Poesie di Elisa Ruotolo estratte da "Corpo di Pane" (nottetempo ed., 2019) - con nota di sergio Daniele Donati



FOTO DI MAURO ZORER

Siamo lieti di potervi proporre un estratto dalla raccolta di Elisa Ruotolo Corpo di Pane" (nottetempo ed., 2019).

Come potrete ben osservare, sono poesie in cui la poeta parte spesso da un dato di osservazione personale che prende nello svolgimento della composizione un pieno valore universale, a tal punto che il suo vissuto pare sovrapporsi - ed è questo tipico di una poesia alta - a quello del lettore, il quale ultimo, pertanto, si trova quasi a percorrere un cammino nella propria stessa interiorità.
Nella poesia finale, di quelle qui presentate, poi, la poeta affronta il tema del perdono percorrendo vie del tutto originali, oserei quasi dire uniche.
Se ne riporta qui sotto il testo.

Tu devi perdonarmi l’amore
tutto l’amore scomposto
tutta la fantasia che ho impiegato.
Tu devi perdonare molto
– anche il miracolo.

La poeta parte da un ossimoro concettuale potentissimo, quello tra perdono e dovere, quasi a dirci che esiste un'etica secondo la quale il perdono non è, come di solito si immagina, un'opzione tutta nell'alveo del perdonante, ma una sorta di Forza Naturale che si deve seguire per ristabilire un equilibrio generale, che va ben oltre la relazione perdonante/perdonato.

Ma il gioco degli ossimori in questa magnifica poesia non finisce qui, ché la poeta assume come oggetti del perdono ciò che non è affatto una colpa.
Amore, benché scomposto, fantasia, miracolo sono i mattoni della fragilità dell'amore e non devono essere perdonati ma innalzati.
E qui la poeta mostra una certa ironia, quasi volesse suggerire, senza dirlo, a chi le deve il perdono una via che rimedi al suo "non aver osservato bene il dono della fragilità, anzi il miracolo della stessa delicata fragilità".
Tu devi perdonarTi, pare dire l'autrice, perdonarti tanto per non aver visto.
E questo pensiero, prima ancora che dire poetico, dice molto sugli effetti che su un lettore come me può avere. 
La fragilità altrui si rispecchia nella nostra e le gabbie in cui ci siamo rinchiusi coprono di durezza la nostra incapacità di perdonarSi.
Tutto questo in pochi versi, densi, pieni, sinceri e diretti.
Una maestria che commuove e che siamo felici di potervi proporre.

Per la Redazione
de Le parole di Fedro
il caporedattore
Sergio Daniele Donati 

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ESTRATTO DALL'OPERA 



07.06.1975: errore anagrafico

Non è vero che sono nata. Io sono ancora raccolta
in me
come un gambero mai mangiato, un gomitolo dal
refe nodoso
– da non tessere, o la maglia pungerà.
Sono inutilizzata e mai in servizio nella vita.
È pur vero che consumo, risparmio, occupo e
sgombero
con la ripetitività dei viventi – tuttavia attendo
ancora
la mia mangiatoia e alito di bestie a scaldarmi.
Alle vostre vite io oppongo progetti
e alle vostre case la convivenza impossibile
in questo condominio di carne.
C’è un errore, dunque
se io aspetto ancora di venire al mondo.
Non badate se respiro
non ingannatevi se lavoro
non credetemi se la mia ombra vi copre durante
un giorno di luce.
Io sono quella mai nata
e che ancora può scegliersi un cuore
le mani giuste
un ventre senza ombre
un destino ingiudicabile – alla cordata finale
un’eternità trattabile.
Da questo buio, appena prima dell’esecuzione del
nascere
io vedo ciò che il chiaro nasconde
– la scure pronta a oltraggiare e fendere
secondo il rito degli agnelli.
Forse arriva adesso quest’età improvvisa e impura
questo ipotecare o prendere in affitto.
– È la mattanza della luce.

* * *

Prendo queste parole dal loro nadir
dal ventre cavo in cui le tengo segrete
– le prendo e le stendo alla luce.
Sanno di chiuso e antico
di cantina e baule nel solaio
dovrei nettarle prima di offrire, ma io
domando fede in cambio d’imperfezione.
E che le amiate a vuoto come per errore
anche se v’indolorano le giornate.
Non offro capriole o salti di bambini
ma polveri e fiati rugginosi.
Intorno è movimento e nuovo
le parole altre sono liquide e morbide e ancelle
– sassi di fiume non rocce da scortico.
Il tempo mi è cresciuto intorno contro ogni riparo
mentre andavo alla morte senza acrobazie
o diventavo trucioli di legno
avanzo e limatura che la saggina raccoglie in
mucchio
e spazza via dalla soglia.
Scrivere è scomparire
perché lo avete dimenticato? 
 
* * *
 
 Vorrei essere pane
e lasciare che tu mi prenda
come capita
– per avidità
appetito
o abitudine dell’ora.
Vorrei essere pane
perché tu avessi almeno
il dovere di poggiarmi
alla tua tavola
– in offerta
senza più la libertà d’affamarti.
Vorrei essere pane
perché l’unico dolore
sarebbe quello del coltello
che incide la crosta.
Poi saresti lieve
pur nell’ansia di conoscere
il mio cedevole bianco.
Vorrei essere quel pane
che tu dovresti avere lo scrupolo
d’impastare
e per il quale ti leveresti
a trascurare le notti.
A farmi crescere
sotto il panno di cure
della tua carne.

* * *

Tu devi perdonarmi l’amore
tutto l’amore scomposto
tutta la fantasia che ho impiegato.
Tu devi perdonare molto
– anche il miracolo.

 

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BIO-BIBLIOGRAFIA

ELISA RUOTOLO
Scrittrice, poetessa è nata a Santa Maria a Vico nel 1975 (Ce), dove vive. Esordisce nel 2010 con la raccolta di racconti pubblicata da nottetempo Ho rubato la pioggia, Premio Renato Fucini e finalista al Premio Carlo Cocito. Il primo romanzo Ovunque, proteggici - uscito per nottetempo nel 2014 e riproposto da Feltrinelli nel 2021 - è finalista al Premio Internazionale Bottari Lattes Grinzane e Selezione Premio Strega 2014. È del 2018 il suo primo testo per ragazzi intitolato Una grazia di cui disfarsi. Antonia Pozzi, il dono della vita alle parole (edizioni RueBallu) cui fanno seguito, nel 2019, la curatela del volume Mia vita cara. Cento poesie d’amore e silenzio di Antonia Pozzi (Edizioni Interno Poesia) e la pubblicazione della raccolta poetica Corpo di pane (nottetempo). Il suo secondo romanzo, Quel luogo a me proibito (Feltrinelli, 2021) è finalista al Premio Rapallo e al Premio Bergamo ed è tradotto in Francia dall’editore Cambourakis. Nel 2023 pubblica “Il lungo inverno di Ugo Singer” (Bompiani, finalista al Premio Campiello Junior), la novella “Luce” (Edizioni Tetra-) e il suo secondo libro di poesia, il poemetto intitolato “Alveare” (Crocetti).

 

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