Lettere a una persona speciale - 74 - Gennaio 2024 - "in piccioletta barca"
Tu sai bene che da lì veniamo tutti, da quel soffio tiepido che ci spinge lontani dalla sorgente come barchette di carta o gusci di noce, nei ruscelli dell'esistenza.
E sai altrettanto bene che non c'è sguardo possibile sul futuro in questo nostro navigare a vista in piccioletta barca (1) per scelta, sì, per bramosia di naufragio.
Nulla, lo sai, è più radicato nelle nostre balbuzienti anime che il desiderio di perdersi in queste eterna notte senza stelle.
Eppure conosci anche il mio canto di ritorno, da te sola forse udito, il mio chiamarti senza sosta dalle cortecce degli alberi e dai muschi dei boschi ove posi il piede con la leggiadria un po' beffarda di una ninfa.
Ne conosci le melodie e i ritmi sincopati e sai che, se canto, è per dirmi vinto, vinto dall'abisso della bellezza sulle mie retine astigmatiche.
Già, io il bello non so metterlo bene a fuoco, e la mia memoria si rivolge sempre più al suono che all'immagine.
Io non posso tornare adesso.
Ora, non posso: lo sai; ho promesso!
Ho promesso di salvare prima quel bimbo – lo vedi in foto il suo sguardo spaurito? – e ogni mia formula, ogni mia nenia e recitazione, è dedicata a placarne il canto di solitudine.
Ma tornerò, anzi torneremo assieme, e ci aprirai la porta e vedrai tra le mie rughe cotte dal sole e sferzate dal vento, la morbida certezza di chi ha ritrovato casa.
Tendimi la mano ora. Il mare si agita (o forse si placa) e la nebbia avvolge l'orizzonte con la seduzione di ciò che si cela.
Ho paura.
Temo la bonaccia più della tempesta e fingo di riconoscere con sguardo esperto, da marinaio, correnti e venti.
Qui, però, nulla è come me lo avevano descritto, nemmeno le stelle.
Tendimi la mano e, ti prego canta, ché io sia guidato dal suono, là dove la mia vista fallace non arriva a trovare approdo.
Canta per me, per quel bimbo, un canto di richiamo e non disfare nessuna tela.
Ci avvolgeremo il sogno del bimbo; prima di fare l'amore.
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NOTA
(1) - Dante Alighieri - Divina commedia Paradiso II, 1-7
«O voi che siete in piccioletta barca, / […] tornate a riveder li vostri liti: / non vi mettete in pelago, ché forse, / perdendo me, rimarreste smarriti. / L’acqua ch’io prendo già mai non si corse»
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