Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 08 - Teshuvà

 

TESHUVÀ
(La nuova scelta di Giuda)
Tratto da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019)

Allora Giuda gli si fece innanzi e disse […]: «[…] Abbiamo un padre vecchio e un figlio ancora giovane natogli in vecchiaia, il fratello che aveva è morto ed egli è rimasto l’unico figlio di quella madre […]. Ora, lascia che il tuo servo rimanga al posto del giovinetto […] e il giovinetto torni lassù con i suoi fratelli! […]»” (Gn 44,18.20.33).

Spogliammo, vendemmo
il fratello
più amato.
Da allora il passato è sospeso:
è l’eco
dell’ultimo siclo
che non tocca terra.
Un tranello
un cadere infinito.

Ma il vuoto di un tempo
esige il suo suono.
Il potente reclama
di noi
l’innocente, il solo rimasto.

Fratelli, fermate
la fame del pozzo!
Ch’io prenda il suo posto
e risani lo squarcio.


È il salto a ritroso, il ritorno
in fondo alla cisterna
il costo
per uscire dal passato.
Solo allora
l’argento sfiora il suolo.

Il futuro
è calarsi nel buio
una seconda volta:
tra i denti
una nuova risposta.

Vedi, padre,

io sono finalmente
la mia scelta.

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NOTA DELL'AUTRICE

Perché è proprio Giuda a dare il nome al giudaismo? Come Abramo e Giacobbe-Israele, da cui derivano gli altri due appellativi del popolo (“ebreo” e “israeliano”), Giuda insegna che è possibile diventare altro da ciò che in origine si è.
Qual è la trasformazione di Giuda? È il passaggio dall’essere ingiusto all’essere giusto, dalla codardia alla responsabilità. 
All’inizio Giuda, come gli altri fratelli, è geloso di Giuseppe, che il padre Giacobbe predilige, perché figlio, insieme a Beniamino, della sua sposa preferita, Rachele. Giuda convince i fratelli a vendere Giuseppe, dopo averlo calato nella cisterna. Anni dopo, in Egitto, dove si recano per comprare grano in tempo di carestia, i fratelli incontrano di nuovo, senza riconoscerlo, Giuseppe, diventato nel frattempo gran visir. Giuseppe escogita un tranello per metterli alla prova. Accusando di furto Beniamino, il fratello minore, afferma che dovrà rimanere schiavo in Egitto. Sarà allora che Giuda chiede di prendere il posto del più giovane (l’unico innocente), essendosi fatto suo garante davanti al padre ormai anziano.
Giuda è colui che riconosce l’errore commesso (come avverrà in seguito in un’altra vicenda relativa a sua nuora Tamara), abbandona il vecchio sé, sposta con coraggio il baricentro delle proprie azioni e se ne assume la responsabilità. Egli non è più vittima delle sue pulsioni - invidia, gelosia, paura -, ma è artefice del proprio destino, grazie alla scelta osata in difesa dell’altro, grazie al suo farsi “garante” per un altro. Giuda è capace di operare la “Teshuvà”, il ritorno al bene dopo il male compiuto.
Il termine “yehudi” è anche legato alla radice del verbo “léhodot”, che significa ringraziare e riconoscere. Dunque “riconoscenza/ riconoscimento”: riconoscenza per ciò che si ha (e che si è ricevuto in dono), ma anche riconoscimento delle proprie mancanze. In questa riconoscenza/riconoscimento c'è la consapevolezza che siamo tutti in divenire, in cammino, in perenne cambiamento verso un altrove migliore che forse non è mai del tutto raggiungibile. Nel procedere, a volte è necessario un ritorno sui propri passi, una re-visione delle proprie azioni, un calarsi nel buio una seconda volta per poi scoprire la luce in maniera nuova. Più profonda sarà la discesa, più urgente e forte sarà la spinta a riemergere. 
E più luminosa, nella Teshuvà, si mostrerà la scintilla che riaffiora.


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La video-poesia 
di Raffaela Fazio

[NDR] - altre poesie di Raffaela Fazio tratte “Midbar” (Raffaelli Editore, 2019) sono apparse sulle nostre pagine con nostro grande piacere ed onore. Qui sotto l'elenco delle uscite:







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