Da “Midbar” di Raffaela Fazio (Raffaelli Editore, 2019) – 03 – L’Albero e la Donna

 

 

In origine - L’albero

Ancora sento
il canto degli albori.
Nella mia chioma
il buio
soffiando su se stesso
non si separa dalla luce.

          Come fossi
l’unico rimasto
privo di confine
nel gioco del creatore.
          Io - l’indistinto
non ho nome
e nessun vuoto mi misura.
Eppure ho nostalgia
di una lentezza
mai esistita
dall’occhio che mi volle
alla mano
che fu subito bocca.
          Io sono l’albero-frutto
          succoso
          in tutte le mie parti.

Da me si passa
per morire.
La donna lo sapeva:
per generare
barattò l’eterno con la storia
s’iscrisse nella fine
e offrì un inizio.
Ora si porta dentro
il bene e il male
uniti
come un primordiale
abisso.
Tra lei e il mondo
non c’è più distanza
non c’è solo visione
ma un gusto sempre nuovo
di coscienza
- sapienza del dolore.
Il suo peccato?
La fretta nell’avermi:
non attese
davanti al desiderio
e non ne condivise
la lotta
il necessario incanto.


Io sono
la camera oscura
di un possesso sfalsato.

Sono la memoria
di un sapore mai svelato
inguaribile

la nudità

un tempo commestibile.

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Video - lettura della poeta
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Nota dell’autrice

Nella creazione biblica del mondo che avviene per separazione (separazione tra luce e tenebre, tra terra e acque, tra acque di sopra e acque di sotto, ecc.), l’Albero dell’Eden sembra essere un’eccezione. Secondo alcuni commenti rabbinici, esso è interamente commestibile, è un Albero-Frutto in cui non c’è distinzione tra le varie parti, e tutto è unito, il bene e il male, l’inizio e la fine. 
La Donna, mangiandone, assimila questa coesistenza tra gli opposti, che si porterà dentro per sempre. Privilegio o condanna? Al suo interno si produrranno tensioni irriducibili e a volte laceranti tra realtà diverse, ma in lei si svilupperà anche la capacità empatica di accogliere la complessità dell’insieme. La sua conoscenza del mondo non sarà più solo distaccata visione, ma partecipazione vibrante, processo interiore. Sarà un sapore. 
Forse, l’errore della Donna non è il desiderio, ma l’impazienza. Nell’assaggio, è stata la prima. E la prima è anche l’unica in quell’attimo fondante di solitudine, di non-condivisione. La conseguenza del suo errore è anche la scoperta di ciò che significa assenza: la mancanza di un bene (un piacere?) che si è posseduto brevemente o forse che si è solo brevemente intuito, la nostalgia di qualcosa che prima non esisteva nell’immaginazione e nell’esperienza, qualcosa che ci oltrepassa. 
Ma il gesto compiuto dalla Donna è benefico per l’umanità: inserisce una cesura nel fluire eterno del tempo, ed è proprio da questa cesura che fiorirà la storia, sia collettiva che individuale, ancorandosi alla libertà e alla responsabilità davanti alle proprie scelte.
 
(Raffaela Fazio)




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