(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 37 - Su una poesia inedita di Gianfranco Isetta

 
 
di Sergio Daniele Donati
 
Gianfranco Isetta

IL TESTO

IL SASSO

Il sasso si contorce
nel dolore che accoglie
senza darlo a vedere
forse è il mio corpo
che non riesce a sentirne
il diverso soffrire

Servirà un nuovo sguardo;
si volga alla terra
sfuggendo anche dai nomi
acqua, foglie, fiore
alberi, cespi e pietre
e qualche volta uomo.
 
Il testo di questa poesia inedita di Gianfranco Isetta mi ha portato ad alcune riflessione inter ed extratestuali per me molto stimolanti. La poesia pare accogliere, in ossimorico esordio, un movimento nel simbolo stesso dell'inerzia e della stasi: la pietra. 
Il poeta ne coglie le contorsioni, gli spasmi di dolore e non tanto per empatica sovrapposizione dell'umano all'inanimato, quanto per l'esatto contrario. 
Il non dare a vedere il dolore di un sasso, diviene discettazione, con richiami che più avanti cercherò di delineare al limite della percezione umana.
È come se il poeta assumesse come impossibile una certa sofferenza universale, anche dei sassi, e, se non riusciamo a coglierne le contorsioni è per il limite strutturale percettivo del nostro corpo, di una umanità che pensa di aver tutto compreso ma a cui mancano in realtà gli strumenti perchè ciò avvenga.
Eppure il nostro corpo contiene memorie animali, vegetali e minerali ma, sembra dirci il poeta, è incapace, per gioco di empatica similitudine, di farne uso nella percezione dell'altro da sé, se non umano. 
La strofa finale, pertanto non può che essere un'esortazione ad un nuovo sguardo sulla Terra e ciò che la abita, sfuggendo alla trappola del nome, che, come insegna un certo buddismo di matrice Zen, contiene in sé non solo la definizione dell'oggetto, ma anche la trappola che di quell'oggetto lascia fuggire troppi significanti e fermate di senso. 
Poesia questa che mi ha richiamato alla mente altra di Charles Simic Stone di cui riporto sotto la traduzione italiana di Andrea Molesini (per il testo in inglese potrete collegarvi a questa pagina di Potlach.it, ottima rivista letteraria  e di poesia).
 
Sasso

Càlati in un sasso,
io farei così.
Lascia che altri si facciano colomba
o digrignino i denti come tigri.
Mi basta essere un sasso.

All’esterno è un enigma:
nessuno sa come rispondere.
Ma fresco e quiete dev’esserci all’interno.
Anche se una mucca lo calca col suo peso,
anche se un bambino lo getta dentro un fiume;
il sasso affonda, lento, imperturbato,
fino al fondo
dove i pesci bussano alla sua soglia
e vengono a origliare.

Ho visto scintille schizzar via
quando due sassi sono strofinati,
forse là dentro non fa così buio;
forse c’è una luna che brilla
da chissà dove, spuntando magari dietro un colle-
un chiarore appena sufficiente a decifrare
quelle strane scritte, mappe stellari
sui muri interiori.

Come vedrete nei due autori appaiono, nel rapporto con la pietra, rapporti parzialmente diversi ma che partono entrambi da una relazione di osservazione profonda. 

Là dove Isetta pare cogliere contorsioni e dolori, Simic, partendo da una apparente imperturbabilità del sasso, ipotizza una sorta di luce interiore del sasso capace di trasmettersi ad altri elementi naturali, dove l'occhio umano è in grado di coglierne i lucori. 
In ogni caso, entrambi sembrano postulare un'esigenza di un contatto diverso con l'oggetto naturale, parzialmente uscendo da schemi simbolici psicologizzanti ed autolimitanti. 
Occorre, per entrambi e in ogni caso, acquisire la facoltà di uno sguardo diverso, nuovo od antico che sia.
Perchè parlo di antichità? Perchè sono forgiato dai miei studi e in ebraico sasso si dice EVEN ed è un chiasmo tra la parola AV (padre) e la parola BEN (figlio).
Il sasso rappresenta linguisticamente, l'idea della dinamica della trasmissione dei saperi e delle conoscenze, ed è per questo motivo che sulle tombe dei cimiteri ebraici non trovate fiori ma sassolini. 
Ma una trasmissione è mai possibile se il nuovo non accoglie l'antico e l'antico non sa modificare i suoi lemmi perchè il nuovo possa comprenderlo?
Vi lascio con questa piccola riflessione che per me è di continuo stimolo.
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NOTE
BIOBIBLIOGRAFICHE

Gianfranco Isetta è nato a Castelnuovo Scrivia (AL) nel 1949. Ha conseguito il diploma di laurea in Statistica presso l’Università Cattolica di Milano. E' stato Direttore amministrativo dell’Istituto Comprensivo di Castelnuovo Scrivia. Per 10 anni è stato sindaco di Castelnuovo S., E ha promosso il rilancio del Centro Internazionale di Studi dedicato al novelliere castelnovese Matteo Bandello e alla Letteratura rinascimentale presieduto dal compianto Giorgio Barberi Squarotti e con la presenza di Marziano Guglielminetti.Ha pubblicato: SONO VERSI SPARSI (Joker, Novi Ligure 2004), STAT ROSA (Puntoacapo, Novi Ligure 2008), "INDIZI...forse" nel 2011 e PASSAGGI CURVI- Poesie non euclidee nel 2014, GIGLI A COLAZIONE nel 2017 inoltre l'e-book CARAVAGGESCHE Su LARECHERCHE di Roma. Ha ricevuto numerosi riconoscimenti in tutta

 

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