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Tre poesie inedite in siciliano di Daìta Martinez - con nota di Sergio Daniele Donati

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  Siamo onorati e felici di poter pubblicare tre poesie inedite di  Daìta Martinez , autrice e poeta la cui produzione "Le parole di Fedro" segue sempre con estrema attenzione.  I testi che qui vi presentiamo sono tutti inediti ed elaborati in una lingua portatrice di sapori mediterranei e antichità, nonostante la indiscutibile modernità dei contenuti: il siciliano. Quella della poeta è una scrittura capace di far danzare il simbolo sul filo di estremo equilibrio della sua relazione con il suono. Chi vi scrive non sa parlare la ricca lingua di quella terra ma è rimasto incantato nel suo tentativo, certo maldestro, di sussurrarne tra sé e sé i versi, alla ricerca di una radice profonda sonora e timbrica che, come per miracolo, si è manifestata, nonostante l'ignoranza del lettore, appieno e immediatamente.  Sonorità che non si perde affatto nella magistrale traduzione, che è sempre opera di reinvenzione di un testo poetico, ad opera dalla stessa autrice.  Sussiste, a parer

Due poeti allo specchio (Daìta Martinez e Sergio Daniele Donati)

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  perdere dall’altra parte la voce che a lei sfiora nascosta la nascita irrisolta nella testa andata storta sul bordo di una rosa e scendere dal sentire il rogo dell’ultimo mattino l’insolito rumore acceso nell’ora distratta dal sorriso di un geco immobile alla pioggia cadente sulla novella astratta d’astratta aria la sequela di andersen del vuoto e del pozzo capovolto sulla spalla l’amen più bello del creato tra i rossi rovi al cielo incantato dai rami che sognano di una volta la pazienza nella stanza aperta alla benedizione degli angeli in coro dove senza nulla fare la luna si innamora di un filo d’erba nascente sul bagliore del cuore Daìta Martinez - inedito 2023 Non dir pozzo se non conosci della caduta l'umidità sovrana e dello schianto le voci - il riparo cellulare che s'attiva tra le sordità accecanti del bisogno di sopravvivere. Cadevano piogge di sabbia allora e la Moabita cantava mentre chinavo lo sguardo sull'eternità di un errore di trascrizione in lingua antic

Due poeti allo specchio (Daìta Martinez e Sergio Daniele Donati)

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Un suono sordo Trattiene un suono sordo e ottuso quel grido nostrano, quello sbatter d'ali prima del primo volo - o della prima caduta. Sorride - è vero - il bimbo dei suoi inciampi e così noi che chiamiamo vita la fragile tenacia del filo  d'erba; su terre arse. Sergio Daniele Donati - inedito 2022 © e m’odora silenzio il profilo tuo lento un piccolo inverno fiorito sul grembo così che tutt’intorno piove la scena al canto poggiato nell’identica attesa del prato è il segnale sfilato dalle campane di campagna che per assenza volta tesa d’ avutra vucca lieve al sole Daìta Martinez  - inedito 2022 © ____ Nota biobiografica sui poeti  Daìta Martinez, palermitana, ha pubblicato con LietoColle (dietro l’una), 2011, segnalata alla V Edizione del Premio Nazionale di Poesia “Maria Marino”, e nel 2013 la bottega di via alloro. Vincitrice - sezione dialetto - del 7° Concorso Nazionale di Poesia Città di Chiaramonte Gulfi, è stata finalista, per l’inedito in dialetto, d

( Redazione ) - Breve nota di lettura alla silloge "Nutrica” di Daìta Martinez (LietoColle Edizioni, 2019)

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  Leggere Nutrica di Daìta Martinez è in primis accettare un gioco di spoliazione della parola o, forse, un ritorno all'elemento ludico e sonoro della stessa, in cui la ricerca del significato è sempre sottesa ma, al primo approccio, lasciata sospesa.  Nutrica è la neonata ma anche il seno che nutre e così già dal titolo ci troviamo di fronte ad un famoso lacaniano dilemma. Quello su cui si fonda, secondo il grande pensatore francese, l'ambivalenza col materno per il neonato.  " questo latte, questo seno, che dà nutrimento, da cui dipende il neonato, è anche l'elemento su cui si fonda la dipendenza del neonato stesso e la sua sopravvivenza, il suo punto di debolezza; debolezza che si trasforma presto in ambivalenza del rapporto".  Già dal titolo dunque la poetessa sembra dirci del suo rapporto con la parola, della quale siamo tutti dipendenti,  perché ci creiamo attorno al linguaggio, ma dalla quale, inutile negarselo, tentiamo ugualmente tutti manovre, spesso poc