Metafisica 4
Dedicata alla poeta
Raffaela Fazio
Della necessità di coprirmi il volto
con un velo di lacrime d'ambra
mi parlò per la prima volta
quel vecchio ipovedente.
"Lascia che sia collosa", diceva,
la caduta del sacro dai tuoi pori
e non dar false speranze alla visione.
Noi siamo figli dell'imperativo all'ascolto
e lasciamo bagliori e fuochi fatui
a chi venera il dio dei morti".
Ricevetti poi sotto il Talled di papà (1)
benedizioni, odori di digiuni
e risa di bambini
ché tutto era gioco,
persino l'espiazione.
Ma non fu più gioco
il suono del corno che lacerò il tempo
e lo spazio, lo sgraziato grido,
la chiamata al ritorno
e i miei occhi che allora,
figlio della Mitzvah, (2)
cambiarono per sempre colore.
Il Sacro cola lento e urticante su una pelle tredicenne
e porta con sé fossili di pensiero e suoni
in lingua antica la cui pronuncia
odora di sabbie e rocce.
Lontano un belato d'agnello,
vicino, troppo vicino, sei milioni di nomi
e una promessa
impossibile da mantenere.
Il Sacro cola
su una pelle tredicenne
e l'occhio si vela di consapevolezza onirica
e il canto del tempo modella
la nostra speranza di rinnovare il patto.
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NOTE
1 - per sapere di più del Talled cliccare qui
2 - per sapere di più del Mitzvah cliccare qui
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Testo - inedito 2024 - e foto
di Sergio Daniele Donati
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