"Metapoesia" - sei poesie inedite di Franca Alaimo con nota di lettura di Sergio Daniele Donati
Franca Alaimo, poeta di lunga esperienza e vita poetica, ci fa oggi dono di alcuni suoi inediti che la poeta stessa raccoglie sotto l'evocativo titolo Metapoesia.
Siamo di fronte a una scrittura dal delicato simbolismo in cui la poeta ci accompagna con tratti di fragilità positiva e senza imposizioni in un viaggio alla scoperta dei luoghi profondi del Sé.
Già nella prima composizione appare evidente un posizionamento della poeta in relazione alla parola che si fa questionamento, domanda, interrogazione.
Di tutta evidenza il richiamo alla narrazione biblica del ritorno della colomba sull'arca di Noè a segnalare la definitiva chiusura e fine del Diluvio, in un certo senso pare che Franca Alaimo qui ci segnali che ciò che andrà narrandoci è legato da un filo conduttore che il lettore stesso dovrà lentamente scoprire.
Le composizioni, numerate dall'autrice in modo sapiente, sono legate come i passi di un pellegrino sulle sabbie di un deserto da una visione in cui, come si accennava sopra, il simbolo non è mai fine a sé stesso ma svolge appieno la sua funzione paradigmatica: segnalare al lettore il poi, l'altrove, il passo successivo.
Tuttavia – e per fortuna – il percorso che la poeta ci indica non è lineare ma, al contrario, contempla cadute, dubbi e incertezze che rendono appunto tanto più umana quanto più avvolgente e sostentativa la sua scrittura.
Il dono, ci dice la poeta, viene sempre restituito e così la ferita risanata, ma l'abbandono diviene nostalgia, perdita, malinconia e crea una sitibonda ricerca di poetico e poi, nella terza composizione, domanda diretta a un chissà chi che, paradossalmente, il lettore sente sempre presente e all'ascolto.
Come possiamo tutti noi abbandonare un sogno che è prigione per la poeta? Come possiamo districarci nella selva dei simboli onirici che ci dettano passi inconsapevoli nella direzione di una perdita, di un ottenebramento di sensi e, ragioni e comprensioni?
La risposta è nella quarta poesia in cui, con verso incisivo e di pensiero Franca Alaimo si (e ci) esorta a vivere della parola un altro senso, un'altra visione: un monito a non perire nel metro, nella misura – pur ben presente in questa sua scrittura – e a cercare un senso/significante nella parola stessa (oseri dire senza che lo dica la poeta "prima che la stessa si manifesti").
Ed è la stessa parola poetica che qui per la poeta si fa argine da un io sin troppo invadente (si legga la quinta poesia) e che, in fondo, è anch'esso figlio di un sonno/sogno ingannatore.
Il finale (nel distico che forma la sesta composizione) è un vero e proprio scoppio, un éclat, una scheggia di luce negli occhi del lettore, alla cui abissale bellezza vi lascio senza troppi miei indegni commenti.
Accenno solo al fatto che mettere in relazione, come sapientemente la poeta fa, mito con infinito, al di là delle evidenti esigenze rimiche, in un certo senso – e in questo una leopardiana memoria mi aiuta – toglie l'infinito stesso da un'idea di staticità alquanto spaventevole e lo colloca in una dinamica di tempo/senza tempo (non è forse in fondo anche questo il Mito?) che rende il movimento stesso della parola una spirale verso il centro del lettore che, torna a rileggere la prima composizione irrorato dall'ensemble dei significanti, nel percorso.
Siamo di fronte a inediti, dunque, dall'estremo valore, che si spera trovino pubblicazione presto, perchè sono degni di irrorarsi del profumo della carta che una pagina online, purtroppo, non potrà mai donare.
Ringrazio pertanto a nome della Redazione tutta Franca Alaimo per il grande dono che ci ha fatto e che, come si dovrebbe fare con ogni dono, siamo felici di condividere con tutti i lettori di queste pagine.
Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati
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Questa sera, nel chiudere la porta,
vidi la mia colomba ritornare
con ramelli di alberi lontani.
Erano segni – pensai ‒ da interrogare,
ma lei, già sazia del viaggiare,
nascose il segreto tra le ali.
II
vidi la mia colomba ritornare
con ramelli di alberi lontani.
Erano segni – pensai ‒ da interrogare,
ma lei, già sazia del viaggiare,
nascose il segreto tra le ali.
II
Ciò che ho donato
tu me lo hai ridato.
E quello che ho turbato
l'angelo ha risanato.
Ma quanto per sempre ho abbandonato,
vaso è diventato della nostalgia
acqua profonda e sete illimitata
che mentre sazia affuoca la poesia.
III
tu me lo hai ridato.
E quello che ho turbato
l'angelo ha risanato.
Ma quanto per sempre ho abbandonato,
vaso è diventato della nostalgia
acqua profonda e sete illimitata
che mentre sazia affuoca la poesia.
III
Se come freccia fuggendo la Parola,
da parte a parte trapassa la mia gola
perdendo in troppa foga tutti i suoni,
come farò a lasciare la prigione
di un muto sogno ricolmo di visioni?
IV
Se la parola spalanca la tua porta
mentre obliosa tu vivi senza scorta,
guarda che il suo assedio non sia morte.
E dunque non lasciarti a cuore nudo:
con rime e metri forgiati uno scudo
adatto a dominar suo sguardo crudo.
V
da parte a parte trapassa la mia gola
perdendo in troppa foga tutti i suoni,
come farò a lasciare la prigione
di un muto sogno ricolmo di visioni?
IV
Se la parola spalanca la tua porta
mentre obliosa tu vivi senza scorta,
guarda che il suo assedio non sia morte.
E dunque non lasciarti a cuore nudo:
con rime e metri forgiati uno scudo
adatto a dominar suo sguardo crudo.
V
Posso dire “io” nel sonno più profondo
e dove vive, separato, il mondo?
Mi dissero che il grillo cantò ancora
e che perla rosata fu l'Aurora.
Ma io non ero qui e non ero questa:
azzurra cerva in vivida foresta.
Perché è così stupita la memoria
nel raccontarmi la sua antica storia?
VI
O contraddetto amor dell'infinito
che fantasia sposando torni mito.
e dove vive, separato, il mondo?
Mi dissero che il grillo cantò ancora
e che perla rosata fu l'Aurora.
Ma io non ero qui e non ero questa:
azzurra cerva in vivida foresta.
Perché è così stupita la memoria
nel raccontarmi la sua antica storia?
VI
O contraddetto amor dell'infinito
che fantasia sposando torni mito.
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NOTA BIOBIBLIOGRAFICA
Franca
Alaimo
esordisce come poeta nel 1991 con Impossibile
luna
(Antigruppo
Siciliano), a cui seguiranno altre sillogi, le più recenti delle
quali: Elogi;
sacro cuore
(Ladolfi
Ed.); Oltre
il bordo (Macabor
2020), 7
poemetti (InternoLibri
2022), Pentru
Altundeva
(Cosmopoli,
2022); 100
poesie (peQuod
Ed.,2024).
Ha lavorato nella redazione delle riviste: L’involucro,
Spiritualità
& Letteratura,
La
Recherche.
Ha pubblicato saggi su Rescigno, Luisi, Loi ed altri poeti. È
presente in molte antologie, riviste e storie della letteratura
(Insulari.
Romanzo della letteratura siciliana,
a cura di S. Lanuzza, Stampa Alternativa, 2009). Nel 2018 ha curato
con A. Melillo l’antologia L’eros
e il corpo (Ladolfi).
È
autrice di tre romanzi: L’uovo
dell’incoronazione (Serarcangeli),
Vite
Ordinarie,
(Ladolfi); La
gondola dei folli
(Spazio
Cultura). Nel 2020 le edizioni Macabor le dedicano una monografia. È
stata inserita in Dizionario
critico della poesia italiana
(1945-2020),
a cura di M. Fresa (Società Editrice Fiorentina, 2021) e in
Contemporary
sicilian poetry (curatori
A. Ilievska e P. Russo, Italica Press, New York, 2023). Gestisce la
rubrica “Fulgore e poesia” per la rivista letteraria
“L’estroverso”,
diretta da Grazia Calanna. Dirige
per la casa editrice Ilglomerulodi sale di Gaetano Giuseppe Magro la
collana di poesia “La rosa del guardare”.
________
[N.d.R. - Delle poesie di Franca Alaimo sono state già pubblicate su queste pagine. Le potrete trovare e leggere a questo link]
Grazie ❤️
RispondiEliminaRingrazio io di cuore
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