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Visualizzazione dei post con l'etichetta Davide Zizza

Echi di Fedro - Seconda fase - 01 - Davide Zizza e Flavia Tomassini

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Foto di pubblico dominio di  Patrick Tomasso  trovata sul sito  Unsplash Da un’idea di Sergio Daniele Donati, accolta da tutta la redazione, è nato circa un anno fa il progetto Echi di Fedro . I lettori affezionati del blog sanno quale importanza abbiano in questo spazio temi quali: l’Altro, l’ascolto e lo scambio di pensiero e la natura sempre dialogica della scrittura poetica. Ascolto e scambio, poi, sono elementi fondamentali per la creazione di un dialogo, in particolare di un dialogo poetico in cui diverse voci prendono vita con fertili risultati. Si è deciso di quando creare un vero e proprio spazio laboratoriale e sperimentale di dialogo dal titolo “ Echi di Fedro ”. Inizialmente ogni redattrice/redattore ha proposto all’intera redazione di produrre un dialogo con un poeta scelto dal proponente ma approvato dall’intera redazione. In seguito, in una prima fase, ogni redattrice/redattore ha contattato la voce poetica del panorama contemporaneo perché interagisse in dialogo poetico

"Giudaica" e le sue traduzioni

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    GIUDAICA   DI SERGIO DANIELE DONATI Ho visto un dio anziano scendere lento le scale del condominio e raccogliere dal corrimano polveri di sogno. Un canto di luce nella zoppia dei passi, e tracce siderali in quel sorriso sdentato e introverso. Ho visto un dio anziano scendere lento per le scale, ho pianto lacrime di petrolio e urlato al cielo lo strappo del risveglio. Il re nano posa la cetra, il suo salmo si fa muto, e restano sassi senza valore apparente sulle lapidi della mia gente.   TRADUZIONE IN SICILIANO (LINGUAGLOSSESE) DI GABRIELLA GRASSO (NDR: si ringrazia vivamente anche la mamma della traduttrice, la sig.ra Maria,  vera e propria memoria storica,  per l'apporto donato al testo in siciliano) Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i scali di na casa di tanti e cugghieva d'o puntiddamanu pruulazzu di 'nsonnu. Na canzuna di lustru 'ndo zuppiari di passi, e signali di stiddi 'nda du risu senza denti e 'nchiusu. Visti un diu vecchiu ca scinneva lentu i

Tre poesie di Lara Pagani nella traduzione del poeta Davide Zizza

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  Das ist schon Schnee von gestern, so weiß war er nicht sowieso von Anfang an. Jetzt fahre ich allein denn ich weiß dass ich nie mehr darauf rutschen kann — die Sonne scheint wieder seit letzter Nacht. Poesia di Lara Pagani - 2023 ___ Neve di ieri È già di ieri questa neve; così bianca non lo era comunque fin dall’inizio. Da sola in auto, la guida si rinfranca: mai più scivolarci sopra il buon esercizio – da ieri sera splende un Sole propizio. Traduzione dal tedesco di Davide Zizza - 2023 _______ Wie lange kann man warten? Das weiß keiner noch, oder vielleicht doch: das weiß ich! Man wartet ein Leben lang, solange man warten kann auf die eine Frage, die Sinn macht: « Wie geht es dir, bist du glücklich  auf dieser verdammten Erde?  Wenn nicht, hab' bitte keine Angst! Ich bin bei dir, werde  bei dir sein, in aller Ewigkeit! » Poesia di Lara Pagani - 2023 ___ Aspettare sì, ma quanto tempo? Nessuno tutt’ora lo sa, o forse sì – di certo io lo so! Per una vita intera resti in bilico, i

Odiosa estate (distici inediti di Davide Zizza)

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  dico le temporanee stanchezze con pietosa e residua voce sono un congegno che incarna il disabitato nulla tutto sembra cancellato, svanito come s'io non fossi mai nato corri via estate, bastano già le tue deserte ampiezze bastano già le tue iniquità le tue misere scaltrezze ____ NOTA BIOBIBLIOGRAFICA Davide Zizza (Crotone, 1976) è dottore in Lingue e Letterature Straniere con una tesi sul Tristan di Béroul . È autore di una plaquette, Mediterraneo (2000), e di tre raccolte di poesie, Dipinti e Introspettive (2011), Ruah (2016) e Piccolo taccuino occasionale (2020).  Il suo breve saggio “ La lettura e la scrittura come etiche dell’ascolto ” è inserito nel volume Ascolto per scrivere (2014). Su “ Poetarum Silva ” ha curato la rubrica Bustine di zucchero .  Traduce poesia, in particolare dalla letteratura inglese.

Cinque inediti di Davide Zizza

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Corrispondenze #1 Sul divano, la mano aggrappata al bracciolo prima di abbandonarmi al sonno… ripenso anni fa un articolo su Penna, «il poeta che chiacchierava con gli animali e gli dei» si aggrappò alla testata del letto come ultimo attaccamento alla vita. «Dormire, forse sognare». Le corrispondenze fanno ricordare. Le trovi nei gesti. Lasciano il segno. _______ Ermeneutica L’effimera e instabile sostanza nascosta negli oggetti, un filo che scende, il taglio obliquo di uno sguardo verso l’orizzonte – La fonderia di queste promesse perse, che è la vita, il riverbero di incerte speranze, che è il tempo; ogni cosa ribolle incosciente e ripiega sull’infallibile dolore – Interpretiamo noi stessi su una continua rilettura interiore e tuttavia inutile. È una scuola di pazienza la fallibilità. _______ L’altro Smarrisco su ogni rigo un’esperienza ed io non so più dove andare. Perdersi è ritrovarsi – dicono – è una lezione molto antica, ma ahimè non sempre s’impara la scuola del

(Redazione) - Cinque poesie contemporanee sulla Shoah ( a cura di Paola Deplano )

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A cura di Paola Deplano SEI MILIONI  Si crepano maschere d'argilla sui miei volti e lo sguardo si perde su un orizzonte assente; avanzano lenti i passi del silenzio e ardono i fuochi sacri della memoria. In alto sei milioni di voci evanescenti, celate dai fumi della storia, osservano e sostengono una tenacia bambina. Per loro solo canto nenie antiche, canti d'elevazione nella notte senza stelle. Sergio Daniele Donati, Il canto della Moabita, Ensemble Ed. 2021 CORRISPONDENZE #2 Nel corridoio, scarpe fuori stagione in fila prima di collocarle nel ripostiglio. D’improvviso mi riporta l’immagine alla Shoah, magazzini di vestiti e oggetti ammassati, foto, capelli, documenti, tutto consegnato nei lager negli incubi nella cenere. Dopo quel buio senza stelle vennero altre oscurità a inghiottire occhi: triste consapevolezza della terra che seppellì nel silenzio un grido di mani sui fili spinati. Inedito di Davide Zizza CAMMINO PIANO Cammino piano mentre il cielo scuro fuma occhi di p

(Redazione) Specchi e labirinti - 04 - L'Orfeo senza Euridice di Davide Zizza

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  di Paola Deplano Orfeo è sciamano, dio smembrato, padre dei poeti, sposo inconsolabile e avventato, uomo che ama altri uomini, fondatore di culti misteriosi e misterici, testa senza corpo che tuttavia profetizza da una luoghi sconosciuti. Naturalmente non è mai esistito, ma esiste negli scritti di Virgilio , Ovidio , Rilke , D’Annunzio , Campana , Miłosz , Browning , Pavese , di tanti altri che non so - e di Davide Zizza . Era il 2012 – per la precisione l’8 marzo – quando Davide Zizza pubblicava sul litblog Poetarum Silva un articolo dal titolo Orfeo ed Euridice (O sulla moltiplicazione letteraria del mito) . Si tratta di un pezzo dal taglio comparatistico, in cui vengono affiancati tre autori: Ovidio, Browing e Pavese , che presentano sostanziali differenze d’interpretazione del momento cruciale per la vita di Orfeo, vale a dire l’attimo in cui Euridice è persa per sempre. In Ovidio, tradizionalmente, è il troppo amore del marito che lo fa voltare prima del tempo, facendogli perde

Tre poeti allo specchio (di Sergio Daniele Donati, Davide Zizza e Felicia Buonomo)

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Lettera dopo il nuovo anno Marina, la neve è invisibile, e noi siamo ubriachi, rintanati in cupole, sognando l’Hagia Sofia – la liberazione. Ti penso, per queste distanze assuefatte a vecchie memorie sfondate e mitiche – ma il tempo ha denti da luccio che feriscono solo a guardarli, e addirittura a pensarli. Mangerò terra per sentirmi ancora; ti giunga il mio bacio da questa silenziosa tormenta. Davide Zizza ____ Osip, vorrei dirti delle chiacchiere nella sala d'aspetto – un margine di insofferenza da cui cado. Sbucciano la pazienza e la esplodono – Quando ti penso ho la misura del sempre. Ripercorro la disperazione della perdita di me – che in te si trova nella dimensione della mancanza. Troverai una me che gattona in una stanza buia e poi l'età adulta del trauma. Ho scovato una sala d'aspetto di un medico che non mi salverà. Il pronto soccorso della mia tristezza continua ad accogliere. Ma lo so, caro amore, che la ferita non è appartenenza e vicinanza di noi. La sutura:

Due poeti allo specchio (Davide Zizza e Sergio Daniele Donati)

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  "Autunno" di Sergio Daniele Donati Li ho intraveduti a distanza, a voce bassa, nel sospiro della mente, una peste che si attacca alla pelle, una nostalgia amena, l'assurda banalità d'esistere. Non ho mai visto i fuochi di santa Lucia a notte fonda: li ho vissuti dentro e già mi bastavano. Di notte.  Davide Zizza - Inedito _____________ Basta un suono, una fessurazione del significato - un ritorno al gioco con parole e sassolini, neri. Basta il suono di un fiato armeno a ricordarmi il ventre della mia nostalgia. Un dio burlone mi manda da millenni a ritrovar me stesso nel luogo a me più sconosciuto, là dove posso ancora sussurrare   1  אמן Sergio Daniele Donati - Inedito ______ 1 -  אמן  dall'ebraico -  ’Āmēn (l'accento si porta sulla "e")

Due poeti allo specchio (Davide Zizza e Sergio Daniele Donati)

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  Foto di Sergio Daniele Donati Colano tra le dita parole senza peso.                                      Sul palmo                                     pergamene e carte,                        di territori sconosciuti.                             Quando si armano                              dello strumento sacro                                 si cancella un nome                                       sotto le unghie del ricordo, e poggia su un vuoto senza fine il  segno sovrano dell'oblio. (Sergio Daniele Donati - Fedro) Colano dalle dita parole senza peso. Sul palmo carte, territori bianchi sconosciuti. Quando il pennino sta fra pollice e indice si raschia un nome sotto le unghie del ricordo e poggia su un vuoto senza fine il segno sovrano dell'oblio. (Davide Zizza)

Tre inediti di Davide Zizza

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Si nasconde Si nasconde dietro qualcuno o qualcosa –  non è la sera, non è una persona; si nasconde ma è presente, in ogni cosa se ne sta appartata, un vecchio pensiero che supera il vento –  si nasconde dietro qualcuno o qualcosa, non è una donna, non è un’eclisse –  tesse un filo e sta dentro ognuno, è la verità della pietra lo stupore dell’acqua che mormora –  si nasconde dietro qualcosa o qualcuno –  non è Dio e nemmeno suo Figlio, è una parola più antica dell’uomo: crea la storia e la strada percorre la terra e il vento.  Il terzo deserto Cercare il senso nascosto del libro lasciare che monti la sua tenda davanti ai nostri occhi e subito dopo la bruci per ricominciare un viaggio senza meta. La mente cammina a piedi scalzi sulle parole altrui. Ci vuole metodo: conoscere i tempi è saper dosare l'attenzione perché non perisca il volo della farfalla e non si chiudano le porte del crepuscolo. ________ Disegni di Silvia Tebaldi dalla serie "Hamsa" pubblicati su concessio