A mio figlio (fuor di scrittura)
A mio figlio, il nuovo mondo Ciò che non sai è che il tempo spezza e toglie ossigeno a respiri già affannati; non sai che stelle e firmamenti, e voci e silenzi, e lettere e corse folli, e petali e danze sono gocce per riempire il secchio dell'abisso che ride; là sotto. Non sai del bimbo con le mani sulle orecchie, per non sentire. Non sai del volto che si volta per non guardare. Non sai dell'urlo soffocato: guardami. Non sai della carezza nel ghiaccio e della testa sull'asfalto e la moto a terra con la ruota anteriore che ancora gira, come gira la follia per questo mondo. Ciò che non sai ancora, è che essere padri è vivere pregando che l'ossidiana dei tuoi occhi si posi su ciò che chi non ha ancora parola chiama distratto amore , che la tua mano batta su tasti di pianoforti antichi e non su schegge di coscienza. Essere padre, è ora che tu lo sappia, è chiedere, urlare, imporre a un mondo distratto di ascoltare il tuo nome. Ciò che ora, se mi leggi, sai è che un pa