"Un palpitio lontano e costante" - tre poesie inedite di Gisella Canzian con nota di lettura di Sergio Daniele Donati
Se c'è una cosa, a parer mio, che assimila la scrittura poetica al vivere o, se vogliamo prendere il percorso dell'astrazione, alla Vita, intesa come fenomeno più grande delle nostre stesse esistenze, è che il loro ritmo interno, il loro palpitio, se vogliamo rifarci all'archetipo del cuore, a volte si percepisce netto, altre volte pare esser un suono indistinto e costante, retrostante l'udito di chi legge (e vive).
La vitalità delle immagini poetiche, così come quelle di un paesaggio colto da un treno, è sempre un Altrove, certo, ma un Altrove Prossimo e non talmente distante da non farci udire i suoi mugugni, così come i suoi canti.
Queste riflessioni di poco peso, eppure per me importanti, mi sono giunte leggendo queste tre poesie inedite di Gisella Canzian, figlia di una terra, il Veneto, che queste riflessioni conosce sin troppo bene.
Sono poesie, come vedrete leggendole, allo stesso tempo potenti, in un certo senso disarticolanti, ma sempre rispettose dell'orecchio del lettore, cui si approcciano con l'idea di suggerire, evocare, consigliare, lasciando tuttavia allo stesso lettore la possibilità di un appiglio alla parola, al suo palpito interiore, come prima si cercava di esprimere.
I richiami sia alla natura che al corpo sono sempre densi portatori di simbolo, con legame tra i due archetipi che pare avere natura vegetale, rizomatica, sotterranea e appunto lontana a e costante.
Immergersi in questi versi è stato per me un vero e proprio viaggio in una scrittura di alto pregio capace allo stesso tempo di squilibrare positivamente il lettore e tenerlo in piedi attraverso un ritmo quasi-cardiaco di eccelsa fattura.
Sono poesie, in altre parole, per me che richiamano ad un'interiorità che non è fatta solo di spinte ideali, etiche e pindariche, ma che dell'interiore richiamano anche gli odori, la costituzione celata, la forte resistenza agli attacchi di una mente che troppo spesso dimentica la sua naturale localizzazione, in un corpo-recettore (per la poeta), lobo/orecchio vedente (per il lettore).
Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caèporedattore - Sergio Daniele Donati
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Tre poesie inedite di Gisella Canzian
I.
Sei falce
credi all’erba, a tutte
le sue declinazioni.
Sguaini e disarmi.
Sei l’esaltazione,
di ogni precipizio
la culla ridotta.
II.
Uscire dal marmo
senza faccia
né odore
lì
sono rizoma,
a corpo vivo
l’alba del mio peso.
III.
Ti sei fatta
spazio
tra i suoi capelli.
Li hai ordinati, giusti
dietro l’orecchio.
Hai riunito tre dita, tutto
da sola.
Dentro il suo cranio
buio, ora
e fiato marcio,
neppure il nome
a seppellire silenzi.
Sei falce
credi all’erba, a tutte
le sue declinazioni.
Sguaini e disarmi.
Sei l’esaltazione,
di ogni precipizio
la culla ridotta.
II.
Uscire dal marmo
senza faccia
né odore
lì
sono rizoma,
a corpo vivo
l’alba del mio peso.
III.
Ti sei fatta
spazio
tra i suoi capelli.
Li hai ordinati, giusti
dietro l’orecchio.
Hai riunito tre dita, tutto
da sola.
Dentro il suo cranio
buio, ora
e fiato marcio,
neppure il nome
a seppellire silenzi.
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NOTE BIOBIBLIOGRAFICHE
Gisella Canzian nasce a Valdobbiadene (TV) il 2 ottobre 1968 e risiede in provincia di Belluno dove lavora come insegnante di scuola primaria. Ama leggere, tra gli autori preferiti ci sono Giuseppe Ungaretti ed Emily Dickinson. Adora fotografare, si diletta ad immortalare dettagli. Nel 2018 con DBS Edizioni pubblica la sua prima raccolta “2 ottobre”, nel 2019 “Il mio passo si fa strada” con Urso Edizioni e da allora compare in riviste, blog ed antologie letterarie. Dal 10 ottobre 2024 ci sarà l’uscita ufficiale dell’ultima silloge “La furia del canto” con Bertoni Editore, collana Poesia Mundi a cura di Simona Volpe e Bruno Mohorovich.
Grazie! ❤️
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