Quattro poesie di Nicola Vacca - con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

 
Nicola Vacca ritratto da Gaetano Del Mauro

Nicola Vacca è poeta e critico letterario conosciuto e dalla vitalità espressiva indubbia. 
Siamo molto lieti di poter pubblicare su Le parole di Fedro quattro sue poesie dedicate al grande maestro Thomas Bernhard e a delle riflessioni sul secolo scorso: il Novecento. 
Le poesie ispirate a Bernhard, con un sapiente "gioco sui titoli" di alcune fra le sue principali opere, tracciano un dialogo senza risposta con il grande autore, in cui sono evidenti le tracce di una profonda riflessione sull'intera sua opera. 
In particolare nella prima, dal titolo Estinzione, il poeta sembra volerci significare quanto emerge spesso anche nella mente e nel cuore dell'attento lettore di Bernhard: una sorta di agghiacciante consapevolezza che le sue parole siano le ultime possibili su un mondo in dissoluzione che, per forza di cose, non può che essere descritto che con la lingua dell'ossessione quasi asmatica.

Dopo aver letto Bernhard non ci resta che un muto gelo nelle ossa e la consapevolezza dell'inutilità di ogni ulteriore dire, quasi che le parole stesse dell'autore austriaco rappresentino gli ultimi rantoli creativi di un "umano destinato all'estinzione" o, come nella seconda poesia, a una soccombenza afona.
Cosa resti poi, dopo quel gelo, il poeta lo descrive bene nelle successive composizioni dedicate al Novecento, che si legano alle prime sia per atmosfere evocate che per registro riflessivo e di pensiero. 
Già, perchè sinché era possibile, pare suggerirci il poeta, affidarci anche alla sola ossessione del dire, restava vivo un refolo – non tanto di speranza – ma di suono possibile, di espressione, benché vaga.

Nel dopo, invece, sussiste solo il plauso al nulla e nemmeno il fuoco fatuo di un annuncio di un possibile futuro. 
Tutto si chiude per il poeta nel senso di una perdita che la fine del Novecento annuncia senza scampo possibile, né possibile rifugio in una idealità, nemmeno posticcia. 
Anzi, volendo fare iperbole del pensiero espresso da Nicola Vacca, dopo l'ansia del Novecento, rimane una calma mortifera che si manifesta in un palcoscenico impolverato con un pubblico di lacchè plaudenti a chissà cosa. 

L'ansia di un progetto fallito – quello del Novecento, di cui Thomas Bernhard è stato forse involontario epigono – si è trasformata, nella visione del poeta, in un disastro, di cui i più non si rendono conto perchè troppo presi ad assistere allo spettacolo circense di un nulla evanescente.
E la poesia di Nicola Vacca, per paradossale che possa sembrare, non è qui poesia di denuncia, ma di semplice constatazione di un processo di dissoluzione, di estinzione, ormai irrevocabile di fronte al quale non esiste ribellione possibile, come spesso lo stesso Bernhard ci pare suggerire. 
Cosa resta dunque a chi assiste a questo mesto spettacolo?

Il poeta non lo dice, ma pare a me, che lo leggo e che ne leggo le linee espressive, che resti almeno la postura, la schiena dritta e la dignità di chi rifiuta di distogliere lo sguardo dalla dissoluzione del senso per poter(si) almeno dire: "fino all'ultimo respiro io sono restato ad assistere alla fine del mio mondo".
Una poesia, quella di Nicola Vacca, non certo leggera; una poesia-pietra che constata e non tira somme, perchè non c'è ormai più nessun conto da chiudere.

Una poesia per chi vi scrive coraggiosa, proprio perchè non fa di una falsa speranza la coperta con la quale fuggire nel sonno (il sogno sarebbe altra cosa) dell'incoscienza. 

Per la redazione de Le parole di Fedro
Il caporedattore -  Sergio Daniele Donati

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L’estinzione

L’estinzione
è quando ci accorgiamo
che pochi ce la faranno
in questa sotto specie umana
che siamo diventati nell’impostura.
L’atmosfera è carica di ossessioni.
di fantasmi e inquietudine.
Il ritmo è affannato
nel niente subiamo un contagio
stiamo finendo in un abisso
ogni giorno è un veleno.

Thomas Bernhard è entrato
nell’atrio freddo e luminoso della fine
estinzione è l’ultima parola
che ha messo in un romanzo
prima di andarsene per sempre.

A noi di tutto questo
resta un gelo nelle ossa.


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Parole dal freddo della terra
A Thomas Bernhard

Oggi fa freddo
domani pure.
Non usciremo vivi
da tutto questo gelo
che assalta le coscienze.
Come testimone avremo il perturbamento
mentre camminiamo
soccombenti verso l’estinzione.

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Novecento

Tra le speranze infrante
e le fedi vanificate
ci siamo giocati il Novecento.
Adesso si ride e si applaude
un nulla che è diventato impero del niente.
All’orizzonte nessuna epoca annuncia uno splendore.
Quello che abbiamo fra le mani è un tempo
di bassa macelleria e di altissima miseria.

Il nome affonda nel chiasso
l’essere umano pure.

Addosso solo polvere da palcoscenico
e un esercitò di lacchè con una morale da commedianti e servi.


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Senza Novecento dal progetto al disastro

Cataste di un niente
nella polvere dei giorni
l'accumulo di illusioni
ha ridotto questi anni
a un dipinto materico
il tema è la decomposizione di un gesto.

Senza Novecento
dal progetto al disastro
il passo è stato breve.

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NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE

Nicola Vacca è nato a Gioia del Colle, nel 1963, laureato in giurisprudenza. È scrittore, opinionista, critico letterario, collabora alle pagine culturali di quotidiani e riviste.
Svolge, inoltre, un’intensa attività di operatore culturale, organizzando presentazioni ed eventi legati al mondo della poesia contemporanea. Dirige la rivista blog Zona di disagio. Ha pubblicato: Nel bene e nel male (Schena,1994), Frutto della passione (Manni 2000), La grazia di un pensiero (prefazione di Paolo Ruffilli, Pellicani, 2002), Serena musica segreta (Manni, 2003), Civiltà delle anime (Book editore, 2004), Incursioni nell’apparenza (prefazione di Sergio Zavoli Manni 2006), Ti ho dato tutte le stagioni (prefazione di Antonio Debenedetti, Manni 2007) Frecce e pugnali (prefazione di Giordano Bruno Guerri, Edizioni Il Foglio 2008) Esperienza degli affanni (Edizioni il Foglio 2009), con Carlo Gambescia il pamphlet A destra per caso (Edizioni Il Foglio 2010), Serena felicità nell’istante (prefazione di Paolo Ruffilli, Edizioni Il Foglio 2010), Almeno un grammo di salvezza (Edizioni Il Foglio, 2011, nuova edizione L’Argolibro editore 2018), Mattanza dell’incanto ( prefazione di Gian Ruggero Manzoni, Marco Saya edizioni 2013), Sguardi dal Novecento (Galaad edizioni 2014) Luce nera (Marco Saya edizioni 2015, Premio Camaiore 2016), Vite colme di versi (Galaad edizioni 2016), Commedia Ubriaca (Marco Saya 2017), Lettere a Cioran (Galaad edizioni 2017), Tutti i nomi di un padre (L’Argolibro editore 2019), Non dare la corda ai giocattoli (Marco Saya edizioni 2019), Arrivano parole dal jazz (Oltre edizioni 2020), Muse nascoste ( Galaad edizioni 2021), Un caffè in due (A&B Editrice 2022), Libro delle bestemmie (Marco Saya edizioni 2023), Mi manca il Novecento (Galaad edizioni 2024 ), Abbiamo tutti bisogno di un amico fragile (Qed edizioni 2024)

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