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Visualizzazione dei post da giugno, 2024

Salmo #2

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    יוממ יצוה יהוה חסדו ובלילה שירו עמי תפלה לאל חיי Di giorno D.o comanda la sua bontà e di notte il suo canto è con me una preghiera a D.o della mia vita (Tehillim - Salmi: 62,9) _____ ומי שלא יכול להקשיב  בלילה לשיר הדממה הזה   יסתכל על העלה זמן רב  כי יופי עדין שוכן בקטנות  של כל יצירה E colui che non può ascoltare la notte quel canto di silenzio osserverà la foglia a lungo perché nella piccolezza dimora la delicata bellezza di ogni creazione. _________ Testo - inedito 2024 - e traduzione dall'ebraico di Sergio Daniele Donati 

Canto #2

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Foto dal web Canto una storia di sabbie ocra e il passo lento del pastore. Là, sai, lo sguardo è nel vento e la spirale del silenzio chiama parole dell'Antico . Canto la stasi e la postura, l'attesa del guardiano bianco e un cielo di stelle immobili. Ne canto morte e rinascita e perdo nel verso d'un falco memoria della mia spada. Canto di un vagito lontano, la promessa di essere figlio della sacra e altera balbuzie, L'eterno ritorno alla lingua dalla prima lettera muta, creatrice di ogni respiro. La parola che canto sente il richiamo al deserto e al pozzo, e per quelle sabbie io canto. Foto dal web

Salmo

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  Dimmelo tu perchè in quella nota tenuta all'infinto, immobile e lenta, paiano danzare scintille. E spore di muta intelligenza vegetale abbiano proprio là dato progenie. Tu mi parli della luce che avvolge in eterno il creato, e io ora tremo. Mi pare di udire la voce bianca che le diede origine e vita eterna. Tra le anse delle mie ansie quel canto mai tace e la notte è il tempo blu della memoria di grigie cadute e di immeritate resurrezioni. _________ Foto e testo - inedito 2024 - di Sergio Daniele Donati

Tre poesie inedite di Barbara Rabita - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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        Barbara Rabita è poeta milanese di lunga esperienza poetica, capace di un approccio alla scrittura che si sa situare tra il simbolico e il descrittivo/rielaborativo dell'esperienza quotidiana.  Le sue linee poetiche, mai prive nel fondo di una seria e celata ironia, sono sempre del tutto particolari e, in un certo senso, sorprendenti. Oggi abbiamo il piacere, e l'onore, di poter pubblicare tre suoi inediti, tra loro diversi per struttura e tematiche, che rendono davvero bene l'idea poetica dell'autrice.   La prima, "Acciaierie Ovako e Imatra" , è una poesia che si struttura attorno alla rielaborazione pre-simbolica di immagini di un luogo capace di riportare a galla nella poeta - e sicuramente anche nel lettore, che pure quei siti non ha mai visitato - il legame tra luoghi fisici percorsi e paesaggio interiore.  Siamo di fronte a una densa scrittura di continuo scambio, quasi fosse una danza, tra esterno ed interno , quasi la poeta volesse trasmett

(Redazione) - Dissolvenze - 32 - Sangue

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  di Arianna Bonino   “ Sto seduto nel salone di una nave, di fronte ad un tipo strano. Un momento: non sono troppo sicuro che si tratti del salone d'una nave. I mobili, il mare fori dei finestrini me lo fanno pensare, ma potrebbe anche trattarsi di un luogo molto più ordinario. No, è proprio il salone d'una nave, altrimenti non potrebbe esserci questo rullio. Non sono l'amico Mokutaro Kinoshita e perciò non so dire di quanti gradi sia l'inclinazione, ma che si rulli non v'è dubbio. Del resto, basterebbe guardare l'orizzonte che s'alza e s'abbassa fuori dal finestrino. Il cielo è nuvoloso, il mare s'estende a perdita d'occhio nel suo indefinito verdeazzurro, e là dove s'incontra con le nubi cineree fa apparire l'ovale dell'oblò tagliato in archi diversi. Ciò che scorgo laggiù, d'uno stesso colore del cielo, devono essere i gabbiani. Lo strano tipo che mi sta di fronte con potenti lenti sulla punta del naso, appare enormemente ann

Afonia sacra

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L'afonia sacra delle cose prima che vengano narrate.     Sorge una parola profuga     dal muto crinale, e tu taci.   Resto privo di desiderio, e in questo silenzio di cardo non esiste più altro se non il ricordo blu di un bambino che non ebbe mai in dono infanzia. ______ Testo - inedito 2024 - e foto di Sergio Daniele Donati

Sei poesie di Gualberto Alvino con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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      È sempre più raro riscontrare in poesia un incontro, che  dovrebbe invece essere felice, tra pensiero, simbolo e riflessione sull'esistenza. Questo può avvenire soltanto quando la scrittura poetica è accompagnata da una tensione alla conoscenza che non si privi di afflati filosofici e tendenze al ripiegamento positivo della parola su un questionamento che riguarda la sua stessa radice, funzione ed esistenza.  È sicuramente questo il caso della poetica di Gualberto Alvino in cui anche l'elemento meramente decrittivo - in senso più che positivo - degli esordi di alcune poesie è portatore di un altro fecondo.  Oggi abbiamo l'onore di presentarvi sei poesie del Poeta che a mio avviso hanno capacità di segnare tratti del tutto peculiari. Facenti parte, come si diceva delle  raccolte R[h]ethorica novissima - Il ramo e la foglia Edizioni, 2021 , e Sala da musica. Trenta lezioni di poesia amorosa -  Il Convivio, 2022 , le poesie che oggi presentiamo si caratterizzano per

(Redazione) - Fisiologia dei significati in poesia - 02 - L’ A-posteriori del significato

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    Di Giansalvo Pio Fortunato   Si sottolineava, nel precedente articolo, quanto fosse necessaria la presenza di un percorso di uniformità e di resa comunitaria nella denotazione specifica di ogni parola. Denotare una parola , infatti, significa – non a caso si usa questo verbo – significarla , in un processo complessivo: se infatti significare implica l’emergere di un riferito concettuale , denotare ne esplicita l’ individuazione , quindi delibera il riferimento ad un individuo (leggi come quid generico) e ad un individuo che resta costante. Questo implica, chiaramente, che la denotazione ed il significato rappresentano, sommate, l’interezza dell’ontologia della parola. Ogni parola, quindi, ha un suo riferito concettuale, che la rende parola perché ogni parola non può che essere concettuale (vedi come significato – quindi come deittico semantico specifico -) , ed un’alterità, ontologicamente altra, a cui fare riferimento. Questo che cosa significa? Significa che ci troviamo dinan

A proposito de "L'agguato della tenerezza" (BesaMuci, 2023) di Alessandro Cannavale - estratto e nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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La tenerezza , così come la delicatezza, concetto ad essa limitrofo, sta sempre al centro delle cose. Tenerezza e delicatezza non sono mai fenomeni laterali di avvenimenti e parole.  È nel suo cuore, per usare una stra-abusata metafora, che il cardo manifesta la sua tenerezza. I contorni, gli spigoli e i perimetri sono spesso crinali da percorrere con l'occhio puntato su un orizzonte-guida , ma la delicatezza del muschio che calpestiamo è a contatto, per via plantare , con il nostro asse centrale, con la nostra verticalità ed etica.  È nello sguardo perso di un figlio, non nelle maschere che usa per celarsi al mondo, nelle sue verità, che si coglie ogni tenerezza del creato, ogni fragilità, ogni delicato eppure.  Per cogliere la tenerezza del creato bisogna avere una forza immane e una fiducia smisurata nell'uomo, di quelle che ti riempiono gli occhi di lacrime al solo pensiero. E bisogna saper, appunto, esfoliare, togliere le rigide corazze di cui si veste la parola per non ap

Le tre cose che non so se dirti (da non leggere)

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scrittura dedicata/scrittura delicata Sono tre le cose che non so se dirti, però so che significa quel tuo sguardo verde cristallo sui miei silenzi timidi e impacciati. E so del volo del nibbio, so del velo color sabbia sui nostri volti d’amore nell’ora in cui il cielo si tinse per noi di rosso-speranza-altrui . Abbasso lo sguardo e sussurro il tuo nome a fili d’erba che si piegano. Non so dirti se sia un loro  ossequio alla bellezza del pianto  d’un uomo o adesione al nostro salto triplo in un futuro fin troppo antico Tutto sta ora dentro una promessa fatta guardandoci negli occhi. Era testimone, ricordi, una natura amica e la certezza di un nuovo incontro, liberi dai nostri nomi, davanti uno scaffale di una piccola biblioteca ancora da costruire. Testo- inedito 2024 -  di Sergio Daniele Donati

Nota a margine di una poesia tratta da "Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021) di Gabriella Grasso - di Sergio Daniele Donati

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  La poeta dice nella sua magnifica poesia Fame di vita ["Il generale inverno" (Il Convivio editore, 2021)] Agguantarla raggiungerla a una passo e restare al di qua scricchiolante il terreno franoso incognito tradimento E invece agguantarla balzare raggiungerla spuria con lo scatto dei nervi afferrare il suo strascico iridescente quasi inutile come coda di una cometa o corda lanciata nel buio di una grotta a molti segreta Mi aggrapperò a questa fame di vita lascerò che mi faccia da guida che apra un valico chiaro un indizio di cordata smarrita Nei tre anni passati dall'uscita di questa splendida raccolta ho tenuto per me riflessioni su questo testo che tornavano, come onde, di lontano, pensieri che si situavano tra una filosofica presa di posizione, solo parzialmente antagonista al testo e un'ammirazione smisurata per ciò che appare essere, molto prima che un bellissimo testo poetico, un assunto etico di grande importanza.  Perché, forse inconsciamente, tutto questo n