Un innesto
Testa di ragazzo - Museo Archeologico di Atene Foto di Sergio Daniele Donati Vengo da terre arse - da pensieri concorrenti - e vivo - straniero ben accolto - sulla mia terra natale. Sono il frutto d'un innesto dai volti semiti, fiorito tra le pelurie del vello d'oro . Il grido di Acheloo strappa e lacera i miei lobi come il suono dello Shofar. (1) Mi richiama la Moabita - davanti al pozzo - a riconoscere tra i miei volti il supplizio d'una maschera aliena che tace e urla; e tace. Là, tra sabbie rese sacre dalla storia, neonato ho posto nel mio tenace vagito un fischio alto, di falco; suono antico che taglia e scompone il cielo in tangram multicolori. Si strappano le vesti quando l'uomo cade sotto il peso dell'assenza a sé stesso. Eppure la sabbia rende liscia la pelle e il deserto delle definizioni - l'esilio delle parole - solleva il mento verso un firmamento distante nel tempo. " E separò le acque dalle acque "; in mezzo rimase lo sguardo sperso