Non prenderti gioco
di chi balbetta,
del suo inciampo
e della sua storta schiena.
Ha l'amore incagliato
nel palato e nelle iridi
nuvole che non può descrivere.
Non prenderti gioco
di chi non sa inondare di parole
un sentimento che sorge,
ha solo il tempo lento del rivolo,
prima che diventi fiume;
prima dell'incontro col tuo mare.
Non allontanare dal tuo sguardo chi balbetta;
chi tiene piegata la caviglia e si torce i polsi,
e sputa nelle tre vocali che riesce a dire
tutto il desiderio del tuo abbraccio.
Non ti prendere gioco
di chi tace ché la parola
con la quale si ammette
a sé stessi d'amare ancora
è piena di scaglie, di timori
e ricordi di porte di legno spesso,
sbarrate a doppia mandata;
ricordi acidi di nocche consunte
nel tentativo di abbatterla
a pugni.
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Testo - inedito 2024 - e foto
di Sergio Daniele Donati
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