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(Redazione) - Dissolvenze - 41 - E il naufagar

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  di Arianna Bonino E il naufragar (testo inedito e foto di Arianna Bonino) Onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde, sale, alghe, sassi, catrame,  legni, branchie, perle, stelle, lische, riflessi, scogli, ancore, pesci, bottiglie, coralli, relitti, polpi, ossi, sabbia, sughero, squame, tentacoli, vetri, lenze, meduse, latta, stracci, conchiglie, piume, esche, ami, granchi, reti, reti,  granchi, ami, esche, piume, conchiglie, stracci, latta, meduse, lenze, vetri, tentacoli, squame,  sughero, sabbia, ossi, polpi, relitti, coralli, bottiglie, pesci, ancore, scogli, riflessi, lische, stelle,   perle, branchie, legni, catrame, sassi, alghe, sale, onde, onde, onde, onde, onde, onde, onde.

Quel "non so che" dell'approdo poetico - piccole intuizioni a margine - di Sergio Daniele Donati

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  Foto di Sergio Daniele Donati Quelle che sto per scrivere sono mere intuizioni alla rinfusa dettate da un'impellenza che l'insonnia di stanotte, con il suo portato di flussi incrociati di pensieri, mi ha portato.  Quando la mente è stanca, per evidente paradosso, entra in iperproduzione, come piccioletta barca (1) ,   in cerca di un approdo sicuro, e sarebbe bene, se solo si fosse capaci di farlo, seguire il dantesco consiglio e non intraprendere quel viaggio. Ma, se le cime sono ormai sciolte, e altro non resta davanti a sé che l'indeterminata infinità del mare, non resta che navigare.  Allora stanotte, tra mille pensieri non certo rassicuranti, ho potuto indagare la natura  di approdo del dire poetico.  Versi sparsi, letture incrociate, si posavano infatti come lenimenti su quella sorta di iperventilazione mentale che mi stava attraversando. E quei versi, a cui tributo vera gratitudine, li ho potuti analizzare nella loro struttura più celata, come se fo...

(Redazione) - Passaggio in Grecia (Το πέρασμα στην Ελλάδα) - 06 - Poesie di Odisseas Elitis

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  Di Maria Consiglia Alvino     “ Proprio perché i tempi sono oscuri dovremmo avere una visione più ampia, più luminosa delle cose ” (Odisseas Elitis, discorso per il conferimento del premio Nobel, 8 dicembre 1979). Ci sono volte in cui ritornare alla poesia greca del Novecento significa aprirsi, di nuovo, alla lingua e a ciò che essa, da sola, può suggerire o, meglio, dire. La poesia di Odisseas Elitis (Candia, 1911 – Atene 1996) in ogni sua fase nasce da un intimo dialogo con la lingua greca stessa, da cui il poeta, puro strumento, non fa che lasciarsi attraversare. Nella lingua greca “parlata”, Elitis cercava la parola primigenia, assoluta, in un inesausto sperimentalismo linguistico. Ad esso corrispondono immagini di rara intensità, intrise di mito e soprattutto di una solarità ancestrale, derivante dalla ricerca spasmodica di una chiarezza del tratto linguistico quasi pittorica. Del resto suoi modelli sono i pittori di icone bizantini, con la loro arte di rendere la ...

(Redazione) - Fisiologia dei significanti in poesia - 11 - Ethos nella parola

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di Giansalvo Pio Fortunato   Annunziare un ethos della parola, o farsi carico di essa nella visceralità, significa esortare la parola a gesticolare . Il gesticolare, prettamente e comunemente riferito al modo relazionale di un corpo, non esclude la parola; anzi: la centra, la irrobustisce, ne fa intendere la ricaduta ed il modo con il quale essa si esprime. In tal senso, preme sottolineare quanto la parola, più che essere una manifestatività (partendo dalla struttura ipotetica di un interno che deve fuoriuscire), rappresenti una manifestatività identitaria: il suo palesarsi è la sua articolazione e la sua articolazione è il suo palesarsi. Do per scontato che, quanto meno in poesia, si intenda la parola come materia autosufficiente e definitiva, o – meglio ancora – come unico baluardo possibile per il raggiungimento di una pienezza del sentire, che è sempre e comunque un sentire espresso . Il che implica, in tal senso, che la parola ammetta un’esperienza nuova ed inedita (non ...

Stanze del poeta

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  Poco importa al fondo della parola l'approdo. Ogni dire è naufrago e il poeta orfano  d'un padre balbuziente,  femmineo e ipovedente. Un aspro pianto è il figlio inatteso del gioco dei simboli sotto la pelle del poeta. Ciò che è scritto  ora tace; per sempre. È profezia il moto della parola dopo l'urto anelastico tre le biglie del silenzio. Solo il lettore disattento  rischia di cadere nell'incoscienza di quella buca. Porgeva silenziosa la mano in risposta a versi claudicanti quella bimba, in sogno. Ogni inciampo sorge da quel confronto. Dire per aver detto; l'unica salvezza. E=mc² l'unico verso capace di descrivere  l'assenza del tempo  e le scorie di vero nella finzione della scrittura. Non scriveva mai d'amore, né di guerra quel poeta e fingeva fosse stigmate la ferita del pennino sul palmo della mano. _________ Testo - inedito 2025 - e foto di Sergio Daniele Donati

(Redazione) - Anfratti - 02 - Oggi il cielo è blu

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  di Alessandra Brisotto Oggi il cielo è blu, di un blu sgargiante, eccentrico e spudorato. Lo si vede agguantare i grattacieli bianchi, grigio chiaro e panna, rispettandone i confini, mettendoli in risalto, in attesa, forse, di ingoiarseli tutti in un morso ventoso e dissolverli nell’aria. La si vede da lontano, questa enorme massa di cielo impudico, solo dietro o sopra qualcosa che si staglia tra noi e l’altro, lo sconosciuto, lo straniero, il diverso: l’oltre. Come se tra noi e quell’albero ricoperto di gemme e foglioline verde-sole, battenti bandiera primaverile, ci fosse solo il nulla, la trasparenza, lo spazio inutile tra gli oggetti. Eppure, il cielo è anche lì, tra le cose, nella marea di persone che oggi corre una mezza maratona imbrattando di colori propri tutta la città. Francoforte è attraversata in pieno da quel cielo sfrontato che corre appresso alla corrente umana, la sorpassa, la segue, la spinge in avanti e indietro, ai confini del blu. Chi guarda in alto, oltre le...

(Redazione) - Elogio dell'aforisma di Donato Di Poce

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_______ A Maurice Blanchot “L’uomo senza scrittura È un uomo senza vita e senza qualità. La scrittura ci porta sempre lampi di vita, lampi di verità”. Donato Di Poce Un po’ di Storia Gli aforismi nascono nell’antica Grecia, come una raccolta sulla conoscenza medica. Nel corso del tempo sono diventati una sorta di genere letterario, oltre che una moda che nei social network ha trovato la sua massima espressione. Il nome aforismi è nato insieme all’opera di Ippocrate che portava proprio questo titolo. Si parla di un’opera che risale al 460 a. C. circa ed è fatta di frasi che intendevano riassumere in poche semplici battute quelle che erano le conoscenze mediche dell’epoca Nel mondo antico ci si riferiva gli aforismi come ai pensieri che erano stati già espressi dall’imperatore Marco Aurelio nell’antica Roma. Dopo un periodo di silenzio e di quasi scomparsa, l’aforisma ritorna nel 600 in Francia. Queste frasi diventano nuovamente una forma letteraria grazie a Blaise Pasc...

Con la fragilità del pensiero

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  Ho mascherato con l'illusione  di un pensiero alieno la potenza nascosta delle radici delle parole. Il senso è una glassa poco permeabile sui suoni che sorgono  spontanei dalle stalattiti di un'inconscia purezza. E tu che leggi a ritroso il percorso della follia nel bosco senza sentiero del prima e del poi , sei complice involontario del più feroce reato. Sotto il muschio  che dici sacro si decompone,  senza canto, né vestale, il corpo di ogni detto. E il sole tramonta, in assenza di vento, senza bisogno di testimone. ________ Foto e testo - inedito 2025 - di Sergio Daniele Donati 

Lettera aperta a Elena Mearini - in occasione dell'uscita della sua raccolta "A molti giorni da ieri" (Marco Saya ed., 2024) - di Sergio Daniele Donati

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Elena, sai bene quanto io fatichi a vestire abiti che, nel profondo, non sento miei, e quanto mi sia difficile, quando il mio sguardo si posa su scritture che mi smuovono i midolli, provare a scriverne nei limiti ristretti e ortodossi di una nota di lettura critica che nel fondo sentirei come una forma di tradimento dei miei moti più spontanei. Per questo spero che mi perdonerai se questo mio commento alla tua meravigliosa raccolta " A molti giorni da ieri " (Marco Saya ed., 2024) prende il volo per altre vie, con una scrittura a te dedicata, una sorta di lettera aperta in cui far confluire la sacra balbuzie che i tuoi versi hanno sollecitato. Ciò che cerco, quando una linea poetica altrui mi tocca nel profondo, è una sorta di comunicazione vis a vis, mot à mot, con la poeta – con te e la tua scrittura. Non è il momento per me, in altre parole, di vestire davanti a te l'abito grigio topo del critico raffazzonato (altri sono i critici seri) , ma quello di incon...

(Redazione) - Su Ketti Martino: Soglia - Inner - Suture (per Repertorio del perdurare) di Anna Rita Merico

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  Su Ketti Martino: Soglia - Inner - Suture (per Repertorio del perdurare) (1) (di Anna Rita Merico) Avrei potuto capire, guardare con cura l’incisione sulla pelle assorbire piano l’indifferenza della città avrei potuto lasciare che il mare disordinasse ogni particella e nelle case di quartiere respirare l’umido dei vecchi ma le dita e le feroci corde (crudeli come le gocce che bevevo) erano lì a serrare i polsi giorno dopo giorno: dove eravate spettatori sepolti nella terra? Forse sotto foreste disboscate, o sotto grattacieli? E di questo vivere intorno, e mai dentro, ignari? Dove eravate, voi, a non dire? Fui obbediente fui consacrata fui nella vita e nella morte seppellita . (2) Soglia (pg 15-33) leggera la soglia d’ingresso in una musica poetica sospesa tra realtà di luoghi e transiti di passaggi in dimensioni di dentro. Ondivago l’occhio poggia tra attimi di tempo quotidiano e tensione al congedo, al confine della lingua. La dimensione del viaggio alberga sulla soglia facendo...

Da "Midbar" (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) - 09 - M’introduca il re nelle sue stanze (Cantico dei cantici)

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  M’introduca il re nelle sue stanze Tratto da " Midbar " (di Raffaela Fazio - Raffaelli Editore, 2019) “ Mi sono addormentata, ma veglia il mio cuore ” (Ct 5,2). Di notte tra i seni  il mio amato:  sacchetto di mirra, rugiada. Il lino trasuda copre – come velo nel tempio –  il sacro vuoto  fragile potente ineffabile quanto la morte. Non scuotete dal sonno l’amore se non vuole! Scendi, scendiamo tra steli acri e lievi. Recluso nel giardino, il giardino delle noci  come un sogno prigioniero                       di altro sogno. Dentro il tempo infinito il suo principio, la gemma di fuoco: è delizia, privazione. Non scuotete dal sonno l’amore se non vuole! Nella fessura ha introdotto le dita. Ho aperto ma lui si è ritratto, è svanito.                       Muto lo spasmo.                       Una...