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(Redazione) - Lo spazio vuoto tra le lettere - 37 - Su una poesia inedita di Gianfranco Isetta

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    di Sergio Daniele Donati   Gianfranco Isetta IL TESTO IL SASSO Il sasso si contorce nel dolore che accoglie senza darlo a vedere forse è il mio corpo che non riesce a sentirne il diverso soffrire Servirà un nuovo sguardo; si volga alla terra sfuggendo anche dai nomi acqua, foglie, fiore alberi, cespi e pietre e qualche volta uomo.   Il testo di questa poesia inedita di Gianfranco Isetta mi ha portato ad alcune riflessione inter ed extratestuali per me molto stimolanti. La poesia pare accogliere, in ossimorico esordio, un movimento nel simbolo stesso dell'inerzia e della stasi: la pietra.  Il poeta ne coglie le contorsioni, gli spasmi di dolore e non tanto per empatica sovrapposizione dell'umano all'inanimato, quanto per l'esatto contrario.  Il non dare a vedere il dolore di un sasso, diviene discettazione, con richiami che più avanti cercherò di delineare al limite della percezione umana. È come se il poeta assumesse come impossibile una certa soffere