Poesie inedite di Anna Segre con "lettera aperta alla poeta" di Sergio Daniele Donati
Cara Anna, lo sai, da sempre seguo i tuoi percorsi di vita e nella parola, poetica, e non.
E so, come tu sai di me, che esiste una visione laterale delle cose che ci accomuna, anche nella diversità dei tratti.
Io spesso mi nascondo dietro la parola, lo sai e, in quel nascondiglio, mi elevo, per il poco che è concesso al cieco lavorio di un lombrico, coi suoni e i ricordi che la parola veicola.
Io sono un attraversato, sai anche questo, da voci che in fondo non mi appartengono e più che scrivere trascrivo un antico dettato su un foglio un po' stropicciato.
Tu, al contrario, sei talmente legata al VERO nei tuoi tratti che a volte per me leggerli è stordimento; quest'assenza totale di nascondimento, questo dire ciò che è, senza nemmeno celarlo in un'iperbole, in un climax, in un escamotage retorico di quelli che tranquillizzano, è per me fonte di ammirata visione.
E, allo stesso tempo, non voglio nascondertelo, mi crea un sentimento di piccolezza enorme, questo tuo far onore alla parola del vero in un modo che vorrei fosse anche il mio.
Leggerti non è mai soltanto per me pormi di fronte ad un dire poetico autentico e profondo. Questo mi capita spessissimo, e, se segui queste pagine, sai bene quante volte avvenga.
Leggere te, per me, è altra cosa: è pormi la domanda: e adesso che faccio? .... della mia vita intendo.
Perché il contatto con il tuo dire non lascia alternativa al lettore: o cambia, o soccombe.
E io, per natura, sono un combattente, forse un po' vecchio, ma che non rinuncia all'elevazione di inni di gioia quando incontra la qualità.
La tua scrittura ha la qualità del bello della rosa, spina compresa, e della verità urticante dell'ortica.
I tuoi versi, blasfema questa, ma densa di onore per te, parafrasi, sono "coloro che sono".
Ineluttabili, statue imperiture, mai celati, mai celanti, sono una domanda perenne.
E il mio unico coraggio avanti a ciò che scrivi - coraggio di lombrico cieco, che lavora sottoterra e dissoda nell'incoscienza, terre forse un poco sacre - è dirti che non volto mai il mio orbo sguardo davanti alle tua parole. Le ascolto, le leggo ad alta voce, le bisbiglio e le faccio mie.
Perché il VERO che tu disveli è bene comune, di tutti noi, anche di coloro che lo rifiutano.
Per questo, amica mia, in questa lettera aperta, non dirò nulla delle forme della tua parola.
Ti dico solo, da lombrico mezzo orbo, che tu, scrivendo, nobiliti il mio lavoro che è quello di far emergere le perle dell'altro da me, in terreni impervi.
Grazie Anna.
Grazie di essere ciò che sei per questo mondo poetico che poco, troppo poco, ha capito, della relazione che in ogni tuo verso disveli, della relazione tra parola e Vita.
Sergio
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INEDITI DI ANNA SEGRE
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Talmente desidero che tu mi voglia
da sentire abbandonata
la pelle
Ne avverto ogni millimetro
e mi pare sconfinata
e sola
senza la tua mano
che a cavallo imperiosa
ne controlla le mandrie
galoppando nel grano.
Vorrei che ti aggirassi
sul mio corpo
come Livingstone
affatata dagli aironi
alla ricerca della foce
del Nilo
e che sperassi
di non trovarla in fretta.
Se per grazia insperata
tu per un attimo
non controllassi
l’eleganza
io saprei
che è tuo malgrado.
Il piacere
è mimetizzato
come una civetta bianca
nella neve.
E vorrei
che la sete di bermi
fosse magnifica e
terribile.
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Sono una vecchia poetessa
perché quand’ero giovane ero grassa
mi sentivo goffa
non osavo l’arte
ma offrivo solo il mio
servizio.
Sono vecchia
perché ero chiusa dentro
i muri di mio padre
tenevo l’arte in bocca
la covavo
per proteggerla
serbandola per un qualche
forse
per un futuro improbabile
ma che non si sporcasse
nello sbeffeggio di lui.
Ero poetessa nelle lettere
all’amore non vissuto
tutte le mattine
prima del sole
come Aracne,
lei mi rispondeva con menu
e cronache dei giorni senza me
e io me lo facevo bastare.
Ero poetessa
cercando e trovando
la parola
per la paziente muta e sfocata.
Ero poetessa
tacendo al momento giusto
ma chissà se si è sentita nell’aria
vibrare
questa mia corda
intonata.
Ero poetessa
anticipando catastrofi
non avvenute,
vedendo sentieri nel caos,
sentendomi salvata
malgrado la diagnosi.
E adesso sono una vecchia
poetessa
che non trattiene
il turpiloquio
l’empito
lo slancio
e l’idiozia.
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Malgrado sia donna
Malgrado viva d’altro
A dispetto dell’età
Senza l’accademia
In culo a mio padre
Contro la corrente che trascina dall’altra
Con quali titoli?
Sberleffando le logiche di potere
che sono come un camion spento in discesa
come un’incudine che cade da un grattacielo
se te beccano te spiaccicano
gatta polpetta
stai attenta
Non esisti
Fai conto di non esistere.
Così è tutto più accettabile.
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Alla fine quello che doveva liberarmi
mi ha fatto prigioniera.
La scrittura
come ponte sul fiume in piena
o come ali a cavallo dell’aria
per raggiungerti
mi ha relegata alla cosa in sé.
Non puoi credere.
Non mi toccherai mai,
nessuna parola basterà
nessuna devozione
nessun pianto
nemmeno tacessi
nemmeno scomparissi
smaterializzarmi non basterebbe,
niente.
Sono nel tuo
non gesto
e sento solo la molestia
del mio desiderio
e quello che credevo pietra
è sabbia
e quello che volevo creatività
è solo arte.
Sono disfatta
dalle tue onde di paura
annientata
e preferisco ancora
fingere la mente
seduta al tavolo
con te
mentre il corpo mio
si bea
di esserti nei pressi,
ancora.
Finché il castello
sarà di nuovo
riva piatta.
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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Anna Segre, psicoterapeuta, poetessa, ha scritto anche:
La distruzione dell’amore, Interno Poesia, premio Camaiore 2022, premio Dante 2022;
A corpo vivo, Marietti1820, 2023, da cui è stato tratto lo spettacolo teatrale Cerniera (a cura di Giuditta Cambieri), che continua ad andare in scena da novembre 2023.
Mi interessa "lo sbeffeggio del padre". Donne: un solo destino. Bellissima poesia. Barbara Rabita
RispondiEliminaPoesia di verità, Barbara. Grazie per il bel commento
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