(Redazione) - Muto Canto - 18 - Suggestioni e testi di docu-poetry

 
di Anna Rita Merico 

Muto Canto, rubrica de Le Parole di Fedro, in scambio con Gianpaolo G. Mastropasqua di cui PoetiPost 68 ha pubblicato un’analisi della parola follia dal titolo-traccia Il divieto di accorgersi.
Lo scandaglio inizia a muoversi all’interno dei luoghi deputati alla separazione degl’internati: violenti, luridi, cronici. Tutto, all’interno del sorvegliare e punire che si muove intorno alla follia è legato alla vivisezione del separare. La separazione prende ulteriore forma nella delineazione che Mastropasqua porta nell’indicare significati di pazzo-folle-matto. Immediato il riferimento al grande Mario Tobino. La discesa inizia.

27/10/2012

oggi hanno fatto
tremare il suono che usciva dalla mia gola
mi hanno applicato del dolore
la voce nel gemere si è messa a tremare
tutta la città mi mette le mani addosso
mi concedono a chiunque
ora anche i musi diversi erano fatti d’aria
a nessuna donna
probabilmente è mai toccato
di starsene così spesso
sotto umiliazioni tanto violente
di non poter muovere
nemmeno un piede o una mano
perché la gente veda
te, che giaci nuda
e come succede quello che ti sta succedendo
quando sono tornata in me
per un bel po’ non sono riuscita ad alzarmi dal pavimento
poi mi sono alzata ho strisciato
ho toccato con le mani quel pavimento freddo
ho strisciato come un verme

La parola poetica è l’unica a poter cantare l’indicibile. La parola poetica è l’unica, per sua visione, a poter attraversare il dentro della ferita, il trauma. I testi che Muto Canto presenta sono della bielorussa Marija Malinovskaja e il rimando è al trauma non individuale ma collettivo. Il continente più antico, padre di moderne rivoluzioni in nome della libertà e della democrazia, ha originato, tra l’altro, Gulag e Campi di sterminio. Le dittature, antipodi delle democrazie, si sono nutrite di esistenze e di pensiero non omologato. 
Nodo tutto invischiato nella storia contemporanea alla quale la poesia ha mostrato il proprio esser-ci nominando, additando, alludendo, testimoniando. Nelle dimensioni della segregazione estrema si è dipanata parola intorno al limite stesso della parola e dentro il rancido di percorsi di umanizzazione negati. In molteplici culture letterarie, poco scandagliate, le voci di Autrici e Autori che hanno saputo snervare la parola per darne midollo di significato e farne gesto politico estremo.

(04:27)
Le voci vere sono tutto. Non sei più tra la gente.
    Quindi scorda il tuo lavoro, la famiglia, la guerra.
(04:28)
Le voci sono i santi. Ahimè. Non c’è nulla da fare.
(04:30)
Le voci sono orribili.

Nel verso trasuda il mostruoso dell’esperienza ma, anche, il desiderio di riportare in essere quanto umanamente negato e disperatamente sopportato. Le convulsioni del corpo muto s’intrecciano con la dimensione acuta del vuoto, della minaccia, dell’assurdo, dello strazio, della distopia, dell’annullamento del tempo. La sofferenza esistenziale s’appaia con il dolore cosmico e con un tutt’uno regressivo che raggiunge il nulla vuoto di un’implosione miracolosamente contenuta.

“E la poesia? Quali sono le analogie con la follia? Quanto sono lontane o vicinissime queste due straordinarie sorelle? Entrambe originano da una perdita, da qualcuno o da qualcosa che si trasforma e/o scompare, e questa perdita crea o incrementa il vuoto, gestalticamente è come se il vuoto, divenendo vuoto fertile, … venisse portato in figura…” (Mastropasqua, cit.)

Nella poesia il vibrare delle proiezioni, delle immedesimazioni, delle rappresentazioni di un quotidiano interamente sbarcato a ridosso di una brandina, di una mattonella bianca, di una fredda coperta, quotidiano infilzato in una scossa elettrica, in una molecola, in un vuoto di oggetti sempre inadatti a segnare qualsiasi topologia di luogo, qualsiasi fattezza umana. La dimensione sovversiva della scrittura è nel suo essere: null’altro che il dire l’essere di forme dell’esistente congelate, immobilizzate nel tragico di morse storiche. L’uso di testimonianze alimenta il filone contemporaneo del docu-poetry in cui la testimonianza diviene chiave di scrittura (poesia documentale) per esperire dicibile in parola poetica (come accade per Marija Malinovskaia, qui presentata). La desecretazione di archivi, in Europa dell’Est, ha lasciato emergere il pulsare della vita al di sotto della coercizione.

Le voci a casa mia non le sento solo io
ma anche mia madre mia sorella e mio padre defunto
loro sentono me
che cosa cantano le mie voci
e anche loro hanno le loro voci
lo so per certo
io sento solo le mie voci
mi denigrano perché sono stata la prima
a sentire le voci
chi mi sta accanto vede con i miei occhi
e prova le mie emozioni
succede nella testa degli altri
ma possono spostare l’attenzione
e non vedere quello che vedo io
chi mi sta accanto vede i miei sogni
brutti sogni
mi possiedono in maniere diverse gli extraterrestri
per chi mi sta accanto tutto dipende da questi sogni
loro vogliono osservare questa cosa
le voci

La tendenza documentale (anni ’90) apre questioni su soggetto scrivente, su fragilità dell’identità a ridosso di mutamenti storici epocali, su de-soggettivazione, su frammentazione dell’io: sono queste posture a renderci la possibilità di un incontro autentico con i contenuti di coscienze attraversate da deragliamenti esistenziali. Dimensione della perdita e dimensione del vuoto coniugano la voce acuta dell’abisso, lì dove la dissoluzione di ogni possibile storia personale si liquefa in un anfratto cosmico malamente percolato nell’umano.

22/09/2012
mi hanno dichiarata una bambina
negano la donna in me
li ho capiti così una donna-bambina
non mi sono mai vista così
ero indipendente vivevo allo studentato
mi hanno detto hai delle mani come quelle di una bambina
il tuo linguaggio è come quello di una bambina di cinque anni
parli con intonazioni dure scandite
come ho capito a frasi isola
non sono loquace

La loquacità del Muto Canto si innerva nel silenzio. Fa ricerca in confini estremi. Loquacità lontana da canoni, esprime il disagio di quanto della vita si immette in un testo poetico innervandolo di risposte mancate. Dalla violenza domestica alle vicende storiche, poesia e follia nutrono condizione umana, interrogando.
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Gianpaolo G. Mastropasqua: In Poeti Post 68 Il divieto di accorgersi

Marija Malinovskaja in Traumaturgie a cura di K. Jaworska, M. Maurizio, R. Merlo, Stilo Editrice 2022

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