Un Dio maldestro (una preghiera in forma di...ditelo voi in che forma sia)

 
Foto di Lute su Unsplash

 
Tu non conosci 
- o fingi di non ascoltare -
la nenia che mi abita e che culla
ogni mio desiderio di evanescenza.
E non guardi nelle mie iridi
quando riflettono il mondo fatato
che sostiene i miei respiri
e che tu stesso hai creato.
 
Sei un Dio maldestro
- o forse solo distratto 
dall'avanzata della nebbia
nella tua opera
e non sai il male che causa
al poeta che solitario sale
quei gradini (1)
l'assenza della Tua voce, 
il canto tuo notturno 
che il salmista invoca
- e così io, ogni notte; inascoltato.
 
Eppure amore chiama chi come me 
ha la gola arsa e non cede di un passo
al ramo ormai mezzo rinsecchito
della speranza. 
 
"Guarda," bisbiglia piano, "la formica ancora
porta sul suo dorso una briciola gigante.
Così io, da solo, sopporto
il ricordo di stelle morte
e di milioni di nomi
nei midolli e nelle vene". 
 
Ma Tu quella nenia fingi di non ascoltare
e giochi, eterno adolescente, a rimpiattino
con le voragini che porto al centro
da che la mia spada ha perso la guida.
 
O, forse, quella stessa nenia sei Tu,
la musica nostalgica 
che accompagna la mia solitudine,
e, allora, scusami, 
come sempre non ho compreso nulla
e non mi resta che il gioco delle parole
in un cuore che salta ballerino
a ogni manifestazione
della bava di lumaca che lasci
perchè io ti possa raggiungere 
nel luogo ove ti celi. 
 
 
(1) un omaggio al grande poeta Eugenio Montale
a cui tributo un ossequioso ringraziamento
per l'eredità che ci ha lasciato
 
 
 
 
 Gustav Mahler  -  Adagetto - dalla sinf. n. 5

 
stampa la pagina

Commenti

  1. complimenti: profonda come un sentimento vero

    RispondiElimina
  2. Grande tensione ma, anche, soffusa pacatezza. Pace fatta con il navigare nelle interiora del limite. Ad un Dio maldestro fa richiamo un infinito che, ora, è chiuso nel passo caparbio dell' umano.

    RispondiElimina

Posta un commento