Post

Visualizzazione dei post con l'etichetta Dialoghi poetici coi Maestri

Dialoghi Poetici coi Maestri - 76 - Francesco De Gregori (PEZZI DI VETRO)

Immagine
    PEZZI DI VETRO   L'uomo che cammina sui pezzi di vetro Dicono ha due anime e un sesso, di ramo duro il cuore E una luna e dei fuochi alle spalle, mentre balla e balla Sotto l'angolo retto di una stella Niente a che vedere col circo Né acrobata, né mangiatore di fuoco Piuttosto un santo a piedi nudi Quando vedi che non si taglia, già lo sai Ti potresti innamorare di lui Forse sei già innamorata di lui Cosa importa se ha vent'anni E nelle pieghe della mano Una linea che gira e lui risponde serio, "È mia" Sottintende la vita E la fine del discorso la conosci già Era acqua corrente un po' di tempo fa E ora si è fermata qua Non conosce paura, l'uomo che salta E vince sui vetri e spezza bottiglie, ride e sorride Perché ferirsi non è possibile Morire meno che mai e poi mai Insieme visitate la notte che dicono è due anime E un letto e un tetto di capanna utile e dolce Come ombrello teso tra la terra e il cielo Lui ti offre la sua ultima carta Il suo ultimo pr

Dialoghi Poetici coi Maestri - 75 - Gertrud Kolmar

Immagine
Nel lager di Gertrud Kolmar Quelli che s’aggirano qui sono corpi soltanto, non hanno più anima, soltanto nomi nel registro dello scrivano, carcerati: uomini, ragazzi, donne, e i loro occhi fissano vuoti con lo sguardo sbriciolato, distrutto per ore in una fossa buia, soffocati, calpestati, picchiati alla cieca. Il loro gemito tormentoso, il loro pazzo terrore, una bestia, sulle mani e sui piedi, carponi /…/ Si affaticano come dementi, grigi, devastati, separati dall’umanità variopinta, irrigiditi, timbrati e marcati, come bestiame da macello che aspetta il beccaio e non conosce che il fetido truogolo e il recinto. Solo paura, solo orrore nei volti quando, di notte, uno sparo afferra la vittima… e nessuno ha veduto l’uomo che silenzioso in mezzo a loro trascina la croce nuda verso il supplizio.     Com'è, Gertrud, che  da sempre mi pare di tenerti la mano e che sulla mia schiena, che si curva sempre più, sia tracciata la scogliosi di un albero che nasce storto, nel vuoto di sguardi

Dialoghi poetici coi Maestri - 73 - Antonio Debenedetti

Immagine
  _______ VICOLI In questa Cabala la fuga illuminata delle finestre vuote come un ascensore di angeli ruffiani. Favola di uno scenario crudele. di Antonio Debenedetti  tratta da "Rifiuto di obbedienza" (Parenti Editore, 1958) _______ LAMPI Lampi di liberazione tra le righe del Libro; la cecità di chi legge solo nere lettere e ignora il bianco scalino di una scala a chiocciola. Tra silenzi angelici obbedienza e rigore. di Sergio Daniele Donati  Inedito - 2024

Dialoghi poetici coi Maestri - 72 - Paul Celan #3

Immagine
Paul Celan PSALM Niemand knetet uns wieder aus Erde und Lehm, niemand bespricht unseren Staub. Niemand. Gelobt seist du, Niemand. Dir zulieb wollen wir blühn. Dir entgegen. Ein Nichts waren wir, sind wir, werden wir bleiben, blühend: die Nichts-, die Niemandsrose. Mit dem Griffel seelenhell, dem Staubfaden himmelswüst, der Krone rot vom Purpurwort, das wir sangen über, o über dem Dorn. SALMO Nessuno c’impasta di nuovo, da terra e fango, nessuno insuffla la vita alla nostra polvere. Nessuno. Che tu sia lodato, Nessuno. È per amor tuo che vogliamo fiorire. Incontro a te. Noi un Nulla fummo, siamo, reste- remo, fiorendo: la rosa del Nulla, la rosa di Nessuno. Con lo stimma anima-chiara, lo stame ciel-deserto, la corona rossa per la parola di porpora che noi cantammo al di sopra, ben al di sopra della spina. Traduzione di Giuseppe Bevilacqua SALMO Mi porta al pianto il simbolo, ben poco simbolo, dei tuoi versi e non conosco che un'afona lode che pur ripeto come atto di sottomissione al

Diaologhi poetici coi Maestri - 72 - Claude Roy #2

Immagine
  J'AI PEUR LA NUIT (Claude Roy tratto da "Le poète mineur" - Gallimard 1949) Mon corps qui suit son cours, son chemin de fourmi, aveugle dans son jeu compliqué et savant, que puis-je à son destin, à sa longue patience? Il est si loin de moi dans ses ténèbres chaudes avec son souffle lent, les longs détours du sang, le cœur, le très sérieux qui jamais ne s'arrête, et qui pourtant un jour saura bien me trahir... Comment donc expliquer à ce cœur si pressé qu'il est bien inutile de tant se hâter, d'être si attentif aux visages changeants, de se presser ou de ralentir pour un rien, puisqu'un jour tout cela n'aura plus d'importance, puisque mon cœur et moi nous oublierons ensemble de bouger, de parler, de respirer, de vivre? Je pense à tout cela dans le creux de la nuit et pour être moins seul j'imagine un poème, poème que voici : Mon corps qui suit son cours, son chemin de fourmi, aveugle dans son jeu compliqué et savant, que puis-je à son de

Dialoghi poetici coi Maestri - 71 - Andrea Zanzotto

Immagine
  Esistere psichicamente di Andrea Zanzotto  Tratto da "Vocativo" Da questa artificiosa terra-carne esili acuminati sensi e sussulti e silenzi, da questa bava di vicende – soli che urtarono fili di ciglia ariste appena sfrangiate pei colli – da questo lungo attimo inghiottito da nevi, inghiottito dal vento, da tutto questo che non fu primavera non luglio non autunno ma solo egro spiraglio ma solo psiche, da tutto questo che non è nulla ed è tutto ciò ch’io sono: tale la verità geme a se stessa, si vuole pomo che gonfia ed infradicia. Chiarore acido che tessi i bruciori d’inferno degli atomi e il conato torbido d’alghe e vermi, chiarore-uovo che nel morente muco fai parole e amori. Psiche   di Sergio Daniele Donati inedito (2024) Il suono del verbo essere è ago di pino, scaglia,  frammento di selce sul sagrato di una chiesa abbandonata ai venti, mentre l'oblio degli attimi  bisbiglia un  Kaddish solitario ¹  e senza comunità di sostegno. Il suono del verbo essere è taglio,

Dialoghi poetici coi Maestri - 70 - Corrado Govoni

Immagine
  Naufragio di Corrado Govoni Sul mio capo di naufrago galleggiante sul mare nero della vita afferrato a una tavola sfasciata materna culla vedo ancora ondeggiare le stelle come un tenero ramo di mandorlo. Luce di fuori mondo o vertigine degli abissi incantevoli del nulla? Lo feci di Sergio Daniele Donati Nel deserto l'abisso inciampa sulle stesse schegge che mi feriscono caviglie e polpacci.      Forse dovrei abbandonare il sogno      e distogliere lo sguardo       da quell'Alef nel firmamento      perchè finalmente cada a terra      la trappola di una verità      a me interdetta. Lo feci;  e ora dal sogno  del ritorno  non so più  svegliarmi.

Dialoghi poetici coi Maestri - 69 - Paul Verlaine

Immagine
  Chant D’Automne Les sanglots longs Des violons De l’automne Blessent mon cœur D’une langueur Monotone. Tout suffocant Et blême, quand Sonne l’heure, Je me souviens Des jours anciens Et je pleure. Et je m’en vais Au vent mauvais Qui m’emporte Deçà, delà, Pareil à la Feuille morte. Paul Verlaine tratto da  Poèmes saturniens (Paris, Lemerre 1866) Canto d'autunno I perduranti singhiozzi dei violini dell'autunno mi feriscono il cuore con un languore monotono. In asfissia  e stanco, quando l'ora batte io mi rammento dei giorni andati e piango. E mi lascio trascinare dal vento malevolo che mi trasporta di qua e di là simile a foglia morta. Traduzione libera di Sergio Daniele Donati Mon regard se repose sur la peau d'un cri d'absence monotone et épuisé. Et il n'y a pas de saison  dédié à pleurer pour ceux qui ont choisi le chemin de la lente évanescence. Sergio Daniele Donati -  inedito 2024 Il mio sguardo riposa sulla pelle di un grido d'assenza monotono e sposs

Dialoghi poetici coi Maestri - 64 - Edmond Jabès

Immagine
  Il avait – lui semblait-il – mille choses à dire à ces mots qui ne disaient rien; qui attendaient, alignés; à ces mots clandestins, sans passé ni destin. Et cela le troublait infiniment; au point de n’avoir, lui-même, plus rien à dire, déjà, déjà. Edmond Jabès Tratto da L’appel (1985-1988), in Le Seuil le Sable, Poésie - Gallimard, 1990, p. 396 _____ Aveva – così gli pareva – mille cose da dire a queste parole che non dicevano niente; che attendevano, in fila; a queste parole clandestine, senza passato né destino. E ciò le sconvolgeva senza sosta; al punto di non avere, lui stesso, più niente da dire, già, già. Traduzione libera di Sergio Daniele Donati Il était chauve. Et son regard restait  immobile sur le vide de la parole ,  d'où il tirait – quand il avait de la chance – des petits cris de joie enfantine, comme lorsqu'un vent froid nous réveille du monde des morts. _____ Era calvo.  E il suo sguardo restava immobile sul vuoto della parola, da cui ricavava - quando era for

Dialoghi poetici coi Maestri - 63 - Vittorio Bodini

Immagine
  Tanti anni Noi abitiamo in una rosa rossa. Passavano treni in corsa alla periferia - un gomito sonoro - e tutto il resto era un fermento di cieli. Un meriggio d'inverno, col sole su un muro bianco, riconoscemmo la nostra amata calligrafia. Chi avrebbe mai pensato che voi scriviate come un'ombra d'alberi, come i pettini freddi con i denti coperti di capelli! (S'era in pena per voi.) Così passammo la notte. Vittorio Bodini - Tratto da " Altri versi" (1945-47) Quel giorno Il giorno in cui riconobbi  il tratto incerto di una calligrafia a me familiare sulla corteccia di una betulla la cui epidermide bianca  era macchiata dalle sbavature di un inchiostro bambino, quel giorno, dicevo, compresi - con la grezza sapienza dei midolli - la debolezza di ogni nostra articolazione e la tenace tensione del ramo verso l'alto. È il peso dell'indicibile, sai, che ci impedisce di seguire  una linea retta  e verticale verso l'infinita  area  bianca  dei significat

Dialoghi poetici coi Maestri - 61 - Dino Campana

Immagine
IL CANTO DELLA TENEBRA La luce del crepuscolo si attenua: Inquieti spiriti sia dolce la tenebra Al cuore che non ama più! Sorgenti sorgenti abbiam da ascoltare, Sorgenti, sorgenti che sanno Sorgenti che sanno che spiriti stanno Che spiriti stanno a ascoltare...... Ascolta: la luce del crepuscolo attenua Ed agli inquieti spiriti è dolce la tenebra: Ascolta: ti ha vinto la Sorte: Ma per i cuori leggeri un’altra vita è alle porte: Non c’è di dolcezza che possa uguagliare la Morte Più Più Più Intendi chi ancora ti culla: Intendi la dolce fanciulla Che dice all’orecchio: Più Più Ed ecco si leva e scompare Il vento: ecco torna dal mare Ed ecco sentiamo ansimare Il cuore che ci amò di più! Guardiamo: di già il paesaggio Degli alberi e l’acque è notturno Il fiume va via taciturno...... Pùm! mamma quell’omo lassù! Dino Campana Tratto da  Canti Orfici TENEBRA È lunga e tenuta quella nota che dall'indaco scolora nel nero/blu di Prussia di una notte senza stelle.  E non fermano l'indole mi

Dialoghi poetici coi Maestri - 60 - René Char

Immagine
39 Nous sommes écartelés entre l’avidité de connaître et le désespoir d’avoir connu. L’aiguillon ne renonce pas à sa cuisson et nous à notre espoir. ( René Char ) ____ Siamo divisi tra la brama di conoscere e la disperazione di aver conosciuto. La spina non rinuncia al suo morso,  noi alla nostra speranza. (Trad. di Giorgio Caproni ) ________ Nous subissons constamment le fardeau de nos souvenirs prénatals et le cri du faucon au coucher du soleil nous donne l'illusion d'un retour  à ce que nous  n'avons jamais connu. (Sergio Daniele Donati) ____ Subiamo costantemente il fardello delle nostre memorie prenatali e il fischio del falco al tramonto ci dona l'illusione d'un ritorno a ciò che mai  abbiamo conosciuto. (Traduzione dal francese di Sergio Daniele Donati)

Dialoghi poetici coi Maestri - 59 - Georg Trakl

Immagine
Silenzio Pallidi riflessi sui boschi la luna che ci fa sognare il salice vicino allo stagno scuro piange silenziosamente nella notte. Un cuore si spegne – e a poco a poco Le nebbie si diradano, si alzano… Silenzio, Silenzio! Georg Trakl - 1904 Forse perché non mi dico poeta, la luna parla poco  alle nebbie del mio sogno.  Ma quell'albero, sì, bisbiglia anche a me  d'un singulto roco di radici,  ammutolite dalla tirannia  d'un bruno silenzio. Un silenzio uterino e palindromo urla   vendetta e spezza ossa ancora giovani, senza la pietà della pietra per il seme d'olmo, mai interrato, che tengo ancora, sul palmo della mano. Sergio Daniele Donati  - inedito ,  8 settembre 2023

Dialoghi poetici coi Maestri - 57 - Camillo Sbarbaro

Immagine
A volte, mentre vado per le strade della città tumultuosa solo, mi dimentico il mio destino, d’essere uomo tra gli altri e, come smemorato, anzi tratto fuor di me stesso, guardo la gente con aperti estranei occhi. M’occupa allora un puerile, un vago senso di sofferenza e d’ansietà come per mano che m’opprima il cuore. Fronti calve di vecchi, inconsapevoli occhi di bimbi, facce consuete di nati a faticare e riprodursi, facce volpine stupide beate, facce ambigue di preti, pitturate facce di prostitute entro il cervello mi s’imprimono dolorosamente. E conosco l’inganno per cui vivono, il dolore che mise quella piega sul loro labbro, le speranze sempre deluse, e l’inutilità della lor vita amara e il lor destino ultimo, il buio. Ché ciascuno di essi porta in sé la condanna d’esistere; ma va solo assorto nell’attimo che passa, distratto dal suo vizio prediletto. Provo un disagio simile a chi veda inseguire farfalle lungo l’orlo d’un precipizio... ( Camillo Sbarbaro )

Dialoghi poetici coi Maestri - 56 - Paolo Conte

Immagine
C’era tra noi un gioco d’azzardo Ma niente ormai nel lungo sguardo Spiega qualcosa Forse soltanto Certe parole sembrano pianto Sono salate, sanno di mare Chissà, tra noi, si trattava d’amore Ma non parlo di te, io parlo d’altro Il gioco era mio, lucido e scaltro Io parlo di me, di me che ho goduto Di me che ho amato E che ho perduto E trovo niente da dire o da fare Però tra noi si trattava d’amore C’era tra noi un gioco d’azzardo Gioco di vita, duro e bugiardo Perché volersi e desiderarsi Facendo finta di essersi persi Adesso è tardi e dico soltanto Che si trattava d’amore e non sai quanto Paolo Conte - testo della canzone Gioco d'azzardo Io non so giocare al gioco dell'amore; so essere dado o forse panno, verde come la sua bile quando dissi amore . Disse: è presto, come puoi dirlo? Abbassai lo sguardo; il dado era tratto sul suo sguardo vitreo e sulle cinque lettere che mi tornavano in gola come riflusso. Scusa, Paolo,  se ti rubo il verso,  ma adesso è tardi e dico soltanto c

Dialoghi poetici coi Maestri - 55- Erez Biton

Immagine
Quando ero un bimbo di luce tutti i colori vennero a bussare: “Apri, apri” dicevano alle mie pupille clementi, e gareggiavano per rifrangersi blu dentro il blu. Il sole del crepuscolo mi scorse suoi raggi come due trecce chiare di bambine che conducono una vacca con un vincastro. Nella città di Lod quando ero un bimbo di luce le cime mi sollecitavano: “Sali, Sali”, nell’abbraccio delle nostre vette. Tutti gli steccati erano più bassi di me basso Quando ero un bimbo di luce le distanze mi assorbivano nella rapidità di un altro tempo. (Erez Biton - Da Canti di cecità, Hakibbutz Hameuchad, 2013) Fui bimbo di penombra  dimenticato da chi portava  l'onere di spiegarmi il mondo e non vidi - no, non vidi nulla - finché un maestro  non mi chiuse le palpebre e mi disse:  "ora ascolta". Fui bimbo di penombra, e ancora adesso la notte immagino  le danze dei colori sulla retina di mio figlio e mi manca la presa al polso di un maestro tenace che mi impedí la caduta finché

Dialoghi poetici coi Maestri - 54. Milo De Angelis

Immagine
OMBRE Di notte le ombre si aggirano per i campi di calcio vuoti, ripetono infinite volte i dribbling non riusciti e i tiri al volo mancati dai ragazzi. Le ombre del campo rifanno di notte le partite che avevano visto al mattino. Le porte sono lontanissime l’una dall’altra e i portieri non riescono a vedersi, non sanno quello che accade a centrocampo, molti chilometri più in là, dove tutto è diverso e non è più estate: pantano, sabbia, macchie di neve intralciano le ombre dei giocatori, alcune in canottiera, altre con la sciarpa al collo. Milo Del Angelis  OMBRE Le mie no, Milo. Le mie ombre di notte inseguono lemmi e pericopi e salti nel mito del linguaggio che - fra noi possiamo dirlo - è il grande inganno ; e non solo per chi scrive. Le mie ombre di notte mi incrostano il sogno e disegnano sul muro, su cui danzano ombre cinesi, il volto divino e orribile della mia grande ferita. Un volto di donna, ça va sans dire, che non cessa di ridere degli inciampi dello

Dialoghi poetici coi Maestri - 53. Francesco Scarabicchi (2)

Immagine
Una solitudine Che ne sarà dell'uomo paziente e solitario che vedo, rincasando dipingere un cancello? Tratto da Francesco Scarabicchi  «Il prato bianco» Einaudi editore (2017) Esili speranze cave Ho incontrato ieri per strada un uomo la cui barba non potrà testimoniare a discolpa d'una vita. Sergio Daniele Donati - inedito 2023 ____ NDR: Potrete trovare un altro dialogo poetico con Francesco Scarabicchi a questo  link

Dialoghi poetici coi Maestri - 52. Hermann Hesse

Immagine
Azzurro della sera O pura visione tutta incanti, quando da porpora e d'oro, sereno amabile grave, tu cielo di luce della sera ti dilati. Tu ricordi un mare azzurro dove felicità è alla fonda per una quiete beata. Dal remo sgocciola l'ultima stilla di terreno cruccio. Titolo originale: Spätblau Traduzione di Roberto Fertonani Indaco Fu indaco quel passaggio per me che venivo da lande grigiastre ove il flusso  dei pensieri si confonde con  un'aria sospesa tra fili  tesi d'ansie celesti. L'aspirazione al cielo, di notte, è un richiamo lontano un ululato di desiderio che veda finalmente requie il cammino senza sosta di chi si è perso. Sergio Daniele Donati  inedito 2023