Due poeti allo specchio (Amina Narimi e Sergio Daniele Donati)
Dumìa La voce sottile dell'acquabuona portava altro pane intorno alle querce, fra i larici d'oro dei solchi profondi. Cercava la tacca, il tocco dell'angelo, il taglio perfetto dell'umidità, con le dita più sacre di un madonnaro quando posa per terra il celeste Maria. Carezzava le vulve, i seni degli alberi nell'amata dumìa della polvere viva benedetta compagna del biancomangiare arresa alla grazia della neve più alta. Si è confuso alla resina il suo respiro lasciando le mani e un giovane anello per disegnare da un fianco all’altro dei pesci antichi che lentamente risalgono l'aria mutando in uccelle. (Amina Narimi - Inedito 2021) Il giorno che mi diedero il nome Il giorno che mi diedero il nome fuori pioveva forte. Il vecchio aveva voce morbida, figlia di mondi lontani. “Che sappia chi è il suo Giudice”, disse, poi si rivolse al Silenzio nella capanna: “Taci,” gli disse, “lascia parlare il vagito”. E io piansi e le galassie sorrisero -inesorabile non è la