Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 05 - Un popolo (il canto di Mosè)

 

Raffaela Fazio
 
 
“Mosè disse al Signore: «Perdona, Signore, 
io non sono un buon parlatore; 
non lo sono stato né ieri né ieri l’altro
e neppure da quando tu hai cominciato a parlare al tuo servo, 
ma sono impacciato di bocca e di lingua»” (Es 4,10).


Quante volte ti ho guardato
            dall’insonnia
come si cerca
di tenere insieme
nella mente una parola
e invece
quella si spezza nel chiarore
                   balbuziente.

Quando la voce sogna
riunisce
il gregge dei suoi suoni
e il tempo le obbedisce.

Ma tu, popolo mio
ti spargi
come il mio nome
confuso si divise
tra il seno e il fiume
il trono e poi il deserto.

Adesso
         in te
esco dai miei confini.
E non rinuncio

perché ti vedo:
sei tu, popolo incerto
che mi pronunci
                 passo a passo.

Infinito, incompiuto
il cielo
ci presta un tetto provvisorio
come il palato
su cui la lingua batte
          e sfiora
il senso.
______
Nota dell’autrice

Nella Bibbia, la fragilità umana è il luogo privilegiato dell’incontro con il divino, di cui diviene la migliore cassa di risonanza, perché riflette ciò che di inatteso e di miracoloso esiste nella vita.
Mosè, il balbuziente, sarà proprio la voce del suo popolo e l’intermediario tra questo e l’Eterno.
Mosè, dalle tante vite (scampato alla morte perché raccolto dalla cesta abbandonata al fiume, educato alla corte egizia nell’agio e nella ricchezza, ricercato per omicidio e fuggiasco nel paese di Madian, guida di un popolo difficile nel deserto), sceglierà di seguire il cammino all’apparenza più arduo.
Mosè, il senza nome, il senza genealogia (secondo alcuni commentatori, l’etimologia del suo nome deriverebbe non dall’ebraico, ma dall’egiziano antico “Mose”, che significa semplicemente “bambino”, “discendente”, “figlio” ed è dunque un nome-non nome, non essendo specificato il padre), permetterà alla sua gente di trovare un’identità. E nel fare questo, scoprirà lui stesso un orizzonte di senso. Non sarà per lui un approdo, non sarà l’entrata nella terra promessa, ma sarà un oltrepassamento dei propri confini, di ciò che è stretto e circoscritto, sarà un continuo uscire dall’Egitto.


Video-Lettura della poeta


stampa la pagina

Commenti