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(Redazione) - "La casa della parola" - a proposito della raccolta di Cristina Polli "Case" (Il Convivio Editore, 2023) - Estratto dall'opera con nota di lettura di Sergio Daniele Donati

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  Se riuscissimo per un solo istante ad uscire dalla fascinazione che il simbolo della casa porta sempre con sé, se rifiutassimo, in un paradossale e inattuabile esercizio mentale, la natura metaforica di ogni linguaggio, specie se connesso alla poesia, se, per un solo istante, la visione di una casa non provocasse in noi richiami infiniti alle nostra infanzie, ai nostri drammi ed amori, al contenuto più che al contenitore, ai tempi più che agli spazi, allora, forse, riusciremmo a dire che una casa è un oggetto immobile, contornato da pareti, alcune delle quali portanti, con un tetto e un pavimento e delle fondamenta. La casa, al di là delle nostre fascinazioni, è il luogo statico che accoglie - o respinge -  i nostri movimenti e mutamenti, è l'asse verticale su cui noi esercitiamo la nostra mobile orizzontalità.  Casa sta a chi la abita, o la visita, come la parola, o il detto, sta al suo significante. C'è un legame stretto, e non solo simbolico, tra casa e parola. Entrambe