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Visualizzazione dei post da 2025

(Redazione) - Specchi e labirinti - 34 - A proposito di "Una chiarissima luce" (Compagnia editoriale Aliberti, 2024) di Alessandro Ardigò

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  di Paola Deplano Mi si passi il paragone blasfemo: Chiarissima luce di Alessandro Ardigò (Compagnia editoriale Aliberti, 2024), è un libro uno e trino. È trino perché composto da due parti con in mezzo il secondo linguaggio artistico dell’autore (il disegno) ed è uno perché si nota che il cuore poetante e disegnante è il medesimo, con un suo peculiare modo di scrivere e di dipingere, spesso ruvidamente tenero e soprattutto mai melenso.  Nella prima parte si parla d’amore, di vita, di poesia, a volte prendendo lievemente in prestito suggestioni poetiche della letteratura italiana e straniera, anche delle origini. Docente di letteratura italiana nei licei e dottorando di studi filologici e linguistici all’Università di Bergamo, l’autore non manca certo della cultura necessaria per esprimere con la propria voce tutto il mondo intellettuale che conosce e che fa conoscere a suoi studenti, per i quali è una figura importante, fuori e dentro le aule scolastiche. Da questo luogo, c...

Due poeti allo specchio (Sergio Daniele Donati e Luigi Cannillo)

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  Autoritratto di Sergio Daniele Donati IL SOGNO (testo inedito 2025 di Sergio Daniele Donati) Mi pareva allora di giocare a dadi col cielo di tendere il suono del silenzio in iperboli color ocra. Era un sogno il cui risveglio succhiava poi nettari da un lingua in lenta diluizione. Sull’albero il ramarro rideva e roteava la coda a indicare il ruscello color petrolio dei miei pensieri. Ero solo, e solo sei tu, soli siamo noi, ogni notte a decifrare lingue e stilemi di chi non parla.        Il primo passo del sognatore        è quello che tacita il canto;        l’ultimo, al contrario, ne riprende       la melodia; da uno spartito evanescente. Foto di Tiziana Grassi (testo inedito 2025 di Luigi Cannillo) In sogno non siamo mai veramente soli c’è sempre un paesaggio una folla, altri noi cellule a vigilare e attraversare confini o ci riflette uno specchio ci vigila una foto nella camera che intanto prende l...

La lama del crepuscolo

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È facile per l'uomo puro portare la croce della colpa del mondo; la luce è cieca e non percepisce peso. Più difficile nell'umana notte assistere alla danza macabra  dei fantasmi sdentati  dell'abbandono di sé e alle copule delle assenze. Non mi chiedere perché io abbassi lo sguardo e rifiuti il tuo saluto; guarda gli asfalti che i miei piedi calpestano. Sono pieni di crepe; sembrano sorrisi e smorfie d'un buffone che si rifiuta di piangere il suo ritiro dal mondo. Dal mio campo indegno svapora lento il Sogno e lascia in dono tracce dure come il diaspro di un pianto bambino. _______ Foto e testo -  inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati  

(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 42 - Giochiamo con la poesia della "prima parola"

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  di Sergio Daniele Donati Se si accetta un gioco – e le sue regole – quelle stesse regole divengono il campo giochi e allo stesso tempo l'oggetto del gioco .  Per questo, prima di proporvi di giocare con me oggi, devo esplicitare per voi alcune regole, perché possiate accettare di sedervi al tavolo con me, o passare oltre. Eccole: Questo gioco si fonda su un assunto non dimostrabile, anzi filologicamente falso , ovvero che la prima parola della narrazione biblica della creazione (בראשית - Bereshit - comunemente tradotto con all'inizio, o al cominciamento ) sia la prima parola dell'uomo. L'assunto è doppiamente falso: da un punto di vista religioso  perché  per chi è credente la Torah è parola di D.o, non dell'Uomo; da un punto di vista filologico perché si ha ben presente che alcuni testi indiani in Sancrito, ad esempio, possono ben datarsi in periodo antecedente a quello dell'elaborazione del libro della Genesi e la scrittura non è cosa che abbia inventat...

(Redazione) - Dissolvenze - 41 - E il naufagar

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  di Arianna Bonino E il naufragar (testo inedito e foto di Arianna Bonino) Onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde, sale, alghe, sassi, catrame,  legni, branchie, perle, stelle, lische, riflessi, scogli, ancore, pesci, bottiglie, coralli, relitti, polpi, ossi, sabbia, sughero, squame, tentacoli, vetri, lenze, meduse, latta, stracci, conchiglie, piume, esche, ami, granchi, reti, reti,  granchi, ami, esche, piume, conchiglie, stracci, latta, meduse, lenze, vetri, tentacoli, squame,  sughero, sabbia, ossi, polpi, relitti, coralli, bottiglie, pesci, ancore, scogli, riflessi, lische, stelle,   perle, branchie, legni, catrame, sassi, alghe, sale, onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde.

Quel "non so che" dell'approdo poetico - piccole intuizioni a margine - di Sergio Daniele Donati

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  Foto di Sergio Daniele Donati Quelle che sto per scrivere sono mere intuizioni alla rinfusa dettate da un'impellenza che l'insonnia di stanotte, con il suo portato di flussi incrociati di pensieri, mi ha portato.  Quando la mente è stanca, per evidente paradosso, entra in iperproduzione, come piccioletta barca (1) ,   in cerca di un approdo sicuro, e sarebbe bene, se solo si fosse capaci di farlo, seguire il dantesco consiglio e non intraprendere quel viaggio. Ma, se le cime sono ormai sciolte, e altro non resta davanti a sé che l'indeterminata infinità del mare, non resta che navigare.  Allora stanotte, tra mille pensieri non certo rassicuranti, ho potuto indagare la natura  di approdo del dire poetico.  Versi sparsi, letture incrociate, si posavano infatti come lenimenti su quella sorta di iperventilazione mentale che mi stava attraversando. E quei versi, a cui tributo vera gratitudine, li ho potuti analizzare nella loro struttura più celata, come se fo...

(Redazione) - Passaggio in Grecia (Το πέρασμα στην Ελλάδα) - 06 - Poesie di Odisseas Elitis

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  Di Maria Consiglia Alvino     “ Proprio perché i tempi sono oscuri dovremmo avere una visione più ampia, più luminosa delle cose ” (Odisseas Elitis, discorso per il conferimento del premio Nobel, 8 dicembre 1979). Ci sono volte in cui ritornare alla poesia greca del Novecento significa aprirsi, di nuovo, alla lingua e a ciò che essa, da sola, può suggerire o, meglio, dire. La poesia di Odisseas Elitis (Candia, 1911 – Atene 1996) in ogni sua fase nasce da un intimo dialogo con la lingua greca stessa, da cui il poeta, puro strumento, non fa che lasciarsi attraversare. Nella lingua greca “parlata”, Elitis cercava la parola primigenia, assoluta, in un inesausto sperimentalismo linguistico. Ad esso corrispondono immagini di rara intensità, intrise di mito e soprattutto di una solarità ancestrale, derivante dalla ricerca spasmodica di una chiarezza del tratto linguistico quasi pittorica. Del resto suoi modelli sono i pittori di icone bizantini, con la loro arte di rendere la ...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 11 - Ethos nella parola

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di Giansalvo Pio Fortunato   Annunziare un ethos della parola, o farsi carico di essa nella visceralità, significa esortare la parola a gesticolare . Il gesticolare, prettamente e comunemente riferito al modo relazionale di un corpo, non esclude la parola; anzi: la centra, la irrobustisce, ne fa intendere la ricaduta ed il modo con il quale essa si esprime. In tal senso, preme sottolineare quanto la parola, più che essere una manifestatività (partendo dalla struttura ipotetica di un interno che deve fuoriuscire), rappresenti una manifestatività identitaria: il suo palesarsi è la sua articolazione e la sua articolazione è il suo palesarsi. Do per scontato che, quanto meno in poesia, si intenda la parola come materia autosufficiente e definitiva, o – meglio ancora – come unico baluardo possibile per il raggiungimento di una pienezza del sentire, che è sempre e comunque un sentire espresso . Il che implica, in tal senso, che la parola ammetta un’esperienza nuova ed inedita (non ...

Stanze del poeta

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  Poco importa al fondo della parola l'approdo. Ogni dire è naufrago e il poeta orfano  d'un padre balbuziente,  femmineo e ipovedente. Un aspro pianto è il figlio inatteso del gioco dei simboli sotto la pelle del poeta. Ciò che è scritto  ora tace; per sempre. È profezia il moto della parola dopo l'urto anelastico tre le biglie del silenzio. Solo il lettore disattento  rischia di cadere nell'incoscienza di quella buca. Porgeva silenziosa la mano in risposta a versi claudicanti quella bimba, in sogno. Ogni inciampo sorge da quel confronto. Dire per aver detto; l'unica salvezza. E=mc² l'unico verso capace di descrivere  l'assenza del tempo  e le scorie di vero nella finzione della scrittura. Non scriveva mai d'amore, né di guerra quel poeta e fingeva fosse stigmate la ferita del pennino sul palmo della mano. _________ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Anfratti - 02 - Oggi il cielo è blu

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  di Alessandra Brisotto Oggi il cielo è blu, di un blu sgargiante, eccentrico e spudorato. Lo si vede agguantare i grattacieli bianchi, grigio chiaro e panna, rispettandone i confini, mettendoli in risalto, in attesa, forse, di ingoiarseli tutti in un morso ventoso e dissolverli nell’aria. La si vede da lontano, questa enorme massa di cielo impudico, solo dietro o sopra qualcosa che si staglia tra noi e l’altro, lo sconosciuto, lo straniero, il diverso: l’oltre. Come se tra noi e quell’albero ricoperto di gemme e foglioline verde-sole, battenti bandiera primaverile, ci fosse solo il nulla, la trasparenza, lo spazio inutile tra gli oggetti. Eppure, il cielo è anche lì, tra le cose, nella marea di persone che oggi corre una mezza maratona imbrattando di colori propri tutta la città. Francoforte è attraversata in pieno da quel cielo sfrontato che corre appresso alla corrente umana, la sorpassa, la segue, la spinge in avanti e indietro, ai confini del blu. Chi guarda in alto, oltre le...

(Redazione) - Elogio dell'aforisma di Donato Di Poce

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_______ A Maurice Blanchot “L’uomo senza scrittura È un uomo senza vita e senza qualità. La scrittura ci porta sempre lampi di vita, lampi di verità”. Donato Di Poce Un po’ di Storia Gli aforismi nascono nell’antica Grecia, come una raccolta sulla conoscenza medica. Nel corso del tempo sono diventati una sorta di genere letterario, oltre che una moda che nei social network ha trovato la sua massima espressione. Il nome aforismi è nato insieme all’opera di Ippocrate che portava proprio questo titolo. Si parla di un’opera che risale al 460 a. C. circa ed è fatta di frasi che intendevano riassumere in poche semplici battute quelle che erano le conoscenze mediche dell’epoca Nel mondo antico ci si riferiva gli aforismi come ai pensieri che erano stati già espressi dall’imperatore Marco Aurelio nell’antica Roma. Dopo un periodo di silenzio e di quasi scomparsa, l’aforisma ritorna nel 600 in Francia. Queste frasi diventano nuovamente una forma letteraria grazie a Blaise Pasc...