(Redazione) - Anfratti - 01 - L'arte di chiudere gli occhi
di Alessandra Brisotto
A Francoforte, sulle rive del fiume Meno, nel 1219 iniziò la costruzione della piccola chiesa di St. Leonhard. Data la mancanza di spazio in lunghezza l’edificio allargò il proprio respiro ai lati, tanto che mi ricorda un pasticcino, un bignè, un qualcosa di paffuto ed allettante.
Ogni domenica, dopo una piacevole passeggiata lungo un viale alberato, accanto a dei negozi naturalmente chiusi e rispettosi del silenzio dovuto, attraverso un ponte sempre fedele al vento e ai grattacieli che vi si affacciano dall’altra parte, dalla parte della chiesa, entro in questo piccolo gioiello di affreschi, dipinti, voci, e viaggio.
Anche oggi saluto l’anziano signore che risoluto attende l’inizio della Messa per chiedere l’elemosina. Lo ringrazio per aver accettato una moneta, passata di mano in mano migliaia di volte, per pochi istanti mia.
La chiesa è ricolma di gente, di adulti, bambini, anziani e altri, che non vedo veramente, perché non li guardo.
Un violinista, un flautista e un tenore. L’organista. Tutti in alto.
Ho cominciato a non vedere più nulla.
Che bello, essere in balia di una breve cecità, di un’energia straordinaria che fa viaggiare chissà dove, per qualche eternità.
Ho chiuso gli occhi con la consapevolezza di spalancare lo sguardo al di sotto della crosta terrestre e al di sopra dell’ottavo cielo, ricongiungendo dall’alto i desideri più elevati con i più bassi, le azioni ridicole e disumane con gli atti di valore e di profonda umanità. Sono scappata dalla fuga, andata incontro all’incontro mai banale con me stessa, con la persona che mi è passata davanti allo specchio pochi attimi fa e quella che in questo istante si muove e vive dentro di me.
Ho chiuso gli occhi con la consapevolezza di ricordarmi di tutto e dimenticare tutto, nello stesso istante in cui le ciglia, sipario perennemente aperto e chiuso, riaprono alla vita, riaprono allo spettacolo, alla recitazione a “La Messa è finita”.
❤️❤️❤️
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