(Redazione) - Dissolvenze - 32 - Sangue

di Arianna Bonino
 
Sto seduto nel salone di una nave, di fronte ad un tipo strano.
Un momento: non sono troppo sicuro che si tratti del salone d'una nave. I mobili, il mare fori dei finestrini me lo fanno pensare, ma potrebbe anche trattarsi di un luogo molto più ordinario. No, è proprio il salone d'una nave, altrimenti non potrebbe esserci questo rullio. Non sono l'amico Mokutaro Kinoshita e perciò non so dire di quanti gradi sia l'inclinazione, ma che si rulli non v'è dubbio. Del resto, basterebbe guardare l'orizzonte che s'alza e s'abbassa fuori dal finestrino. Il cielo è nuvoloso, il mare s'estende a perdita d'occhio nel suo indefinito verdeazzurro, e là dove s'incontra con le nubi cineree fa apparire l'ovale dell'oblò tagliato in archi diversi. Ciò che scorgo laggiù, d'uno stesso colore del cielo, devono essere i gabbiani.
Lo strano tipo che mi sta di fronte con potenti lenti sulla punta del naso, appare enormemente annoiato...
Akutagawa Ryûnosuke
(da "Mensura Zoili" in "Kappa", Bompiani, 1961)
 

 
Il confine tra gli opposti è una soglia di passaggio che, inevitabilmente, li salda uno all'altro.
Non cerco rassicurazioni, tantomeno se si tratta di libri e le categorie non fanno per me, che vivo a mio agio nell'incollocabile. Nel mio girovagare ondivago e spiraleggiante un qualche buon vento - sempre favorevole - mi ha messo sotto gli occhi un libro che vanta una speciale eccentricità e questo mi seduce. Si tratta del volume intitolato: "Fate of the Blenden Hall" e narra la storia di un naufragio. E fin qui, niente di stravagante, anche se un naufragio ha comunque il suo fascino (che intrigante idea, la letteratura del naufragio…segno).
Qui di seguito le poche notizie che ho rintracciato: la Blenden Hall era una nave mercantile da 450 tonnellate noleggiata dalla British East India Company allo scopo di navigare dal Regno unito all'India e poi dall'India al Regno Unito e così via, trasportando merci di vario genere provenienti appunto da quell'Oriente pur sempre misterioso e lontano, carico di esotiche rarità. Il comando della nave fu affidato al capitano Alexander Greig.
Oltre all’equipaggio, la Blenden Hall trasportava 84 passeggeri, che dovettero affrontare un inaspettato destino quando il 22 luglio del 1821, dopo tre mesi di navigazione, l’imbarcazione naufragò nell’Atlantico a causa dell’impatto con la barriera corallina, celata dalla fitta nebbia che si era alzata in quel giorno fatale.
Il destino volle far approdare i naufraghi sulle rive di un’isola dal nome eloquente: Inaccesible Island. Solo due naviganti si persero nelle acque fatali dell’isola Inaccessibile. Tutti gli altri riuscirono a sbarcare su quelle rive selvagge e minacciose e lì sopravvissero per tre mesi, cibandosi di sedano selvatico e di carni insolite, che mai avrebbero immaginato o desiderato assaggiare: la foca e il pinguino.
Un primo gruppo di naufraghi tentò di raggiungere le coste dell’isola di Tristan da Cunha, la principale dell’omonimo arcipelago, ma la spedizione finì misteriosamente con la sparizione dell’intero equipaggio inoltratosi ancora una volta nella nebbia in cerca di soccorso: di loro si perse ogni traccia per sempre.
Fu solo la seconda squadra di naufraghi a riuscire nell’impresa, raggiungendo la costa dell’isola di Tristan da Cunha il 3 novembre di quell’anno. Sette giorni dopo William Glass, governatore dell’isola, organizzò una squadra di soccorso che raggiunse l’Inaccessible e trasse in salvo i superstiti, la maggior parte dei quali due mesi dopo fu imbarcata dal “Nerina”, un brigantino mercantile diretto al Capo di Buona Speranza: il 21 gennaio 1822 i naufraghi raggiunsero finalmente Cape Town.
Esiste più di un resoconto su questa vicenda: uno piuttosto noto è quello scritto da uno dei passeggeri che vissero in prima persona quei fatti, il tenente John Pepper della Compagnia delle Indie Orientali, il cui rapporto sul naufragio fu pubblicato nel 1822 sull'Asiatic Journal.
Ma nulla può testimoniare quell’evento in modo più impressionante di quanto può fare “Fate of the Blenden Hall”. Perché è un diario scritto durante i fatti dal capitano Greig, che dice di quei giorni, di quegli istanti di paura, smarrimento, angoscia e poi salvezza.
Fa una certa impressione, se si pensa che chi lo scrisse non sapeva nemmeno se sarebbe sopravvissuto, se qualcuno l’avrebbe mai letto, cosa sarebbe stato di quelle pagine ricoperte di parole. Eppure scrisse, sentì il bisogno di farlo e lo fece. Ogni giorno prese la carta, la penna e scrisse. Non aveva inchiostro, ma scrisse. Sono parole scritte col sangue quelle di questo libro, letteralmente.
Sull’isola Inaccessibile non c’era molto: un gruppo di naufraghi, sedani selvatici, foche.
E pinguini.
Il destino della Blenden Hall”, resoconto del naufragio e delle sofferenze e privazioni subite dai sopravvissuti, per sei mesi, sulle desolate isole di Inaccessibile e Tristan D'Acunha a lat 37° 29" South. Long. 11° 45" Ovest. Tratto dal rapporto di uno dei passeggeri e da un diario tenuto sulle isole e scritto con il sangue di pinguino). Stampato a New York nel 1847 da William H. Colyer.
Volume raro, comparso nelle aste di tutto il mondo una sola volta in 60 anni.
Ci vorrebbero 2250 sterline.
Metto in lista, non si sa mai.
Metti il destino, a volte…
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Commenti

  1. Splendido. Sono commossa per questo viaggio. Grazie.

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