Benvenuti a Figuracce retoriche 2025! Il nostro viaggio proseguirà alla scoperta di altre figure retoriche, ma prima di far questo, vorrei voltarmi indietro per un piccolo ripasso facendo un gioco che, chi segue la rubrica da tempo, già conosce. Riguarderemo alcune figure retoriche da un punto di vista differente: le visualizzeremo facendoci aiutare da opere pittoriche famose.
Invece di ascoltarle e leggere, le osserveremo.
METAFORA (link all'articolo sulla Metafora
) La figura retorica più semplice da
accostare all’arte è la metafora; dato che la maggior parte delle
opere esistenti utilizza il linguaggio dell’arte per esprimere
concetti che vanno oltre all’immagine rappresentata, ci sarebbero
milioni di esempi, ma tra tutte ne scelgo una fuori dai canoni
classici europei: “La grande onda di Kanagawa”, una
xilografia di Katsushika
Hokusai datata al 1830 c.ca. In questo periodo l’artista si trovava
in un periodo della sua vita particolarmente complicato, angustiato
da problemi di salute ed economici. Ecco che questa gigantesca onda
diviene metafora della potenza della natura, che può dar vita, ma
che, nella sua onnipotenza può toglierla in un istante. L’acqua è
l’elemento indispensabile alla sopravvivenza umana. L’onda, mai
immobile, mai uguale a sé stessa diviene simbolo del moto perpetuo
dell’essere e del divenire, un cambiamento che l’uomo non può
fermare.
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La
grande onda di Kanagawa, Katsushika Hokusai (1830) |
SINESTESIA (non ancora
trattata in rubrica)
Una delle mie figure preferite;
quindi, perché non accostarla a uno dei miei dipinti preferiti? Ecco
che la “Notte stellata” di Van Gogh ci regala, nel movimento
delle sue pennellate, la sensazione di sentire il vento che muove i
cipressi, il pulsare delle stelle, l’odore dei campi. Possiamo
udire e toccare con lo sguardo grazie alla capacità di Van Gogh di
collegare ogni nostro senso.
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La
notte stellata, Vincent Van Gogh (1889) |
OSSIMORO (link all'articolo sull'Ossimoro)
Affido
la rappresentazione dell’ossimoro a questo magico dipinto di
Magritte, che definirei un ossimoro visivo. È notte sulla strada e,
per illuminare la casa serve la luce di un lampione; all’interno,
al secondo piano le luci sono accese, eppure… il cielo è azzurro,
nella parte superiore del dipinto è giorno e questa luce naturale
permette di rendere ancor più cupa la parte sottostante. È una
notte luminosa, o un giorno buio, è notte, è giorno ed è subito
ossimoro.
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L’impero
della luce, Renè Magritte (1954) |
IPERBOLE (link all'articolo sull'Iperbole)
Esagerazione. Anche l’iperbole è
una figura retorica che si presta a essere rappresentata, ho fatto
vari esempi nell’articolo che trovate al link qui sopra, accennando
alle figure di Botero, all’architettura di Gaudì, e a tutto il
barocco, ma oggi devo scegliere un solo dipinto: il ritratto di Lunia
Czechowska di Modigliani. In questa, e in molte delle sue opere,
l’artista esagera la lunghezza del collo delle modelle. Questo è
l'espediente che Modigliani usa per elevare questa parte anatomica
elegante e discreta a simbolo di bellezza ed eros femminile.
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Ritratto
di Lunia Czechowska, Amedeo Modigliani (1919) |
ALLITTERAZIONE (link all'articolo sull'Allitterazione)
E ora, come poter rappresentare la
figura retorica di suono per eccellenza con un dipinto?
Allitterazione: ripetizione di suoni. Ecco che accorre in mio aiuto
Giacomo Balla, pittore tra i maggiori esponenti del futurismo. Nel
suo dipinto “Bambina che corre sul balcone”, Balla usa
l’espediente della ripetizione per dar vita al movimento.
Immaginiamo ora ogni punto di colore come fosse una lettera, ecco che
sentiamo l’allitterazione di questo straordinario dipinto.
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Bambina che corre sul balcone, Giacomo
Balla (1912) |
ADYNATON (link all'articolo sull'Adynaton)
Adynaton, la figura
dell’impossibile. Per rappresentarla ho scelto un dipinto di
Chagall. Gli esseri umani non volano, ma nei sogni, nell’arte e in
poesia tutto è possibile. Fatevi un regalo: ricordatevi quando è
stata l’ultima volta che avete volato tra le braccia di qualcuno.
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Sulla
città, Marc Chagall (1918) |
CLIMAX E ANTICLIMAX (link all'articolo su Climax
e Anticlimax)
Per queste due figure retoriche
porto in scena un unico dipinto di Gustav Klimt: Le tre età della
donna. Scelgo di rappresentare entrambe le figure nonostante siano
l’una il contrario dell’altra, perché questa opera, capace di
ipnotizzare, parla di evoluzione, di un crescendo dell’età
evolutiva, ma si sa, gli anziani in fondo tornano bambini, così, a
seconda del punto di vista abbiamo un climax e un anticlimax.
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Le tre età della donna, Gustav
Klimt (1905) |
ANTITESI (link all'articolo sull'Antitesi)
Contrapposizione. Per questa figura
ho scelto un dipinto di Manet, nel quale verrebbe da pensare che io
veda questa figura retorica nel soggetto (la giovane donna al
bancone) e nella sua immagine specchiata di spalle, invece, qualcosa
di più sottile fa sì che io abbia associato all'antitesi questo
dipinto: se entriamo nell’atmosfera, se guardiamo l’immagine
riflessa nella quale si intravede il locale pieno e facciamo caso
alle bottiglie in primo piano, sembra che tutto suggerisca un clima
di festa e spensieratezza, ma tutto questo è in totale contrasto con
l’espressione della giovane donna.
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Un bar aux Folies Bergère, Edward
Manet (1881) |
SINEDDOCHE (link all'articolo sulla Sineddoche
)
Una parte per il tutto, il tutto per
una parte. Qui non ho potuto fare a meno di pensare a una classica
rappresentazione di Dio. Dalla Basilica di Santa Maria Maggiore,
l’occhio di Dio, una parte per il tutto, quel Dio a nostra immagine
e somiglianza che veglia su di noi. Viene rappresentato un solo occhio
eppure intuisce la sua presenza con tutto il suo essere infinito.
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Basilica
Santa Maria Maggiore (particolare)
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POLIPTOTO (link all'articolo sul Poliptoto)
Come ultima figura di oggi, il
Poliptoto: ripetizione
che avviene coniugando o declinando un elemento in modi differenti.
Chi meglio di Andy Warhol? In particolare ho pensato immediatamente
ai ritratti di Marilyn
Monroe, stesso viso, stessa immagine, ma in questa opera il colore
e i differenti accordi cromatici delle
varie icone modificano l’impatto visivo ed emotivo.
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Marilyn Monroe, Andy
Warhol 1967 |
Questo viaggio delle nostre
figuracce retoriche nell’arte per oggi termina qua.
Alla prossima!
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