"Vale Tutto", una poesia inedita di Anna Segre - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati
Ho visto l’istigazione
andarsene in giro
con la maschera da opinione.
E la facevano passare
come i polacchi che
avevano fatto il trattato
con Hitler,
pensando che valesse
l’accordo
mentre i carrarmati
pochi giorni dopo
entravano a Varsavia.
E difatti con quella maschera
entrava dappertutto
accolta come
libero pensiero.
E offendeva e dileggiava
travestita così bene
da passare per
intellettuale
per originale.
Creava la distruzione
del linguaggio
aggrovigliando,
era il caos
dei significati,
era il cavallo di Troia
delle parole.
Continuando così
la cittadella della relazione
sarà rasa al suolo
e noi saremo
nell’impossibilità di dirci
l’un l’altro
cosa veramente
pensiamo.
E io sono Enea
esiliata
col vocabolario sulle spalle
nella notte.
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Raramente mi sono imbattuto in una poesia in cui il simbolo diviene realtà battente ed urticante in modo così evidente.
Una scrittura che, pur senza rinuncia ai richiami metaforici forti, lascia poco spazio all'esuberanza di intepretazioni "fuori dal testo".
Un urlo, un grido di una attualità disarmante, che lascia poco spazio al vezzo della complicazione artefatta.
In ebraico davanti a detti così "pietra", così fissi, si dice "Emet" (verità), come quando ci si sofferma su qualcosa che porta al silenzio dell'interprete perché la lucidità del suo contenuto è inequivocabile.
Anna Segre qui ci parla del "rischio della parola", della manipolazione della parola e della fragilità con cui ci appoggiamo a parole senza radice o, peggio ancora, sradichiamo parole antiche per cercare una falsa consolazione.
"Poesia pietra, poesia monito", poesia che dovrebbe fare riflettere tutti, questa è la poesia di Anna Segre.
Poesia che porta come Enea di notte il fardello un vocabolario-padre sulle spalle e della quale noi siamo i figli, e gli doniamo la mano.
Poesia che ci dice una cosa sola: "parola è responsabilità".
Il resto, e questo lo dico io, è "fuffa per prestidigitatori dei lemmi".
Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
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