(Redazione) - Speciale "I Romantici" - “Uno spleen tutto russo: il romanticismo puskiniano dell’ Evgenij Oneghin” di Antonina Nocera

 
 
di Antonina Nocera
 
THEODORE GERICAULT - UN CAVALLO DA TIRO

I Romantici hanno aperto sulla nostra contemporaneità, hanno coniato mutamento radicale del modo di sentire e pensare mondo.
La Redazione de Le parole di Fedro ha progettato uno Speciale sui Romantici mettendo a fuoco taluni aspetti di Autori del XIX sec. Ad una fase di progettazione redazionale è seguita la stesura relativa agli Autori che ognuna/o ha proposto. Ne è nata una tavolozza di sguardi su quest’epoca e le sue innovazioni. Nulla di esaustivo ma, tutto nel segno del piacere della condivisione con Lettrici e lettori di Le parole di Fedro.

La Redazione de Le Parole di Fedro
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Parlare di Romanticismo russo utilizzando le coordinate interpretative squisitamente europee o italiane, può essere efficace quando si parla di un autore come Manzoni o Goethe. Risulta essere un’operazione più complessa collocare uno scrittore russo all’interno di questa temperie, sia per la differenza di contesti storico sociali che per l’evoluzione letteraria di un movimento che in Russia ebbe molte e diverse sfaccettature.
In Italia era vivo un dibattito tra classicisti e romantici che vitalizzò, anche dialetticamente la cultura italiana. Come è noto Manzoni espose le sue idee nella lettera a Cesare D’Azeglio del 1823: in essa sono contenute le importanti formulazioni estetiche che riguardano “lo scopo, il soggetto, il mezzo della letteratura” e il rapporto tra il vero storico e il vero morale. Queste etichette furono assai labili in Russia, dove intellettuali come Vjazemskij, Kjuchel’becher convivevano in una confronto i in cui la vera e propria poetica romantica (nazionalista, “popolare”, risorgimentale, o di ascendenza più squisitamente filosofica e tedesca) non esisteva di fatto. Vi era piuttosto un generale eclettismo che rimescolava gli stili. In questo contesto nacque la poesia di Puškin. Da subito, i toni delle sue prime produzioni appaiono improntate ad un classicismo intriso di idee politiche riformiste ma non rivoluzionarie. Che fanno pensare, in Italia, più al riformismo pariniano delle Odi. L’eclettismo del periodo di rifletté sullo stile del giovane Puškin e avrà una grande importanza anche per la fisionomia dell’Evgenij Onegin.
 Dal punto di vista stilistico e formale quest’opera è una strana fusione tra prosa e poesia, e ha una forte impronta romanzesca: si può leggere come un romanzo (lo percepisco come tale, in definitiva) esattamente come il grande poema ariostesco possiede il respiro di un grande romanzo, pur rimanendo dentro la “griglia” dell’ottava. La gestazione è lunga la prima data di composizione è del 1825 e vede la piena realizzazione nel 1833. Dapprima Onegin è il perfetto rappresentante della bella società, così come appare nell’incipit:
 
Il mio Eugenio fu in libertà:
Finalmente entrò in società.
In un francese perfetto
Sapeva scrivere e parlare,
La mazurka agilmente ballare
E fare un inchino corretto:
Volete di più? Per la gente
Era assai caro e intelligente.
 
Un giovane colto che “derideva” Omero e leggeva Adam Smith, mostrando abilità amatorie al pari di Don Giovanni. Il ritratto che Puškin realizza nel primo capitolo, avvicina il giovane alla figura del dandy, per il gusto ricercato, la finezza stiratissima e lo snobismo di certi atteggiamenti:
 
Per tre ore almeno lui era
A guardarsi allo specchio vicino
E usciva dal suo camerino
Simile a Venere etèrea
Che andasse da uomo abbigliata
A una festa mascherata.
 
Ritiratosi in campagna dopo la morte dello zio, il giovane Oneghin passa le sue giornate colto da uno spleen tutto russo, la chandra, una sorta di sdoppiamento dell’essere, un’ inquietudine non ben definita che fa vivere in uno stato di sospensione perenne. Qui Oneghin fa la conoscenza di un poeta, Lienskij con il quale stringe un’amicizia di intenti e di passioni comuni. Si confidano, Lienskij è innamorato di Olga, sin da bambino e si strugge per lei. “Ma passiamo alla maggiore sorella”, dice la voce narrante, Tatjana, il cui nome evoca quello delle contadine, e che appare sin da subito eccentrica rispetto alla descrizione leziosa di Olga.

Come cerva della foresta,
Nel cerchio della sua famiglia
Sembrava quasi d'altri figlia.
Moìne non voleva fare
Con la mamma e col papà,
Né fra quelli della sua età
Bambina giocare e saltare.
E per giorni interi seduta
Alla finestra stava muta.
 
Una cena a casa dei Larin spalanca le finestre della parte più interessante dell’ordito puskiniano. L’innamoramento di Tatjana nei confronti di Oneghin è tutto un fiorire di topoi romantici: trasalimenti, sospiri e il suggello epistolare. Se si possono rintracciare delle venature romantiche nell’ Oneghin, vanno ripercorse in questi andirivieni psicologici che si sostanziano di quell’inappagamento (sensucht) che rende queste pagine indimenticabili. La situazione della “doppia coppia” sentimentale, forte di una reminiscenza goethiana, si incomincia a delineare, preparando la deflagrazione del poema: Olga, promessa sposa di Lienskij e la sorella Tatjana entrano in un gioco di seduzioni e ripicche.

Non mi hai in silenzio sussurrato?
Chi sei? Il mio angelo custode
O il mio perfido tentatore?
Toglimi tu dal mio dilemma.
O forse tutto vano è stato
Inganno dell'anima ingenua!
E altrimenti fu decretato...
Ma così sia! D'ora in avanti
Il mio destino è segnato

Da qui, il duello,:
Ma così è andata, o lettore:
Ahimé il giovane innamorato,
Il poeta, il sognatore,
Una mano amica ha ammazzato! 
 
Il culmine, la Spannung sta in queste pagine concitate dove pare sciogliersi il nodo principale, quello dell’amore irrimediabilmente macchiato di morte. Ma l’anima di Oneghin, inquieta per natura, non può celebrare il rimorso senza costruirne un altro ancora più grande dentro di sé-. Forse oggi la psicologia moderna rubricherebbe Oneghin con l’appellativo, spesso abusato, di narcisista: In effetti, egli sembra amare tutto ciò che non può avere, anzi deliberatamente crea una situazione di autosabotamento in cui egli cade, come in trappola, ma infine e pur sempre vincitore. Renè Girard direbbe che ama solo perché c'è il rivale che lo eccita e che lo schema del rapporto tra Tatjana e lui sia quello triangolare.
Ora che Tatjana è sposata a un altro, Oneghin le si prostra, pretendendo le attenzioni che lui stesso le aveva negato, un tempo.
Il poema inaugura una stagione di grande fermento creativo per Puškin, il poema, sebbene intriso di romanticismo più o meno “russizzato”, dimostra una grandissima modernità, sia a livello compositivo che di stile e contenuto:
L’ellissi di un identità narrante ben precisa, lo straniamento di un psicologia vista dall’esterno ma che agisce quasi per un influsso magico ordinando le parole della voce principale , in un ritmo psicologico fatto di increspature e viaggi della mente. L’ultimo, quello di Oneghin preda dello spleen tutto russo. Un viaggio di ritorno su se stesso:

E lui va via
Maledicendo la sua pazzìa.
Nel pensiero di lei s'inabissa.
Di nuovo dal mondo si eclissa.
E nel suo studietto silente
Gli torna a memoria l'età
Che l'implacabile chandrà
Lo braccava anche in mezzo alla gente.
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NOTE BIO-BIBLIOGRAFICHE
Antonina Nocera vive a Palermo, è insegnante di letteratura italiana e latino. Saggista nell’ambito della critica letteraria, ha pubblicato una monografia dal titolo. “Angeli sigillati. I Bambini e la sofferenza nell’opera di F.M. Dostoevskij.(FrancoAngeli, 2010 Finalista al Premio Carver 2022), Metafisica del sottosuolo – Biologia della verità fra Sciascia e Dostoevskij” (Divergenze, 2020 Finalista al premio Carver 2021) “A San Pietroburgo con Dostoevskij -La città di carta e di sogni.”(Perrone 2024) e altri contributi in volumi collettanei: Gestisce il blog letterario Bibliovorax ed è direttrice editoriale della rivista Augeo- quaderno di scienze umane- (Divergenze), scrive sulla pagina “Cultura Italia-Russia”, dedicata alla divulgazione della cultura e della letteratura russa



 
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