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Dialoghi poetici coi Maestri - 44. Chandra Livia Candiani

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  La pelle è sempre in prima linea come i cappotti le madri i villaggi, è un confuso conoscitore di mondi è serbatoio e cemento trasale fa barriera è distendibile e delicatamente resistente sanguina respira. Nuca mani e piedi spalle petto fianchi conoscono il mondo senza l’assedio della narrazione stormiscono e scompensano il pensiero. La pelle è educazione sentimentale ogni parola un branco che preme i pori e ne fa porte sul cielo vuoto dell’interno, dove soffia la memoria l’aria del tempo. Per primo viene il tatto quando mettiamo una parola al mondo. Invecchiando la pelle diventa più sottile perché aumenta il desiderio di mistero, diminuisce la paura di attacco. È nuda su questa terra, si sbriciola nel passaggio. In lei la vita umana si consuma e poi si spegne o forse vola fuori di lei, la lascia. Chandra Livia Candiani Tratto da La domanda della sete 2016-2020 (Einaudi, 2020) Ho visto pelli farsi barriera contro le scorie d'un mondo asmatico. Altre assorbivano il soffio d'u...

(Redazione) - Dissolvenze - 10 - Di sale e di neve

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di Arianna Bonino Boris Ryžhy è la sua faccia. Boris Ryžhy è la sua cicatrice. Non so da dove arrivi quel segno, ma gli dona una bellezza particolare, marchiando di dolore la chiarezza del volto. Non posso immaginarlo senza. Forse uno scontro con qualche sbandato; ce ne sono molti nell’adolescenza di Boris e forse non c’è quasi altro genere di frequentazioni nella sua prima giovinezza. Oppure un segno permanente di un incontro di boxe, disciplina in cui si distingueva e dietro la quale si nascondeva il poeta Boris. Una crepa su una maschera di porcellana, una fenditura asciutta, magari prodotta da qualcosa di tagliente che spinge da dentro e che, un giorno - venerdì 11 maggio 2001- esplode. Boris Ryžhy nasce a Chelyabinsk nel settembre del 1974, suo padre è un ingegnere minerario. La famiglia si trasferisce presto a Sverdlosk, dove Boris spenderà la sua esistenza. Muore ad Ekaterinburg nel 2001, nel nord della Russia. È lo stesso posto, ma il nome nel frattempo è cambiato. Il suo trans...

Dialoghi poetici coi Maestri - 38. Mariangela Gualtieri

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Adesso fa notte – fa preghiera Apre le serrature del silenzio fa apparire la mappa siderale e ci inginocchia per quello spazio immenso fra qui e l'orlo del cominciamento quando le spine dorsali stanno tutte tese (Mariangela Gualtieri - da “Senza polvere, senza peso”, Einaudi editore) Un vento - un vento divino, planava sulle acque, prima dell'inizio degli inizi. Svolazzava con ali di farfalla su caos e abisso. Fu - dicono - un urlo a strappare i lembi del nulla e a riempire di luce, - una luce divina - ogni possibile esistenza. La notte mi guardo il palmo della mano. Non c'è olio sacro tra i suoi solchi, ma so di poter trovar rifugio nello spazio vuoto tra le lettere. (Sergio Daniele Donati - inedito 2022)

(Redazione) - Dissolvenze - 05 Chiudi gli occhi e apri la bocca (su Henry Hargreaves)

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  di Arianna Bonino A volte si fa per scherzare, s’immaginano cose, si gioca. Quando ero piccola – e lo sono stata in compagnia di un fratello gemello e di uno più grande di solo un anno e mezzo – durante i viaggi in macchina, con noi tre stipati sul sedile posteriore di una Ford Escort carta da zucchero, pronti a generare liti furiose e a darcele a sangue come solo i bambini e gli animali sanno fare, mia madre cercava di differire il climax della violenza fratricida proponendoci giochi che non potevano essere altro che competizioni, il che pertanto se da un lato ci distraeva momentaneamente dall’ammazzarci, dall’altro alimentava l’odio reciproco e predisponeva ad un escalation furiosa, che puntualmente sfociava in pianti lacrime, graffi e sberle poco fraterne e nella consueta sosta in autogrill per separarci l’uno dall’altra, farci lavare il viso paonazzo dalle lacrime e fare pipì, già che c’eravamo.  Quelli che proponeva mia madre erano giochi di parole e d’immaginazione: “t...

Dialoghi poetici coi Maestri .28 - Georg Trakl

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Georg Trakl - foto di repertorio Di notte L'azzurro dei miei occhi si è spento in questa notte. L'oro rosso del mio cuore. Oh come quieta ardeva la luce. Il tuo manto azzurro avvolse chi affondava; La tua bocca rossa suggellò l'ottenebrarsi dell'amico. (Da Sebastian im Traum - in Georg Trakl «Poesie», a cura di  Ida Porena, Einaudi Editore 1979 - seconda edizione) ____ Azzurro Azzurro - addio di falena, canto sussurrato al lume; Bianco - dito rugoso puntato  su stelle indifferenti. Rosso - passo nudo e felino su sabbie fini.  ( Sergio Daniele Donati - inedito 2021)

(Redazione) Letti da Francesca - 02 - Nicoletta Verna, Il valore affettivo (Einaudi Editore - marzo 2021)

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di  Francesca Piovesan Nicoletta Verna, Il valore affettivo - Einaudi Editore Il valore affettivo è una qualità delle cose. Qualità che impariamo dall’infanzia, che comprendiamo una volta adulti. Il valore affettivo, per Bianca, la protagonista che ha fatto otte nere all’autrice una menzione speciale della Giuria al Premio Calvino 2020 , è una bambola:   Barbie, magia nei Capelli.   Capelli che sono lisci, e grazie a una polverina diventano ricci; capelli ricci che l’acqua riporta lisci. Barbie magia nei capelli è la congiunzione fra chi è ancora pressato a terra dalla forza di gravità, e chi non c’è più a calpestare la terra: Stella, una sorella adolescente, morta in circostanze chiare ma non troppo.  Ed è proprio quel troppo a infarcire il romanzo, a far chiedere al lettore chi, come, perché, caso o volontà? Stella, simbolo di giovinezza, di femminilità acerba, di corpo che si affaccia al mondo, allo sguardo degli altri. Stella, simbolo di dolcezza, di intelligenza...