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Il quinto Alef-Bet (binomi) - 03 - Ghimel e Dalet

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  Dopo il primo passo una porta azzurra e, dietro, pensieri celati al mio stesso pensiero.           Occorreva farsi piccoli allora           e rinunciare a parole di muffa           per dare nutrimento puro           al nòcciolo di pesca           che abita i miei midolli.  Varcai nel sogno quella soglia con la coscienza che al risveglio  il colore dei miei occhi sarebbe mutato.  La varco oggi nel ricordo di ciò che cercai di essere per poter stare al tuo fianco.           Si tinge  di indaco e cobalto,           di paura e desiderio           il gorgo senza fondo           della tua assenza           per un uomo incapace           di parlar d'amore.

Il quarto Alef-Bet - 05 (Dalet/He)

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Sono cinque - e forse più - gli accessi del Sacro  al nostro Corpo e cinque i messaggeri alati della parola. Il primo dice dicendo , il secondo parla dal silenzio, il terzo giace  immobile nelle paludi fertili  del vuoto tra le lettere, il quarto veste l'abito d'un sovrano sdentato  e ride dell'inciampo e della balbuzie  d'ogni nostro dire. Del quinto non cercare il volto; abituati alla curva della sua schiena povera mentre mescola polveri e ingredienti e borbotta in lingua antica formule di ritorno alla terra rossa delle origini.  

Dalet

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  "Dalet" di Sergio Daniele Donati Aprimi i pori della pelle perch'io possa accogliere tutte le voci del mondo e riesca a distillare risolini infantili da grida e strazi. Insegnami la difficile arte della riconoscenza, prima ch'io nasca a un mondo sordo e troppo intatto per dirsi vero.

Dalet

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  Johann Sebastian Bach  -   Piano Partita No. 2 In C Minor, BWV 826    (Esec. Martha Argerich ) Davanti a quella porta io mi chino. La scrittura si fa piccola, sempre più piccola; essenziale. Mi dicevi poeta da piccolo. Io, sognante, componevo frasi con le quattro parole che possedevo. “Il cielo, il mare e mamma e papà”, ricordi? Poi mescolai elementi e materie e tu mi dicesti scrittore. Fu un necessario strappo a costringere l'abbondanza dei simboli, ali di rondine per le mie intuizioni, in cassetti inaccessibili, anche a me. Anche a me. Rimanemmo in tre; e ora lentamente svanisci anche tu. Con passo fragile, insicuro, delicato e discreto svanisci. Ti fai piccola ai miei occhi che si chiudono per non vedere. E, mentre a stento varco quella porta, lenta appare in cielo, come scritta di fuoco grigio, la domanda: “Chi mai sosterrà le mie lettere ora, mamma? Chi mai?”.