"La Mancanza" - su un inedito di Alba Gnazi - lettera aperta all'autrice di Sergio Daniele Donati


 

Talvolta è andare lontano, in solitudini senza echi, con la propria sola faccia, un’ombra, un'abitudine a sé da ricostruire.
Trovando, scoprendo.
Annusando, intuendo.
Su una strada simile a tutto e mai percorsa, con anse e limiti ancora mai esperiti. 
Senza nulla aspettare, nulla cercare, se non quanto lontano dentro si può, anche stavolta, arrivare.   
Si cerca di non pensare, in quel lontano, allo squarcio che smozza l'orizzonte in là e in qua dal vecchio cerro, al tramonto popolato da divinità silvestri, nidi e arsure, stagioni ubriache e nudità fatiscenti, a una Terra di opulenze e mancanze per le quali non offrirsi crisalide, non rendersi sintomo e permanenza, ché la mancanza, sai, la Mancanza  non si misura a parole, a ore, o a lacrime. 
Ha l'indolenza tagliente di una frase non scritta, di un telefono preso e riposto, preso e riposto, di una strada con fianchi molli sterrati sotto un sole che preme e non sorprende.
Si arriva sempre in ritardo, sulla mancanza. 
Ci si piomba dentro, la si trova lì, già sfatta e con l'impazienza feroce di fare male.
Ha nomi e colori che spesso si confondono, e vertebre spesse e voci arrochite; e prende tutto lo spazio lei, con una zampata senza preavviso, tutto lo spazio
*
Lei che ti abbranca, Lei che ti dice, ma tu
dov'è che vai,
se non negli occhi
di chi ti porta altrove,
di chi per sempre
non ti avrà conosciuto?
Non nei miei,
        scansati per assoluzione
e a te protesi
        come un frangersi vago di pensieri
che ti riposano la vista
spaccata dal buio,
un interstizio di calma
distolto alla folla
che si assiepa e ti ignora,
certa del tuo ritorno, ma tu
        così crudele,
        così innocente,
        dentro e ovunque mi contieni
        e non piangi.

(Alba Gnazi, Inediti)
 
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LETTERA APERTA AD ALBA GNAZI

No, Alba; io non posso dare forma alle parole, che mi sgorgano spontanee leggendoti, di una nota di lettura, fingendo il distacco di colui che ciò che scrivi non l'abbia attraversato mille volte, a piedi nudi, nel deserto delle scaglie
Allora mi faccio piccolo, più piccolo di quanto tu possa immaginare, perchè esiste una sola dimensione capace di contenere la dirompenza con cui tu descrivi la mancanza, che è cosa diversa dall'assenza, con cui chi scrive poesia si sciacqua la bocca per non dire quanto urticante sia il vuoto centrale che, in ognuno di noi, dimora.
Ed è la stessa spaventevole dimensione dei microcosmi di fronte al silenzio dell'universo, la stessa solitudine che deve sentire il seme del mutamento, sottoterra prima di dare nuovo germoglio, l'unica che può accompagnare le tue parole. 
La solitudine del piccolo seme nel suolo.
 
Hai ragione, si va lontano per rimanere vicini a un ricordo, che lancia forte un urlo, più forte di una realtà battente e guerriera.
Parte dallo sterno quel grido e raggiunge stelle afone e poi torna a terra a irrorare delle lacrime che altri non sannno piangere un terreno, da molti ritenuto arido e sterile, che tuttavia contiene la potenza della stasi, dell'attesa, della gestazione. 
 
La mancanza, non ha misura, è smisurata e non ha modi, è smodata; e ci definisce con etichette poco traspiranti, cucendo un nome sul nostro corpo, come una benda troppo presto messa su una ferita non ancora disinfettata.
 
Allora, Alba, qui mi fermo, ché altre mie parole altro non sarebbero che bende su bende su ciò che ha bisogno d'aria per suppurare o del fuoco per cauterizzare. 
 
Ma tu no, ti prego, non fermare la tua penna al deserto, segui i miraggi e le oasi e arriverai là dove io non ho avuto il coraggio di arrivare, per restare vicino a una promessa il cui promissario si è fatto, ormai da anni, silenzio di ghiaccio, e non per scelta sua.
 
E ricorda, amica mia, l'amore non muore se non corrisposto, l'amore muore se non detto.
 
Con affetto vero
Tuo
Sergio Daniele

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Cenni bio-bibliografici
Alba Gnazi e nata e risiede nella provincia di Roma. Laureata in Filologia e Letterature Moderne, insegna da diversi anni nella scuola pubblica.
Ha pubblicato nel 2015 la raccolta di poesie ‘’Luccicanze’’ (Cicorivolta Editore, prefazione di Antonino
Caponnetto); nel 2018 ‘’Verdemare. Cronologia inversa di un andare’’ (La Vita Felice Edizioni); nel 2021” In quel minimo che cade” (Il Convivio Editore 2021, con postfazione di Franca Alaimo).
Sue poesie, interviste, racconti, traduzioni, recensioni, sono presenti in diverse riviste, lit-blog, antologie.
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