A proposito de "L'agguato della tenerezza" (BesaMuci, 2023) di Alessandro Cannavale - estratto e nota di lettura di Sergio Daniele Donati





La tenerezza, così come la delicatezza, concetto ad essa limitrofo, sta sempre al centro delle cose. Tenerezza e delicatezza non sono mai fenomeni laterali di avvenimenti e parole. 
È nel suo cuore, per usare una stra-abusata metafora, che il cardo manifesta la sua tenerezza.
I contorni, gli spigoli e i perimetri sono spesso crinali da percorrere con l'occhio puntato su un orizzonte-guida, ma la delicatezza del muschio che calpestiamo è a contatto, per via plantare, con il nostro asse centrale, con la nostra verticalità ed etica. 
È nello sguardo perso di un figlio, non nelle maschere che usa per celarsi al mondo, nelle sue verità, che si coglie ogni tenerezza del creato, ogni fragilità, ogni delicato eppure. 
Per cogliere la tenerezza del creato bisogna avere una forza immane e una fiducia smisurata nell'uomo, di quelle che ti riempiono gli occhi di lacrime al solo pensiero.
E bisogna saper, appunto, esfoliare, togliere le rigide corazze di cui si veste la parola per non apparire ciò che è e potrebbe sempre essere.  
Il verso che tende alla tenerezza delle cose è essenziale, diretto, vero ed efficace.
Perché se una cosa è vera nella scrittura poetica è che, si può fingere all'infinito, ma quando un verso fa risuonare il diapason della nostra umanità, allora non è data altra possibilità al lettore che lasciar cadere, almeno in parte le sue maschere. 
Tutto questo sa benissimo Alessandro Cannavale, poeta che con la sua raccolta "L'agguato della tenerezza" (BesaMuci, 2023) ci dona, e si dona, una via di comprensione di cosa significhi tornare al centro tenero del cardo che troppo spesso fingiamo di essere. 

Versi essenziali che dicono dell'uomo all'uomo, dell'esistenza all'esistente, del desiderio di essere compresi all'incompreso. 
Versi liberi, anzi liberati, per farci giungere più in fretta allo stupore, sempre bambino (anche per chi non ha avuto un'infanzia degna di questo sacro nome).
Perché la tenerezza e la delicatezza sono del reame dell'infanzia anche se chi ne scrive -  e chi ne commenta - ha la barba bianca e porta sulle spalle quasi sei decadi di vita. 

Una vita che, per quanto aspra possa essere stata, ci permette ancora di percepire del tenero in una parola, in un verso, in un silenzio, credo sia una vita ben spesa.
 
Ma ora vi lascio all'estratto, godetene voi, come ho fatto io, ché, in fondo non c'è altro da dirsi tra amanti della poesia: siamo uomini (e donne) e siamo stati bambini (e bambine).
Tutto qua, anzi no, non basta ancora, manca qualcosa.

Grazie Alessandro Cannavale.

Per la redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati



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ESTRATTO DALL'OPERA

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Il fuoco dell'ultima luce
rimbalza sul mare
per indolenza o nostalgia.

S'ignora se alluda
al nostro destino
di fiaccole ignare:

medaglie di sabbia
sul petto del buio.

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Ciò che più conta
è nelle parole
che non hai detto

rinuncia sovente l'anima
a porre il fiato nel vento

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Risali pure quando vuoi
dal collo della clessidra.
Io resto dove non mi vedo,
sull'altra faccia della paura,
cercando tutto il bene smarrito
tra le istantanee mal riuscite.

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NON CONSOLA

La tua assenza un inciampo
in fondo ai respiri.
Ogni mattina riprende il filo,
vi appende il destino
come un panno liso.
Indovino due canti in croce
nel becchi che saltellano
nella chioma del tiglio.
Non c'è alcuna parafrasi
né voglia di addolcire:

neanche un velo di zucchero
mise un dito
sulle labbra della vita.

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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE

ALESSANDRO CANNAVALE è ingegnere e ricercatore universitario nel settore della fisica tecnica. Allena l’anima nella palestra della poesia. Si occupa di Questione meridionale e di divulgazione scientifica; collabora con diverse testate, tra cui “Il Fatto Quotidiano”, “Basilicata24” e “la Repubblica”.
Ha scritto A me piace il Sud, con Andrea Leccese (2017), per Armando Editore. Finalista nella sezione poesia inedita al Premio Letterario Nabokov (2017). Secondo classificato al XV Concorso Internazionale di Poesia inedita “Dedicato a… Poesie per ricordare” (2019). Con Les Flâneurs Edizioni ha pubblicato le sillogi Versi randagi (2019) e Il sarto dei piccoli strappi (2020), opera finalista al Premio Letterario Nabokov nel 2022.
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