Tre poesie inedite di Barbara Rabita - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

 
 
 
 
Barbara Rabita è poeta milanese di lunga esperienza poetica, capace di un approccio alla scrittura che si sa situare tra il simbolico e il descrittivo/rielaborativo dell'esperienza quotidiana. 
Le sue linee poetiche, mai prive nel fondo di una seria e celata ironia, sono sempre del tutto particolari e, in un certo senso, sorprendenti.
Oggi abbiamo il piacere, e l'onore, di poter pubblicare tre suoi inediti, tra loro diversi per struttura e tematiche, che rendono davvero bene l'idea poetica dell'autrice.
 
La prima, "Acciaierie Ovako e Imatra", è una poesia che si struttura attorno alla rielaborazione pre-simbolica di immagini di un luogo capace di riportare a galla nella poeta - e sicuramente anche nel lettore, che pure quei siti non ha mai visitato - il legame tra luoghi fisici percorsi e paesaggio interiore. 
Siamo di fronte a una densa scrittura di continuo scambio, quasi fosse una danza, tra esterno ed interno, quasi la poeta volesse trasmetterci un senso allo stesso tempo di adesione al luogo e di distanziamento dallo stesso. 
 
La seconda poesia dal titolo "Il pugnale" gioca su altri registri, pur essendo ancora presente quel ininterrotto dialogo tra interiorità e manifestazione esteriore cui si faceva cenno prima. 
I tratti si fanno meno evanescenti e la poeta tende ad un lessico più delineato e netto, in cui l'uso del verbo all'indicativo presente non fa che rafforzare una qual certa sensazione di urgenza e allo stesso tempo di esperienza, nel momento stesso in cui si svolge. 
Il finale poi ha un sentore di premonizione di una ferita da venire, di un tradimento ancora da svolgere o da vivere, di ciò che, in altre parole, le immagini che precedono nella composizione hanno preparato.
Una poesia che ha dei tratti vicini a una certa narrativa prepoetica o, almeno di prosa-poetica, in cui tutto appare limpido e chiaro, sino al finale che, come in un colpo di scena quasi-teatrale, ci proietta, dopo un grande presente, in un futuro costituito di tagli, tradimenti e suppurazioni. 
 
La terza poesia dal titolo "Sfratto", esordisce con una domanda e questo, lo si sa, pone il lettore immediatamente in condizione di raddrizzare la schiena, perchè laddove in poesia il punto interrogativo fa la sua apparizione, il seme dell'etica della parola è sempre presente, benché spesso celato. 
Anche questa è poesia di narrazione di un vissuto in cui, tuttavia, hanno un ruolo centrale gli oggetti, i loro rumori, la loro stessa presenza, quasi che un addio, una separazione trovasse il suo luogo espressivo nelle cose. 
 
Siamo dunque di fronte ad una scrittura di valore che ci ricorda chi siamo, in relazione alle cose che ci circondano e alle situazioni che viviamo. 
Il simbolo per Barbara Rabita acquista questa particolare valenza di legame con la memoria di un essere che non si priva dei contorni del proprio vissuto per dirsi capace di parola.
Sono poesie da leggere e rileggere, ed è un piacere per noi farvene dono, così come in dono le abbiamo ricevute dalla poeta.

Per la redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
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LE POESIE 
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ACCIAIERIE OVAKO A IMATRA
 
La sorgente di luce
colpisce di taglio il cumulo magnetico
il muro si srotola grigio
lungo lo sguardo spento
la primavera finlandese coglie di spalle,
con il casco ci proteggiamo dai fiori.
L'occhio molle si scioglie su un'opera d'arte
le Ninfee e quel giardino
così lontani dal clangore di questo buio,
pezzo di nebbia smagliata
e crudele.

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IL PUGNALE

Caldo afoso nel suk marocchino.
La lama del pugnale appeso
lancia densi bagliori
e subito diventa specchio
di violenza latente.
Si apre una danza di sguardi
e pensieri, mi avvicino al venditore
contratto il prezzo del nero
ride disarmato alle mie offerte.
La lama gira e sembra quasi
cambiare spessore, acquistare
consistenza viva di carne
diventare morbida
indifesa.
Vado via ma il venditore
mi insegue, accetta l'offerta.
Il pugnale è nelle mani
fa una curva di tornante
finisce in punta
come un iceberg che si scioglierà
solo nel sangue di un bene
tradito.
 
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SFRATTO

Da dove arriva il rumore?
Il suono sordo e continuo
pervade la stanza.
Tutto è ormai da sgomberare
le pagine dei libri
tremano di solitudine
una parete sembra ingiallire
tenendo fermo lo sguardo.
Si scrosta l'esperienza delle ore
il volto acuto dell'uomo
nel quadro mi chiede disperato
di restare.
Chiudo il portone alle spalle
il click degli interruttori
mi accompagna
alla fine del giorno.
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N.D.R.:  la poeta Barbara Rabita è comparsa più volte sulle nostre pagine. 
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Commenti

  1. Ipersimbolica luce ardente come incisioni rupestri attraversate dalla, luce obliqua.. Queste poesie sono un aggiornamento da abissi nominali, grazie a cui il mondo si riforma tra le pieghe di una materia poetica brulicante e viva.

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