(Redazione) - Specchi e labirinti - 34 - A proposito di "Una chiarissima luce" (Compagnia editoriale Aliberti, 2024) di Alessandro Ardigò

 
di Paola Deplano


Mi si passi il paragone blasfemo: Chiarissima luce di Alessandro Ardigò (Compagnia editoriale Aliberti, 2024), è un libro uno e trino. È trino perché composto da due parti con in mezzo il secondo linguaggio artistico dell’autore (il disegno) ed è uno perché si nota che il cuore poetante e disegnante è il medesimo, con un suo peculiare modo di scrivere e di dipingere, spesso ruvidamente tenero e soprattutto mai melenso. 

Nella prima parte si parla d’amore, di vita, di poesia, a volte prendendo lievemente in prestito suggestioni poetiche della letteratura italiana e straniera, anche delle origini. Docente di letteratura italiana nei licei e dottorando di studi filologici e linguistici all’Università di Bergamo, l’autore non manca certo della cultura necessaria per esprimere con la propria voce tutto il mondo intellettuale che conosce e che fa conoscere a suoi studenti, per i quali è una figura importante, fuori e dentro le aule scolastiche.
Da questo luogo, ci piace citare alcune liriche:

Albicocco di marzo in fiore
domani saranno caduti
i tuoi petali nuovi.

Così è l’esile bellezza
un fiore
disperso nella terra.

L’ora del bagno

Annegando, il pensiero si confonde
con le strisce di luce tremolante
al fondo bianchissimo della vasca.
L’urlo è nero, ma tutto fuori chiaro.

Amor de lonh

Come uno stelo d’erba
si dispiega alla luce – senza averla
l’amore di lontano
solo, so di vivere
cantando.

Nell’Intermezzo, in cui si avvicendano alcuni dei suoi disegni in bianco e nero, spesso volti femminili sensuali e malinconici, avviene impercettibilmente il passaggio tra la prima parte e la seconda, quella dominata dell’incontro - in giovane età e senza sintomi di rilievo – con una patologia potenzialmente letale. 

Disegno di Alessandro Ardigò tratto da Chiarissima luce


Ed ecco, nella terza parte, un Ardigò che ricorda l’Ungaretti di Veglia, il suo “non sono mai stato tanto attaccato alla vita” proprio perché la vita è in pericolo e il tempo concesso potrebbe svanire. È il momento in cui l’autore entra in profondo contatto con la sua anima e con quella delle persone che lo circondano e - forse - anche con un Qualcuno che sta celato al mondo, ma forse esiste. E, se esiste, non è certo nell’alto dei Cieli, ma nel Discorso delle Beatitudini, che potrebbe benissimo avere almeno in parte ispirato questa lirica:

Libera

A chi è in strada, a chi nelle carceri
a chi sta in ospedale, a chi è disperato.
A tutte quelle persone conosciute
in certe sale d’aspetto
a quelli avuti come vicini di letto.

A chi ci prova a stare accanto all’altro.
All’infermiera che mi ha tenuto la mano
mentre mi addormentavano
e di cui non so nemmeno il nome.
Al lettino di acciaio su cui vai nudo.
Agli aghi, più duri della pelle.
A chi si è innamorato.
Al corpo, umile e alto.
Al corpo, umile e alto.

Non ha senso nulla, se non la rinuncia, anelare alla luce.
Se non farsi ultimi tra gli ultimi, o almeno…provare.

Altra fonte d’ispirazione, l’amato Dante: nella lirica il corpo che è cantato – per ben due versi - con gli stessi dolci epiteti che San Bernardo, nel Paradiso, rivolge alla Vergine. Occhieggia questa sobria religiosità sottaciuta in un momento di silenzio, nella pacata tranquillità di un antico chiostro:

Passano gli anni e mi ritrovo assorto
qui, nella contemplazione del vuoto
in un chiostro. Solo una foglia cade
se mi attraversa una rondine in volo.

E chi sono le due figure luminose nella prosa poetica dal titolo Explicit? Forse degli Angeli frutto di un vivido sogno, uno di quelli che al risveglio si ricordano e si trascrivono, perché se ne coglie la numinosa autenticità.

explicit

Sulla cima del monte erano due, e non riuscivo a guardarli in volto perché rifulgevano di luce come la fioritura delle rose.
La formula che viene recitata nei misteri - cioè che siamo come sentinelle, e non dobbiamo scioglierci da questo impegno né lasciare il posto, - mi pare grande e non è facile scorgerne la profondità.
Ci piace concludere questo viaggio in Chiarissima luce ricordando che la silloge è stata segnalata dell’editore Aliberti per concorrere al Premio Strega Poesia, anche se poi non è rientrata nelle opere finaliste.
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