Post

Visualizzazione dei post da dicembre, 2024

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 08 - Greifen poetico: Greifen corporeo

Immagine
  di Giansalvo Pio Fortunato   Parte I L’azione esistenziale – prim’ancora che conoscitiva – che è stata tratteggiata nel precedente articolo [1], rappresenta una premessa inevitabile per una riflessione meta-poetica. Dato, quest’ultimo, abbastanza sorprendente: quali sono le dinamiche che richiedono la necessità di una riflessione sulla poesia? Nei diversi momenti della storia poetica non sono stati forse gli stessi poeti ad offrire un’impalcatura analitica e saggistica chiara attorno al far poesia? Perché quest’impalcatura, ora, è pressoché assente? Rispondere a queste domande significa entrare nel gioco, calibrare le smagliature di una discussione sulla poesia (di una meta-poesia) che sappia materializzarla, rilevarla entro l’attesa di una fisiologia che aspetta solo di emergere. Non è un caso, infatti, che un tempo i poeti sapessero additare la poesia, sapessero Zeigen la poesia: designarla nella sua attività reale, malgrado o in virtù dell’esigenza nello scrivere...

Voix du désert - voice of the desert - voce del deserto

Immagine
Immagine di pubblico dominio ricavata dal web _______ Tu m'appelai    voix du désert,  mais dans ces plaines arides-là    je pouvais contempler   seulement l'absence   de moi-même, à moi-même. Et je n'avais rien  à dire de plus   dans ce vide sablonneux-là;   j'avais appris   à serrer mes lèvres   et à nier  mon propre nom. _______ You called me voice of the desert,  but  in those arid plains I could contemplate only the absence of myself, to myself. And I had nothing  more to say in that sandy void; I had learned to seal my lips and deny my own name. _______ Mi chiamasti   voce del deserto, ma in quelle aride pianure potevo contemplare   solo l'assenza   di me stesso, a me stesso. E non avevo nulla   più da dire   in quel vuoto sabbioso;   avevo imparato   a sigillare le mie labbra ...

(Redazione) - Genere In-verso - 16 - Di che cosa sia la cultura e di quanto faccia paura.

Immagine
di David La Mantia Molto in Italia è cominciato alla fine degli anni '80, quando a parlare di questione palestinese venivano invitate attrici e starlette come Clarissa Burt o Anna Falchi, intrattenitori come Beppe Convertini o persino la Sora Lella, la sorella di Aldo Fabrizi, resa celebre da Verdone.  L'elemento chiave era comunque l'aspetto fisico, la bella presenza o il buttare tutto in caciara, con chiacchiere da bar, che mischiavano il problema serio con i bucatini e l'amatriciana.  Perché la sensazione era che tutti potessero parlare di tutto e che conoscere davvero qualcosa, essere competente in una determinata materia fosse dannoso e comunque provocasse ostilità nella massa. Tanto che chi era esperto in un determinato elemento veniva tacciato già da allora di " professore ", con disprezzo e distanza, come se capirne fosse un vizio di forma. La conoscenza corrispondeva a noia, fastidio, inganno (si ricordi il celebre Latinorum di don Abbondio, che Renz...

Originali (in poesia)?

    Foto di peter bucks su Unsplash   Suvvia, non siamo banali! Originali in poesia lo si è davvero soltanto se alla fonte si sa tornare, se, con altre parole e vere, si sa poi per sempre tacere. Ché l'origine d'ogni dire – almeno così io penso – e il suono lento del silenzio