(Redazione) - Muto Canto - 13 - Carla Lonzi. Di Archivi, di memoria che costruisce storia di corpi e soggettività in trasformazione.
di Anna Rita Merico
Prestiamo
sempre maggiore attenzione al lavoro politico fatto da questa
intellettuale italiana. Abbiamo a cuore le sorti dell’Archivio
Carla Lonzi allocato presso la Galleria Nazionale d’Arte Moderna e
Contemporanea di Roma. L’attuale direzione della Galleria ha
comunicato di voler interrompere il comodato d’uso dello stesso.
Sulla vicenda si stanno delineando molte posizioni volte a sostenere
l’importanza di questo patrimonio storico e politico del femminismo
italiano degli anni ’70 dello scorso secolo. Riteniamo utile
sostenere questo lavoro di attenzione sulle sorti del Fondo per
l’importanza che, come dice Annarosa Buttarelli, dobbiamo al
pensiero di Carla Lonzi e a quella che è una filosofia
della trasformazione.
Di giornate interminabili ti chiedi
se siano trascorse e se a infiniti
passi nel vuoto siano corrisposti
infiniti secondi nel tempo e inquieta
senza pulsazioni aggiri te stessa
con occhi scorrenti su un mondo
di ostinate sciarade, occhi di tartaruga
bionda allibita senza suono e senza
la posizione verticale; che qualcuno
abbia dolcezza per il suo esposto mistero
e cautamente lo cerchi accostando un dito
all’ingresso dell’infrangibile guscio. (1)
Quando cade a un tratto
l’accellerazione del tempo
e nei minuti largamente
capienti il braccio sospeso
in aria non raggiunge
l’azione sospesa in aria,
uno si meraviglia
poiché non si crede
un monaco tibetano o niente
di simile e ride all’Orologiaio
che carica l’ora, convinto
di un meccanismo che si ricarica
via via che si usa; gli è
molto strano se non
pietrificante che il pensiero
si gonfi a dismisura di niente
e come un aerostato vaghi
in cieli spopolati
fino a esplodere senza tracce:
non c’è alcun mistero sotto
solo talvolta flagrante
stato d’assedio in chi
del tutto inconsapevolmente
cede al rimpianto di stati
supremi incalzato dall’enigma
del carbonaio che ogni sera
lava un viso destinato
a coprirsi l’indomani
di nuova fuliggine.
se siano trascorse e se a infiniti
passi nel vuoto siano corrisposti
infiniti secondi nel tempo e inquieta
senza pulsazioni aggiri te stessa
con occhi scorrenti su un mondo
di ostinate sciarade, occhi di tartaruga
bionda allibita senza suono e senza
la posizione verticale; che qualcuno
abbia dolcezza per il suo esposto mistero
e cautamente lo cerchi accostando un dito
all’ingresso dell’infrangibile guscio. (1)
(Milano, 28 ottobre 1959)
Un
bisogno acuto di trarre da sé il senso di sé e darne significato,
trovarne parola. Un’impresa esistenziale divenuta progetto
politico. Uno scavo interiore alla ricerca di un’autenticità degna
di rendere il significato di cosa significhi essere una soggettività
altra da quella universale, neutra.
Accostare
un dito in quella soglia del carapace di una tartaruga lì dove esso,
inespugnabile, è protezione per un collo molle, retrattile; questa
l’immagine che Lonzi ci trasmette per dire di un’esplorazione che
inizia. Carla Lonzi parte da testi poetici. Centrale, all’interno
del suo percorso, il nominare la necessità di un’uscita fuori
dalla cultura per potersi posizionare in sé (a partire da sé) e non
in un sapere già dato, codificato.
Quello
di Carla Lonzi è uno Scacco ragionato ossia voluto, pensato,
raggiunto. E’ l’uscita da ogni dato previsto ed è percorso verso
il raggiungimento di una posizione imprevista la cui autenticità
ri-colloca l’essere sessuato femminile in uno spazio coscienziale,
uno spazio simbolicamente differente.
Pensarsi
a
partire da sé
ossia: pensarsi indipendentemente da qualsiasi forma di conoscenza
che non sia unione tra esistenza e pensiero. All’interno del verso
poetico si delinea una filosofia dell’essere che annulla la forma
filosofica del sistema e delinea il portato dell’immanenza come
centrale per la visione di un’ontologia capace di trasformare il
qui
e ora
dell’esistenza di ognuna.
E’
un sentire altro. E’ un orizzonte imprevisto riuscire a vedere il
pensiero
sessuato,
un guadagno che diviene punto di non ritorno per la nostra
contemporaneità e per il bisogno di ripensare soggettività
femminile in contesto relazionale.
Quando cade a un tratto
l’accellerazione del tempo
e nei minuti largamente
capienti il braccio sospeso
in aria non raggiunge
l’azione sospesa in aria,
uno si meraviglia
poiché non si crede
un monaco tibetano o niente
di simile e ride all’Orologiaio
che carica l’ora, convinto
di un meccanismo che si ricarica
via via che si usa; gli è
molto strano se non
pietrificante che il pensiero
si gonfi a dismisura di niente
e come un aerostato vaghi
in cieli spopolati
fino a esplodere senza tracce:
non c’è alcun mistero sotto
solo talvolta flagrante
stato d’assedio in chi
del tutto inconsapevolmente
cede al rimpianto di stati
supremi incalzato dall’enigma
del carbonaio che ogni sera
lava un viso destinato
a coprirsi l’indomani
di nuova fuliggine.
(Gavinana,
27 settembre 1958)
Rompere
il cerchio dell’abitudinaria ripetizione imposta dal ruolo.
Reinventare i gesti dello stare al mondo, decifrare la natura del
legame con il mondo, dipanare il bandolo della cancellazione della
differenza sessuale, dipanare quello stato nebbioso che dice il
femminile includendolo nella lingua e nel pensiero maschile. Un
progetto lungo una vita. Un progetto che ha narrato bisogno di
libertà femminile a partire dagli anni ’70 dello scorso secolo. E’
stato un progetto politico che ha posto, come proprio fondamento, un
interrogarsi continuo ed un apprendimento del valore fondativo della
relazione tra donne. La memoria non è il ricordare, la memoria si
elabora, diviene dato storico.
A
cura della sottoscritta nel n. 65 della Rivista Internazionale
Gradiva, un saggio sulle connessioni tra poesia e pensiero politico
di Carla Lonzi riferito al metodo di ricerca di questa centrale
figura di pensatrice del femminismo italiano.
____
NOTA
(1) - Tutti i testi sono tratti da Scacco ragionato, Poesie dal ’58
al ’63 ed. Scritti di Rivolta Femminile, Prototipi 1985
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