(Redazione) - Elogio dell'aforisma di Donato Di Poce

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A Maurice Blanchot

“L’uomo senza scrittura
È un uomo senza vita e senza qualità.
La scrittura ci porta sempre lampi di vita, lampi di verità”.
Donato Di Poce

Un po’ di Storia

Gli aforismi nascono nell’antica Grecia, come una raccolta sulla conoscenza medica. Nel corso del tempo sono diventati una sorta di genere letterario, oltre che una moda che nei social network ha trovato la sua massima espressione.
Il nome aforismi è nato insieme all’opera di Ippocrate che portava proprio questo titolo. Si parla di un’opera che risale al 460 a. C. circa ed è fatta di frasi che intendevano riassumere in poche semplici battute quelle che erano le conoscenze mediche dell’epoca
Nel mondo antico ci si riferiva gli aforismi come ai pensieri che erano stati già espressi dall’imperatore Marco Aurelio nell’antica Roma.
Dopo un periodo di silenzio e di quasi scomparsa, l’aforisma ritorna nel 600 in Francia. Queste frasi diventano nuovamente una forma letteraria grazie a Blaise Pascal che le utilizzano nel triangolo di Tartaglia, ma anche grazie a quelli che erano i principi del giansenismo, seguito dal filosofo con insistenza. Anche le massime di Francois de La Rochefoucauld sono un esempio di aforismi che risalgono allo stesso periodo e che hanno mantenuto alto il nome di questa forma letteraria così antica.
Con Friedrich Nietzsche e ai suoi aforismi nell’Ottocento, si ha un esempio fulgido di questa forma letteraria che viene portata avanti fino a 900 con autori illustri come Lec, Krauss, Flaiano, Canetti, Kafka, Ceronetti, Fratini.

Struttura, evoluzione e nomi dell’aforisma

Ecco cosa scriveva in proposito un giovane studioso di aforismi (Fabrizio Caramagna), nel 2010:
Gomez de La Serna non chiama i suoi aforismi con il nome di “aforismi, ma con il termine “greguerias”. Antonio Porchia con il termine di “voci”, Augusto Roa Bastos con il termine “metaforismi”, Donato Di Poce con “poesismi”, etc. C’è chi chiama i suoi aforismi con altri termini come “note, algoritmi, annotazioni, variazioni, impronte, navicelle, asterischi, numeri (numeros), schegge, frammenti, trucioli, antifrasi, paradossi, intermezzi, miscellanee, euforismi, afasie, linee, bazzeccole, disjecta membra, asterischi, frantumi, short, minorìa, scolii, minime, quadri, emblemi, repliche, parodie…” (L’elenco è davvero lunghissimo, infinito direi).”

Elogio dell’Aforisma

Umberto Eco, a proposito di uno dei più bei libri di Aforismi mai pubblicato, (S. J. Lec “Pensieri Spettinati”, Bompiani, 1984), scrisse: “…un libro che si recensisce (e si raccomanda) leggendolo ad alta voce”, evidenziando con una girandola scoppiettante di citazioni, i bagliori di alcuni aforismi scelti a caso.
Con questo gesto linguistico metteva in risalto le caratteristiche più evidenti di ogni aforisma e cioè l’effetto sorpresa e la dimensione ludica. Ma c’è stato un altro aspetto fondamentale dell’Aforisma che solo il genio di Karl Krauss poteva esprimere:

L’Aforisma non coincide mai con la verità; o è una mezza verità o una verità e mezzo”.

C’è in questo aforisma la rivelazione di un surplus linguistico-esistenziale, una metafora significante, la scelta della brevità come conquista e come scelta stilistica; l’elevazione ad uno status letterario autonomo, la determinazione di un vero e proprio “genere”.
Ma ciò nonostante ancora oggi, molti letterati, scrittori, poeti, snobbano l’Arte dell’Aforisma considerandola “minore” confondendo la “brevità” con mancanza di strumenti linguistici e poetici; dimenticando che questo genere già nel ‘600 ha conosciuto momenti di splendore con Gracian, Pascal, La Bruyère, rafforzando ancora di più il suo fascino nell’800 con Wilde, Schopenhauer e Nietzsche, affermandosi definitivamente nel ‘900 con scrittori Europei di fama mondiale come Kraus, Canetti, Cioran, Lec, senza dimenticare le esperienze di autori Italiani quali Flaiano, Ceronetti, Morandotti, Merini, Casiraghi).
Più profondo di un proverbio cinese, più divertente di una barzelletta, più acuto di una massima, più interessante di un motto, più festoso di un calembour, più arguto di un paradosso, l’Aforisma supera e compendia tutti questi modelli rispondendo alle esigenze, foniche, sintattiche e figurali. Ci sono Aforismi più “leggeri” di una poesia e più “profondi” di un trattato filosofico.
L’Aforisma è scintillante, apre le porte della sorpresa e della meraviglia; è inoltre il miglior antidoto alla noia, all’Arcadia, all’ermetismo, all’inconsistenza linguistica ed emozionale di troppi scrittori; l’Aforisma spalanca le porte della fantasia e dell’invisibile.
Vorrei concludere questo breve Elogio dell’Aforisma evidenziando come nel ‘900 si sia arricchito di venature espressionistiche (vedi certe gergalità dialettali confluite nel genere) oltre alla scelta marginale e Underground di Bukowski; di pastiche linguistici che ricordano la tecnica pittorica delle Combine Painting di Rauschenberg, l’atteggiamento filosofico e poetico di recupero e contaminazione del quotidiano, tipici della Pop Art( non a caso i Diari di Warhol sono una miniera di Aforismi).
Ma la vera forza di ogni Aforisma è nei contenuti (dall’Eros alla Letteratura, da Dio all’Anima) e nella capacità di fotografare il grado di inciviltà del contemporaneo, mettendo alla berlina i vizi e le volgarità di una civiltà in disfacimento.
Esemplare è anche la capacità di trasgressione e di eresia; di pensare per opposti, di capovolgere culture e luoghi comuni, di spettinare i pensieri di spiriti liberi e geniali.
L’Aforisma diventa allora quasi una necessità, una terapia sociologica contro il cinismo della civiltà contemporanea, un drenaggio esistenziale, una catarsi linguistica in risposta all’ingolfamento multimediale in atto, al parlarsi addosso senza comunicare.
Queste briciole esistenziali, diventano il cibo per l’anima di chi ha ancora il vizio di pensare, di guardare al futuro e di sbagliare con le proprie idee.

L’Aforisma Poetico

Stefano Elefanti (Giovane studioso ed aforista lui stesso), affronta una della forme più creative dell’aforisma contemporaneo nella sua tesi di laurea poi pubblicata da Joker (Il libro si intitola Origini e sviluppo dell’aforisma poetico nel Novecento italiano ed è la tesi di laurea che Stefano Elefanti ha discusso nel luglio 2012 presso il Dipartimento di Italianistica di Bologna con relatore Prof. Gino Ruozzi (Critico letterario per il Sole 24 ore e massimo esperto di aforismi in Italia): l’aforisma poetico (molti degli articoli del sito di Fabrizio Caramagna (www.aforisticamente.it) riguardano proprio l’aforisma poetico in ambito internazionale). In Désir d’aphorisme, che raccoglie gli atti del convegno di Clermont Ferrand, Christian Moncelet scrive che “aforisma e poesia sono due generi che si fanno la linguaccia. Due parole opposte come il fuoco e l’acqua, il netto e il vago, il laconico e il prolisso, il denotato e il connotato. Ma talvolta – miracolo! – certi scrittori trasformano l’antitesi concettuale in nozze ossimoriche”. 
Nel libro di Elefanti, Giovanni Boine, ne è considerato il precursore, Camillo Sbarbaro in bilico tra prosa e poesia e poi Fortini e Morandotti, ambedue autori di epigrammi poetici. Seguono autori che i frequentatori del sito Aforisticamente conoscono: Cesare Viviani, Alda Merini, Alberto Casiraghy, Donato Di Poce, Fabrizio Caramagna, Luigi Trucillo e Valentino Zeichen.  Su questi sette autori (tutti viventi a parte Alda Merini), Stefano Elefanti traccia una analisi davvero lucida (e ricca di citazioni e riferimenti bibliografici) riuscendo a cogliere – dal visionario e onirico Cesare Viviani all’arguto ed epigrammatico Zeichen, agli aforismi zoomorfici e naturalisti di Casiraghi, ai “poesismi” tellurici e dolci, poetici, filosofici e ironici di Di Poce – quella che è l’essenza dell’aforisma poetico di, ognuno di essi.
Ma peccherei di presunzione se non citassi il mio amore e debito letterario e poetico a Sbarbaro (Trucioli), Leopardi (Lo Zibaldone), Ungaretti e ad Alda Merini che per prima mi consigliò e incitò a scriverli e poi apprezzò i miei aforismi/poesismi. Assediato dalla fame di vita, dalla mia trincea di silenzio, ho cercato di rompere il muro delle parole e a terra sono rimasti frammenti quasi aurorali di scrittura e di pensieri, sempre con un occhio attento all’Altro e all’Oltre della scrittura, attento a incunearmi in quegli interstizi e spazi vuoti tra la vita e il pensiero, il sogno e la scrittura.

Mi piace concludere queste riflessioni sull’Aforisma, con uno stralcio dell’introduzione del Prof. Ruozzi al mio libro “Sulle tracce della poesia: “…Da oltre vent’anni Di Poce sta tenacemente proponendo le ragioni della letteratura contro ogni possibile degrado di umanità. Lo fa con coraggio e coerenza, alternando l’affilato epigramma e il luminoso aforisma. Di Poce è un esploratore di generi e si muove con scioltezza dall’arte alla letteratura, dalla poesia al saggio all’aforisma. Anche sul piano lessicale egli cerca di aprire nuovi orizzonti affidandosi alle risorse della «creattività» e alle forme in evoluzione dei «poesismi», coniugando etica ed estetica, come indicano gli Appunti per una nuova estetica della visione e una nuova etica fotografica (2012).
Di Poce si inserisce fruttuosamente in una scia di scrittori artisti che sale da Leon Battista Alberti e Leonardo ad Ardengo Soffici, Mino Maccari, Leo Longanesi, Fausto Melotti, Alberto Casiraghi, nell’ottica di «un dire e un fare svincolati dalla serialità commerciale» e di un «progetto civile e poetico, etico e morale di una nuova umanità, che replica, nel silenzio, l’uomo e la vita sillabando certezze scavate nell’eternità, che cerca la bellezza attraverso il limbo della storia, che insegue il mito di una dolcezza purgatoriale, in un respiro poetico che ci preservi dalla glaciazione dell’essere» (Ut pictura poesis. Il segno e la parola, 2016). Programma redentivo senza dubbio assai ambizioso, che Di Poce persegue con ostinata e inventiva lucidità, ispirandosi al modello poetico di Rimbaud e a quello filosofico di Giordano Bruno…”

Concludo con alcuni poesismi inediti, tratti dal mio prossimo libro “Gocce di inchiostro”.
(Donato Di Poce)


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L’Aforista morente ha la scrittura breve.

*
Mi occupo di poesia sempre
Tranne che nella giornata mondiale della poesia.

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Sui social tutti bastian contrari al contrario.
Poi nella vita reale tutti omologati
E tappetini del pensiero dominante.

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La Poesia
Quel brusio di nulla
Che ci rende meravigliosa la vita.

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La differenza tra un poesisma e un aforisma?
Un poesisma a volte sfiora i vertici del sublime
Un aforisma spesso è solo un versamento di bile.

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L’Attraversamento della Scrittura
E’ la via crucis della Poesia.

*
Amo la vita che diventa scrittura
Amo la scrittura che diventa vita
Il resto è solo un abisso di solitudine.

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La parola nata dall'ascolto dei Silenzi pietrificati nell'anima
Si fa respiro e corpo della società, della Storia
Del desiderio di futuro e di rinascita permanente.

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Le fitte lancinanti del dolore
Ci preservano dalle bugie dei Sacerdoti dell’Immortalità.

*
L’immaginazione è una galassia di luce
Che illumina i buchi neri della realtà.

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Quando la morte da lontano ti sorride
Tu rallenta, non avere fretta.

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Non si ha mai l’età giusta per morire.

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NOTIZIE BIOBIBLIOGRAFICHE
Donato Di Poce, ama definirsi autoironicamente, “un ex poeta che gioca a scacchi per spaventare i critici”. Nato a Sora - FR - nel 1958, residente dal 1982 a Milano. Poeta, Critico d’Arte, Scrittore di Poesismi, Fotografo, Studioso del Rinascimento e dell’Architettura Contemporanea. Artista poliedrico, innovativo ed ironico, dotato di grande umanità, e CreAttività. Ha al suo attivo oltre 45 libri pubblicati (tradotti anche in Inglese, Arabo, Rumeno, Esperanto e Spagnolo), 20 ebook e 40 libri d’arte Pulcinoelefante. Dal 1998 è teorico, promotore e collezionista di Taccuini d’Artista. Ha realizzato ©L’Archivio Internazionale di TACCUINI D’ARTISTA e Poetry Box di Donato Di Poce, progetto espositivo itinerante.
E’ direttore della collana Internazionale di aforismi “Dissensi” per conto della casa editrice I Quaderni del Bardo di Lecce.
Ha pubblicato i seguenti libri di Aforismi/Poesismi:
  • Depensamenti, Eretica Edizioni, Salerno, 2024
  • Nubes de Tinta, Libros del FRESNO, Mexico, 2023
  • Sulle tracce della poesia, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2023
  • Denigrammi, Edizioni del Girasole, Ravenna, 2023
  • Una virgola per pensare, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2022
  • Silenzi Scritti, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2020
  • Poesismi Cosmoteandrici, I Quaderni del Bardo, Lecce, 2018
  • Suture, Corbu Edizioni, Lissone, 2018
  • Lampi di leggerezza, Acquaviva Ed. Acquaviva delle Fonti, 2017
  • Scintille di CreAttività, CFR Edizioni, Sondrio, 2012
  • Poesismi, Onirica Edizioni, Milano, 2012
  • Nuvole d’Inchiostro, Lietocollelibri, Como, 2009
  • Taccuino Zen, I Frutti dell’Albero Edizioni, Milano, 2003
  • Aforismi Satanici, Lietocollelibri, Como, 2000




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