Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 02 - Agar

 

Abramo si alzò di buon mattino, prese il pane e un otre d’acqua e li diede ad Agar, caricandoli sulle sue spalle; le consegnò il bambino e la mandò via. Ella se ne andò e si smarrì per il deserto di Bersabea. Tutta l’acqua dell’otre era venuta a mancare. Allora depose il bambino sotto un cespuglio e andò a sedersi di fronte, alla distanza di un tiro d’arco, perché diceva: «Non voglio veder morire il bambino!». […] un angelo di Dio chiamò Agar dal cielo e le disse: «Che hai, Agar? Non temere, perché Dio ha udito la voce del bambino là dove si trova […]» Dio le aprì gli occhi ed ella vide un pozzo d’acqua” (Gn 21,14 ss).

Non sento più l’urto
dell’acqua nell’otre
né sotto il calcagno
il cammino.
Il passo
è vinto dal deserto.
Ti guardo, sei il pegno
di tutto il dolore.
Non sento più l’orgoglio
che mi perse.
Tu riposa
all’ombra del cespuglio
non gridare.
Non sento più cos’è
essere madre.
Solo il dovere
di far finire il giorno
- finzione
di una meta?
No, più niente.
Perché allora
riaffiora, si fa forza
una scintilla in gola
questa sete?
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UNA NOTA DELLA POETA
 
Agar, l’ancella di Sara, è il simbolo di un’identità che si trasforma.
All’inizio, per il figlio che ha dato ad Abramo quando Sara era ancora sterile, Agar si riempie di superbia. Il dono della nascita non è percepito con gratitudine, ma con arroganza. Sarà proprio questo peccato di orgoglio la causa del suo allontanamento dalla casa del padrone. Nel deserto, Agar scopre la propria fragilità, che è condizione ontologica di ogni essere umano. Priva dell’essenziale e svuotata della sua stessa maternità, in quanto incapace di proteggere il figlio, fa l’esperienza della solitudine più assoluta. Ma è proprio allora che avverrà il miracolo: la speranza. Nel momento in cui Agar dice di non voler “vedere”, riceve una vista diversa, sa finalmente immaginare un nuovo inizio. È la sete di vita che si riaccende in lei. Perché il pozzo nel deserto può essere riconosciuto solo se desiderato (R.F.).


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VIDEOLETTURA
DI RAFFAELA FAZIO

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