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Due poeti allo specchio (Cristina Simoncini e Sergio Daniele Donati) - PADRI

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  I Nelle sere di giugno ogni sparo ogni proiettile fendeva il buio attraversava la mente di bambina si incistava nel vuoto dei pensieri scavava un tunnel tra le tempie imparavo a essere invisibile scivolata senza cura schiena al muro ascoltare il rimbombo della vita quella, la mia vocazione. Sballottata nell’A111 mi cullava in sottofondo A media luz, il continuo ronzio della Victrola. Ogni volta che ritorno nel sonno dell’abitacolo – la mente di metallo di mio padre – mi strugge il tango del bordello, della solitudine. II Sentivamo l’estate una minaccia, movimentava piccole ossessioni. Mio padre di sera viaggiava solo – il finestrino abbassato per il fumo – respirava il fenolo delle strade, mirando ai tigli allineati del viale vagheggiava spari precisi, la piega dei capelli di mia madre non teneva, la mole cotonata si disfaceva col sudore. La pioggia a fine agosto salmodiava, si faceva dolciastra, medicava la scontentezza, sentivamo rotolare i detriti accumulati nelle gronde, mio padr

Due poeti allo specchio (Cristina Simoncini e Sergio Daniele Donati)

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Autoritratto di Cristina Simoncini  © Ti rivedo ogni mattina rasato con cura maniacale fare il nodo alla cravatta, avvolgere la gamba intorno alla gambetta, una sola volta, passarla dentro il cappio e condannarla, la maestria del dito per la piega. Dallo specchio il doppio, assorto nel tuo sguardo ripete i movimenti con scioltezza, li inverte senza fare errori. Lui è l’insieme dei gesti – il sorriso sempre in canna, senza il peso dei pensieri da portare. Era questo l’uomo che osservavo, allora. Cristina Simoncini - inedito 2022 © Autoritratto di Sergio Daniele Donati © Non è la testa dei bimbi  a dimorare nelle nuvole, né la chiamata dei figli ha il potere dello strappo.  Il loro sguardo, sì, lacera  - e poi ricuce con fili d'argento - la tela delle nostra ansie paterne; ci eradica da una terra  di finto miele e ci sospinge verso il ciclone mai stanco d'un ritorno alle altalene.  Lo sguardo dei nostri figli, nei nostri specchi, è la voce che porta via dal giogo che spezza

Due poeti allo specchio della madre (Cristina Simoncini e Sergio Daniele Donati)

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Che fortezza era, che rivellino ci proteggeva all’ingresso. Da lassù torreggiava, Sua Giovinezza, dal crinale distingueva dentro e fuori, traguardava, collimava, moltiplicava mani e occhi, lanciava impaziente nugoli di note – sotto, ordinate, le nostre evoluzioni. Età dell’oro dei Sessanta, sul finire. Vivevamo un tempo celeste, inespugnato, senza rotta. Cristina Simoncini Le parole che ora ti s'incespicano nel palato, il tuo sorriso imbarazzato per non saper dire, come s'io avessi dimenticato le tue timidezze di allora - e le mie -e non dessi valore alla fragilità forte di chi mi ripete mille volte "ormai ho i capelli bianchi", sono doni per i miei occhi. Perché ogni volta che la mia balbuzie, il mio pianto soffocato per il tuo declino, diventa parola che sblocca le tue memorie, ogni volta che ci basta uno sguardo e un sorriso accennato, io so che nulla cambia e che la canizie di cui parli è la mia. Ci guardiamo così, due bimbi balbuzienti, sorret

Se camminando a stento di Cristina Simoncini

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Foto di Cristina Simoncini Foto e testo di Cristina Simoncini Si pubblica su gentile concessione dell'autrice (in vena di ironia) Temo che camminando a stento, infrenandomi sul margine del tempo, non sia stata per te né luna né stelle ma rèfolo di vento, Mi hai vista, sì? hai sentito lo spavento? Ma se tu mulinando sul mio silenzio avessi sbirciato per capire cosa c’era dentro, sai che risate, quel turbinìo di luci, quel mormorìo di fate, quella mattanza di ragioni sconfessate, io mi sarei affacciata alla finestra e ti avrei lanciato la mia intransigenza, tutta annodata, e tu salendo avresti calcolato ad occhio la gittata, e in un momento di puro intendimento forse avresti detto Guarda come dondolo, sono provvisorio! E io avrei risposto da lontano Lo senti come ride il mio destino? Sarei scesa sul retro e avrei dissotterrato il cuore dal giardino. E se d’improvviso tu avessi capito l’aspetto prodigioso della cosa e avessi aperto le braccia a un controsenso, io a scanso di tempo ci

Potresti appoggiare di Cristina Simoncini

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Foto di Man Ray Pubblicato su concessione di Cristina Simoncini Potresti appoggiare una mano sulla mia testa, contenere l’idea impazzita, il fiotto di rabbia, e lasciare il tuo tempo un momento con me, nel buio improvviso che avanza?