistero si riscrive. Viaggi in cui si annodano gli opposti di ogni topologia possibile.
Ne sa di essi l’Umanità intera attraverso (per restare nel Mediterraneo) Omero, Dante, Cervantes; ne sa di essi il Novecento intero attraverso le riscritture che ne sono state fatte per intima necessità di spirito del tempo. Riscritture di Viaggi archetipici come per Joyce o di zone, latitudini e cartografie come per Horcinus Orca o per Moby Dick.
Ogni Viaggio chiede libagione adatta da servire all’anima in un ade che è passaggio di ricerca di sé e sguardo puntato nel rostro della bestia; rostro affondato al centro della pulsante giugulare di chi scrive dall’interno del Viaggio.
La scrittura non gronda mai anemie. La Visione non lesina mai forme.
Maurizio Coglia, in arte Kollias, s’imbratta gli occhi di potenti visioni, sospende il ritmo del respiro ri-affondando-si nelle gamme umane del dolore, dell’angoscia, della paura, dello sprofondo, dell’agghiacciamento panico e, come fosse in una bottega rinascimentale, s’immerge in lacche, polveri preziose, colle che, nelle sue mani e nei suoi occhi si trasmutano in immagini mutanti al cospetto di una sedimentazione armonizzante che ne fa collage digitale. Una wunderkammer d’intenti va ad appollaiarsi nel cuore di un’ossessione visiva, lucida. Un’ossessione dai denti aguzzi che sbrana per essere e dirsi.
Dante: Viaggio nel dentro di un Utero Cosmico dal quale tornare.
Ascoltare l’immagine. La clessidra lascia ruotare la propria topologia. Cos’è alle spalle? La follia? È questa la dimensione del Viaggio per eccellenza: il Labirinto in cui ogni azzardo della ragione e ogni caos del marasma s’accostano fusionalmente nella perdita di confine sacro.
Un lavoro di digital art capace di immergere nel pieno dei passaggi danteschi riportandoli in un oltre che è quel di più sferzante della contemporaneità. L’Inferno dantesco, nel lavoro visivo di Kollias, si attualizza connotandosi come Macchina per eccellenza. Macchina al servizio dell’espulsione e punizione del Male. Macchina di bolge immobili contrapposte alla rotazione perfetta delle edeniche sfere. Macchina etica per antonomasia. Macchina in cui alita potente un piede d’aria nel vortice del Buio da attraversare.
Imago Dantis | Inferno | Canto XVIII | bolge postindustriali |
Collezionare, aggiungere, sommare, empire, vedere, comporre, attraversare, accostare, disfare.
Scorre la putredine del peccato nei fiumi-vena dell’Inferno. Acherontiche melme del trasporto che Kollias traghetta nei neri lucori di grumi infuocati. S’incendia lo spirito e sfiata l’alito caldo della follia del male sino a giungere ai geli tumefatti di livide carni.
Riflettere sullo studio visivo di Maurizio Coglia significa immergersi nell’onda di una profonda conoscenza dell’iconografia che, nel corso dei secoli, ha chiosato il Viaggio del Maestro. Quello che si avverte, camminando tra le Sue immagini, è la densità di passaggi legati a forme inedite di rappresentazione dell’universo dantesco. Kollias lascia emergere l’epifania dell’apparizione del confine dei corpi dannati avvoltolati nell’odio e nella rabbia. Corpi talvolta possenti, sempre ammassati oppure ridotti al nulla di una stravolta impotenza estrema. Corpi allampati dalla tenue luce dell’Ombra sempre incipiente.
L’Autore trasforma la perdita di materia dei corpi in incistamenti posti in una materia altra: chi parla è la matericità del peccato, la matericità dolorante della perdita di sé, della cecità, della ferita cosmica.
Imago Dantis | Inferno | Canto XXIX | il sangue contaminato degli alchimisti |
Uno studio iconografico che tiene sospesi e connette a vibrazioni profonde del sentire. È uno sprofondare-riemergere capace di toccare le intime corde dell’anima obbligandola a sentire un tonfo nei sensi d’ogni pensabile e possibile raffigurazione dell’umana condizione. Le Visioni esplodono in una dimensione di nero caravaggesco attraverso gli accesi di cromatici lucori. Sono essi ad attraversare l’essenzialità dei corpi abitati dal nulla di opache trasparenze.
Visivamente interessanti i salti di quota che punteggiano la struttura della macchina infernale. Sono i salti che fermano le aperture nei baratri della discesa. Immoti vuoti in cui l’Umanità perde la processualità del proprio divenire ed aggancia il nulla dell’Essere. Qui, nell’andare di Kollias, i vuoti si trasformano in lastre di significato. Compaiono paesaggi che evocano e rimandano a forme contemporanee come città o allusioni ad archeologie della realtà industriale.
Tornare sul Viaggio di Dante in un’epoca che ha cantato la morte di Dio è intento che richiede la nascita di un nuovo utilizzo dei significanti e una diversa evocazione dei rimandi della densa parola dantesca. Kollias insiste nella pausa che racconta la sospensione del viaggio evolutivo imbozzolando il visibile in silenzi tumefatti e siderali.
Colpisce, dunque, la resa del paesaggio infernale dantesco. Un paesaggio colmo di orizzontalità e di affondi. Manca volutamente, nei Canti di Kollias, la linea mediana della prospettiva, tutto è schiacciato dall’attimo presente del passaggio del Sommo e de lo Duca tra le Anime. Un passaggio che s’appresta al vicino o s’incunea in volo d’aquila sul tutto della Bolgia. L’immagine coglie un presente che irrora l’immoto dell’assenza dello scorrere del tempo, è sospensione dell’eternità che avvolge.
Un’iride apre la Cantica. Iride o bocca intestinale cigliata?
Chiude “Lucifero: gravitazione del sistema Inferno…” così Kollias nella nota di lettura dell’Immagine. Ogni Immagine-Canto è accompagnata da una nota capace di condurre l’occhio all’udito e viceversa. La compartecipazione al lavoro di Maurizio Coglia traghetta all’interno di un’esperienza sensoriale da vivere nell’affondo dello studio immaginifico su Dante.
È un hortus conclusus immobile che urla la propria dissoluzione di speranza. Un hortus conclusus capace di incatenarci al cuore profondo della contemporaneità, nel limite di una nuova frontiera dell’infinito: l’immagine di un universo virtuale che sfonda ed incontra l’universo di un cosmico sentire. Di ciò Kollias tratteggia attualizzazioni ed inedite visioni tenendoci nel sospeso del pensiero, nell’affondo d’una Visione che canta la propria contemporaneità.
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NOTE BIOGRAFICHE SULL'ILLUSTRATORE
Maurizio Coglia è originario di Martano (LE). Si laurea in architettura a Napoli nel 1990 dove persegue una lunga formazione professionale nel campo della conservazione di edifici storici. Nel 2000 si trasferisce a Dublino e dal 2010 vive a Londra dove continua a lavorare su dimore iconiche del patrimonio storico-architettonico inglese.
Nel frattempo, la sua personale passione e studio per l'illustrazione dantesca lo ha portato a collezionare un'ampia raccolta iconografica sulla Commedia. Dallo studio visivo degli illustratori ha prima ideato il ciclo d’immagini relativo all'Inferno, esposte al pubblico con una personale al Palazzo Ducale di Martano (Lecce) nel luglio 2022.
Nel marzo 2024 ha completato il lavoro sul Purgatorio presentato con una nuova mostra al Centro Culturale Santi Medici di Martano. Recentemente l’autore ha intrapreso la sfida illustrativa sul Paradiso.
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