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(Redazione) - Come avviene la produzione editoriale di un libro (di Valentina Bandiera)

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La letteratura italiana è molto variegata e scrittori, poeti e saggisti che, in ogni tempo e in ogni luogo, hanno saputo catturare il cuore del lettore.  La produzione libraria italiana è alla base di ogni trasformazione e, grazie anche alla tecnologia, sta favorendo la proliferazione della letteratura.  Ci sono molte case editrici che diffondono la produzione poetica, narrativa e saggistica.  Le piccole, o le medie e grandi case editrici si impegnano nella circolazione della letteratura, ma una buona casa editrice non deve permettere che l’autore sborsi un centesimo per la pubblicazione di un’opera.  Essa deve scommettere su uno scrittore, senza fini di lucro.  Chi si avvale della politica EAP non è certamente un buon editore.  Inoltre, una casa editrice deve avvalersi di un buon editor che guida l’autore nel perfezionamento del proprio testo.  La premessa della riuscita di un buon testo è effettuare uno scrupoloso editing ed una scrupolosa correzione di bozze. L’editor ch

(Redazione) - Su "Il Petrarca nel III Millennio" - Divergenze ed., 2020 di Valentina Bandiera

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  Per chi ama Francesco Petrarca e la sua descrizione dell'umano il testo di Valentina Bandiera rappresenta una lettura originale e immancabile, non perché su Petrarca non sia siano spesi fiumi d'inchiostro da parte della miglior critica - ne è cosciente l'autrice stessa che in prefazione dichiara il disagio che coglie chi, scrivendo su Petrarca, si deve confrontare coi grandi della critica letteraria italiana e internazionale - ma perché è un testo capace di trasportare il lettore (dal più preparato al meno esperto di letteratura petrarchesca) nella conoscenza di elementi che ai più sfuggono. E soprattutto è un testo capace di mettere in relazione la produzione petrarchesca coi la contemporaneità dei nostri vissuti, non solo poetici.  L'autrice parte dal Secretum   - de secreto conflictu curarum meum -  e dall'analisi della sua struttura dialogica atta, secondo l'autrice, meglio di altre di svelare le ansie interiori del grande poeta aretino.  È molto intere

Su "Elegia Ambrosiana" (Collettivo K - Divergenze ed.) - recensione di Sergio Daniele Donati

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Quella che state per leggere non è una recensione, né un commento a un testo che mi ha lasciato sbalordito; nel silenzio. Anzi, del testo parlerò davvero poco. Ciò che sto per scrivere è un tentativo di sintonizzazione , come facevo da adolescente con le vecchia radio internazionale che avevo ricevuto in dono da papà, girando il manopolone finché non riuscivo a beccare qualche strana stazione di Zagabria o Kiev. Leggo sul testo di Elegia Ambrosiana (Divergenze ed) del Collettivo K che “i membri di tale collettivo, gruppo di street poetry dal 1981, affidano i loro lavori a gessetto a selciati, mura e marciapiedi, perché non lascino segni sulle superfici. […] Tutti i componenti del collettivo sono stati e voglio restare anonimi, in linea coi loro componimenti […] Nella silloge del primo collettivo di street poetry d'Italia, i versi miti e infuocati comparsi a Milano e dedicati alla città proprio come un canto, un'elegia ambrosiana […]” . Poesia collettiva? Già sento il canto

Su "Primo levi e la coscienza poetica" (Elisa Occhipinti - Divergenze ed. 2021) - recensione di Sergio Daniele Donati

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  Poi arriva, anche per il tatuato , il momento dell'elaborazione; l'attimo di stacco -per me sublime- in cui guarda il proprio sforzo espressivo, il proprio piccolo alito sull'indicibile, prendere forma, seppur claudicante, evanescente; limitata. Per un ebreo parlare di Shoah è essenzialmente parlare di pelle e viscere; e interrogarsi sul rapporto e sulla possibilità di convivenza tra Shoah e Poesia è interrogarsi su un'ulcerazione profonda. Elisa Occhipinti nel suo magnifico libro Primo Levi e la coscienza poetica ( Divergenze ed . - 2021) è capace di percorrere quei crinali con delicatezza e profondità impareggiabili. Fa bene l'autrice, ad esempio, a delineare con chiarezza il punto di divergenza tra Levi e Celan sulla possibilità di poetare dopo Auschwitz. E per me, che del libro di Elisa Occhipinti sono stato appassionato lettore, il cenno a quella questione diviene altro da una mera discettazione accademica. Per chi scrive, specie se ebreo e specie se scrive

Su "Al di là della polvere" (Fabio Ivan Pigola - Divergenze ed. 2021) - recensione di Sergio Daniele Donati

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Mi diceva quand'ero ragazzo un anziano signore, un vero amante delle parole, che la grande letteratura è una burla in cui il lettore parte, lancia in resta, con un'idea già formata su cosa leggerà e si trova poi disarcionato da un cavallo imbizzarrito e, in breve tempo, con la faccia nella polvere. «La letteratura, quella seria,» diceva, «è un cavallo pazzo e ti porta dove vuole lei, senza neanche chiederti il permesso».  Con gli anni le mie abilità di lettore si sono raffinate e ora posso dire cosa sia per me la grande letteratura, forse. Ma, anche se non rinuncio a trovare un poco inutile cercar definizioni, tuttavia, quell'idea dalle tinte western, in cui la letteratura prende il ruolo d'una sorta di mustang indomabile che ti porta lontano da una destinazione facile e attesa, mi è rimasta nel midollo. È sempre questo il primo criterio di valutazione per me, che mi avvicino con entusiasmo a volte eccessivo all'altrui scrittura: prendo un libro in mano e, prima an