(Redazione) - Estratto (con nota di lettura) dalla raccolta "Cucina Vigliacca - Ricette per rimanere in vita" (Affiori ed., 2024)

 


È sempre un piacere poter andare all'incontro di una poesia capace allo stesso tempo di farsi testimone di un'intrinseca sua ironia e, allo stesso tempo, di veicolare nella mente del lettore riflessioni e pensieri dal contenuto serio. 
Ed è questa, in fondo, la funzione precipua dell'ironia applicata alla scrittura e, in particolare, alla poesia.
Anni fa un maestro di pensiero mi chiese, per l'appunto quale fosse a mio avviso lo scopo di una battuta ironica.
Di fronte al mio sorriso imbarazzato -  non avevo una risposta pronta a portata di mano - mi guardò e sorrise e poi aggiunse: "Poco importa se non hai risposte, la domanda ti aprirà varchi inimmaginati, soprattutto se saprai  cogliere il lato ironico in ogni cosa".
Poi prese un pacco che aveva sul tavolo, ne strappo l'involucro di carta, ne guardò il contenuto e rise.

Ecco cosa fa l'ironia: spezza, lacera, apre le coperture della vita ma solo per capire cosa c'è dentro, di lato, sopra, attorno: in altre parole, per permettere un vuoto creativo. 
Essere ironici significa essere laterali ma sempre in contatto, mai completamente in conflitto, saper, in altri termini, mantenere un rapporto umano e di relazione costruttiva con l'altro. 
La scrittura ironica è una scrittura mai del tutto divergente, semmai divaricante e capace di mostrare un qualcosa in più che non nega, ma accoglie in un sorridente abbraccio, l'altro da sé.

La raccolta  "Cucina Vigliacca - Ricette per rimanere in vita" (Affiori ed.,-marchio di Giulio Perrone ed., 2024), di Stefano Tarquini, che oggi siamo felici di proporvi in estratto è densa di contenuti ironici e, proprio per questo di pensiero, pur parlando di una quotidianità che si coglie già dal titolo - cosa mai esiste di più quotidiano di una cucina?

Sono poesie, come sopra si diceva, laterali che vanno lette "di taglio", con uno occhio sul testo e l'altro poco più in là (o poco prima, o poco dopo, sopra, sotto...vedete voi), per permetterci (e finalmente ci si può concedere una libertà) di sorridere non solo dei contenuti ma anche, e soprattutto, del ruolo che l'altro da noi riveste nella nostra vita.
Tarquini sembra tracciarci linee poetiche che dicono le cose come sono, come stanno nello spazio e nel tempo, ma nel farlo lascia sempre aperta, al di là della descrizione di un "paesaggio umano evidente" dei contorni sfocati, in cui il lettore è invitato a mettere i propri contenuti.
Anche questa, nell'accezione che spiegavo sopra, è un'operazione intimamente ironica, di apertura e strappo del testo per svelarne i meccanismi di funzionamento. 
Non è un'ironia che provoca effetti dirompenti nel corpo del lettore, ma una sorta di pizzicotto, specie quando arriva ai finali di poesia, che gli provoca una increspatura del labbro, o una sottile alzata di sopracciglio, per lo stupore.

Ve ne consiglio la lettura vivamente, perchè è una lettura che, anche quando sferza, vivifica, un po' come il vento freddo in faccia d'inverno...pizzica un po' ma lo fa per il tuo bene.


Per la Redazione de Le parole di Fedro
il caporedattore - Sergio Daniele Donati

__________
ESTRATTO DALL'OPERA


Educazione

Splendiamo di un buio feroce
stilando una retta in tre punti
le viscere innescano il vuoto
al netto del tuo disincanto.

Corona

Perderai ancora tempo con le bolle di sapone,
con la pace bipolare e gli adesivi di liquirizia,
riguardando foto senza vestiti,
avvolta da petali corroboranti,
d’irrequiete vendette e mimose,
dei numeri che non vuoi chiamare.
Spendi le tue energie in un colpo solo
stappando una Corona con i denti,
mentre le tessere del domino cadono una dopo l’altra,
sistemate in cerchio per non poter fuggire.
La pioggia intanto allaga gli avamposti,
sconfitte considerevoli, in questo pomeriggio nucleare.

Angostura

saltellano reietti
per òbsoleta fase
ricordano magrezze
valzer di angostura
mistificano scettri
ratti alla catena
scadono a sonagli
grassi Cassavetes

Ghigliottina

portami su un pianeta uterino
dietro serrande socchiuse cobalto
dove sanguina peste analgesica
e abbaiano diesel su asfalto
mostrami la ghigliottina
dove hai atteso per allontanarmi
la casa pineale è annegata
la testa tagliata è la tua

Prisma

Con barbari inneschi danzeremo,
tra gli spicchi di un sole liminale.


__________
NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE
Stefano Tarquini è nato a Roma il 28 giugno 1978, e risiede a Guidonia. È talent scout letterario presso Read(y), programma radiofonico di Radio Kaos Italy, editor di poesia presso la rivista e casa editrice Super Tramps Club, ideatore e conduttore del festival di poesia Argini, e del format streaming sulla poesia italiana Sour Poetry. È, altresì, direttore artistico del festival di musica indipendente Pecora Nera Festival, nonché voce presso i Palkosceniko al Neon e presso il gruppo spoken word L’Amorte
Organizza laboratori di poesia nelle scuole, in case famiglia e nelle carceri.
Le sue poesie sono apparse su Specchio di Repubblica (a cura di Maurizio Cucchi), Limena Pastiche, Versolibero, Suite italiana, Asterorosso, La seppia, Intermezzo Rivista, Di sesta e di settima grandezza, Poetry Factory, Scemo Magazine, Leggere Poesia, L’Ottavo, Poesia Ultracontemporanea, La rosa in più, Poeti dal parco, Transiti Poetici, Cartoline Volanti, Scarceranda 2021 e Scarceranda 2022.
I suoi racconti sono stati pubblicati su Romanagua, Voce del verbo rivista, Racconti dal crocevia, Smezziamo, Birò, Tremila Battute, Mannitòlo, L’incendiario, Sulla quarta corda, Quaerere, Dowtobacker, In fuga dalla bocciofila, Eisordi Rivista, Super Tramps Club, Mirino, Multiperso, Senza Dieci, Madre, Turchese, Fumo - Rivista letteraria, La nuova carne, Topsy Cretts e L’equivoco.
Ad agosto 2021 ha pubblicato la sua prima silloge poetica, “I giorni furiosi”, per Transeuropa Edizioni.
A novembre 2021 e a giugno 2022 ha pubblicato, rispettivamente, i volumi 1 e 2 della raccolta di racconti “Irrequiete” per Another Coffee Stories.
stampa la pagina

Commenti